
«Quanto accadrà in piazza San Pietro ha un precedente nel 1802, 221 anni fa: Pio VI, morto in esilio a Valence in Francia nel 1799 prigioniero di Napoleone, riceve funerali solenni tre anni dopo quando le sue spoglie vennero riportate a Roma». Lo scrive Andrea Tornielli, direttore editoriale dei media vaticani.
Il fuoco della Rivoluzione francese (1789-1799) e la tempesta di Napoleone Bonaparte (1769-1821) non risparmiano niente e nessuno. L’«empereur» avversa la fede cristiana, combatte la Chiesa, depreda gli Stati pontifici e sopprime gli Ordini religiosi per incamerarne i beni, perseguita duramente Pio VI (1775-1799) e Pio VII (1800-1823), gli ultimi due Papi che assaggiano la galera. In quei decenni burrascosi anche per la diocesi di Torino – governata dagli arcivescovi Carlo Luigi Buronzo del Signore (1797-1805) e Giacinto della Torre (1805-1814) – Pio VII vede la Sindone due volte.
Giannangelo Braschi (1707-1799)-Pio VI (1775-1799) – Metà riformatore e metà mondano, esce da un difficile Conclave durato sette mesi. La Rivoluzione francese abolisce i privilegi ecclesiastici, sequestra i beni della Chiesa, decreta l’elezione di parroci e vescovi da parte del popolo, pone sull’altare di Nôtre-Dame la «dea ragione». Pio VI, nemico della Rivoluzione, risponde con un documento di condanna. Nella campagna d’Italia del febbraio 1798 Napoleone occupa Roma, annette lo Stato pontificio, arresta Pio VI e lo deporta in Francia. Passa per Siena, Briançon e Grenoble: febbricitante e paralizzato alle gambe, è trascinato in carrozza o in lettiga, non ha modo di entrare in contatto con la gente.
Passa per Torino. Scrive Giovanni Battista Semeria in «Storia della Chiesa metropolitana di Torino» del 1848: «Mentre conducevasi in Francia sotto scorta armata, passando intorno le mura di Torino il 24 aprile 1799, fu fatto pernottare nella Cittadella ove a stento poté entrare mons. Buronzo a prestargli ossequio e a piangere sulla sventura di lui e di tutta la Chiesa». Il vercellese Buronzo è a disagio per i continui e repentini cambiamenti politici. Don Giuseppe Tuninetti, storico della Chiesa subalpina, parla di «inadeguatezza all’incarico che gli regala il non invidiabile epiteto di “vescovo girella”. Ancorato all’ancien régime, si adeguò alla Repubblica». Il 18 febbraio 1799 fa eseguire una ricognizione sulla Sindone e, per evitare altri logoramenti, si stabilisce che verrà esposta solo per eventi straordinari. Pio VI muore stremato a Valence il 29 agosto 1799 mostrando un esemplare spirito di sacrificio. Per tre mesi la Sede Romana resta vacante. Quando i 34 cardinali, radunati dall’imperatore d’Austria, si riuniscono in Conclave il 1° dicembre 1799 a Venezia, nell’abbazia benedettina dell’Isola di San Giorgio – l’ultimo Conclave fuori Roma -, occorrono 104 giorni per eleggere il 14 marzo 1800 il nuovo Papa, un benedettino.
Barnaba Gregorio Chiaramonti (1742-1823)-Pio VII (1800-1823) – Mentre i Savoia dal 1798 sono in esilio in Sardegna, per la prima volta un Papa venera la Sindone. Pio VII nel 1804 è costretto ad andare da Roma a Parigi per incoronare Napoleone imperatore a Nôtre-Dame il 2 dicembre 1804: «Dio me l’ha data (la corona), guai a chi me la tocca». Il 12 novembre è a Torino, ospite a Palazzo reale del governatore francese, generale Jacques François de Menou, e il 13 «il Santo Padre si cavò il berrettino e baciò la Sindone con inesprimibile devozione», insieme a sette cardinali, otto vescovi, tra cui Buronzo. Dopo l’incoronazione, solo il 4 aprile 1805 il Papa può lasciare la capitale francese. Napoleone – diretto a Milano per essere incoronato re d’Italia con la «Corona ferrea» – il 5-16 maggio 1805 è ospite alla Palazzina di caccia di Stupinigi e vi incontra il Papa, poi ha un burrascoso colloquio con l’arcivescovo Buronzo che accusa di troppa devozione al re sabaudo esule e lo costringe alle dimissioni l’11 giugno. Buronzo torna a Vercelli e l’imperatore impone l’agostiniano Giacinto della Torre, vescovo di Acqui, servile esecutore della politica napoleonica.
