«Remember me». «Ricordati di me». Sono le parole tratte dal Vangelo di Luca 23,42 risuonate nel cuore degli oltre 500 giovani che la sera di sabato 19 novembre si sono ritrovati in Cattedrale per la Lectio Divina guidata dall’Arcivescovo mons. Roberto Repole in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù che quest’anno è stata celebrata nelle singole diocesi del mondo nella Solennità di Cristo Re.
Il Duomo era gremito dai ragazzi che prima della Lectio hanno colorato il cortile della Facoltà Teologica in XX Settembre per un apericena e un momento di festa in musica in vista della prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona dal 1° al 6 agosto. Si è unito a loro anche l’Arcivescovo che ha incontrato i diversi gruppi di giovani provenienti da parrocchie, oratori, associazioni e movimenti della diocesi.
All’inizio della preghiera, animata dal Sermig con il coro, alcuni giovani hanno portato in processione la grande croce della Gmg che fu utilizzata nel 2015 per la visita di Papa Francesco a Torino: «questa sera siamo in comunione con il Papa», ha sottolineato don Luca Ramello, direttore dell’Ufficio di Pastorale giovanile, «che è vicino a noi, è ad Asti dove celebra la Gmg, ma questa è anche la prima Gmg con il nostro Arcivescovo mons. Repole che ci convoca per offrirci la parola del Vangelo».
Commentando il brano di Vangelo del Buon ladrone l’Arcivescovo ha offerto ai giovani un’espressione che Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, diceva contemplando Gesù sulla croce: «Gesù è la pupilla dell’occhio del Padre», «cioè è l’occhio attraverso cui Dio Padre guarda agli uomini, a noi, a me», ha sottolineato mons. Repole, «è con uno sguardo di amore, che arriva persino a perdonare ciò che noi troviamo imperdonabile e inammissibile, è con uno sguardo che accoglie anche ciò che noi troviamo inaccettabile, è con uno sguardo che si dirige ad ogni uomo – comunque si trovi, qualunque sciocchezza abbia potuto commettere – che Dio ci guarda. È così che questa sera, adesso, Dio Padre guarda anche me, anche noi».
Mons. Repole ha quindi invitato i giovani a meditare: «qualche volta, o anche spesso», ha evidenziato, «potremmo pensare che per essere apprezzati e amati non si devono vedere i nostri limiti, i nostri difetti, il fatto che non siamo così bravi, simpatici o di successo come gli altri si immaginano o desiderano. In fondo, la cultura in cui siamo immersi ci presenta come modelli persone all’apparenza perfette, belle, ricche, riuscite nella loro professione, di successo… Si potrebbe dire che il prezzo che paghiamo per poter sentire un po’ di apprezzamento e un po’ di amore è quello di una certa menzogna, che consiste spesso nel non fare vedere agli altri quella parte di noi che ci sembra meno limpida e amabile. Ciò che questa sera possiamo riconoscere come una benedizione è che ci sentiremo davvero apprezzati e amati solo quando avremo la possibilità di presentarci senza maschere, per quello che davvero siamo, senza avere più paura di noi stessi. Perché finché non ci troveremo davanti a qualcuno che ci può dire ‘Ti voglio bene’ o ‘Ti amo’ conoscendo anche la parte tenebrosa di noi, anche quegli aspetti che vorremmo tenere nascosti, non