Altre persecuzioni attendono Papa Chiaramonti. Il 21 gennaio 1808 Bonaparte occupa Roma e lo Stato pontificio. Pio VII lo scomunica e si barrica nel Quirinale, allora sede dei Papi, e nella notte del 5-6 luglio 1809 è arrestato. Inizia una nuova e dolorosa peregrinazione: Firenze, Pisa, Genova, Savona, Alessandria, Rivoli, Valle Susa, Grenoble, di nuovo Savona. Il 9 giugno 1812 è prelevato da Savona e, attraverso il Piccolo San Bernardo, dopo un viaggio estenuante arriva a Fontainebleau dove il 25 gennaio 1813, in un Concordato estorto, fa ampie concessioni a Napoleone ma, appena libero, le ritratta. L’infame trattamento cessa con la sconfitta di Napoleone a Lipsia (16-19 ottobre 1813). Dopo cinque anni di prigionia, Pio VII il 19 marzo 1814 lascia Savona e attraverso Acqui, Alessandria, Bologna, Loreto, rientra a Roma il 24 maggio 1814, data che solennizza con la festa di «Maria auxilium christianorum», l’Ausiliatrice, la Madonna di don Bosco.
Il calvario di Pio VII non è finito. Durante i «cento giorni» della fuga di Napoleone dall’Elba, il cognato generale Gioachino Murat usurpa gli Stati pontifici e costringe il Papa a lasciare Roma. Approdato a Genova, Pio VII cede alle pressioni del re sabaudo Vittorio Emanuele I, rimesso sul trono, e il 19 maggio 1815 è suo ospite a Palazzo reale. Il 21 il Papa celebra Messa nella Cappella della Sindone, poi dalle logge di Palazzo Madama mostra la reliquia insieme al re, ai cardinali e ai vescovi: «La folla la venera al rimbombo del cannone e al suono di tutte le campane». Tra i vescovi manca il titolare di Torino che resta vacante quattro anni (1814-1818). Tre mesi dopo sulle verdi colline di Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815 nasce Giovanni Bosco.
Carattere mite ma deciso, Pio VII è roccioso nella difesa della Chiesa. La resistenza al «fiero còrso» accresce la sua autorità morale e il suo astuto segretario di Stato Ercole Consalvi ottiene dal Congresso di Vienna (1814-1815) la restituzione di gran parte dello Stato. La stella di Napoleone tramonta definitivamente il 18 giugno 1815 con la sconfitta a Waterloo in Belgio e con l’esilio nella sperduta isola atlantica di Sant’Elena dove muore il 5 maggio 1821. Con una bolla il 17 luglio 1817 Pio VII istituisce la nuova diocesi di Cuneo e le diocesi subalpine assumono i confini che sostanzialmente non mutano da oltre due secoli: Torino lascia a Cuneo la Valle della Stura di Demonte e riceve alcune parrocchie da Ivrea e da Asti.
Un Papa che celebra i funerali del suo predecessore è un fatto inedito e ha un precedente oltre due secoli fa. Nel febbraio 1802 Pio VII celebra in San Pietro i funerali di Pio VI dopo la morte e le esequie di questi a Valence. Pio VII, eletto a Venezia il 14 marzo 1800, vuole a Roma le spoglie del predecessore: sono riesumate nel dicembre 1801 e viaggiano da Valence a Marsiglia e da qui in nave a Genova. Sbarcata in Italia, la salma inizia – raccontano le cronache – un pellegrinaggio trionfale, con esequie celebrate a ogni tappa. Il 17 febbraio 1802 «il magnifico ingresso trionfale a Roma», con i cardinali che attendono a Ponte Milvio. Aggiunge Tornielli: «I resti di Pio VI non ebbero pace: il cuore e i “precordi” – antica denominazione per gli organi e le formazioni anatomiche della cavità toracica che circondano il cuore, ritenuti sede degli affetti, dei sentimenti, della sensibilità – furono riportati a Valence, su richiesta del governo di Parigi, con un lungo viaggio con varie tappe in Francia nel 1802. Ma nel 1811 il cuore fu nuovamente riportato a Roma».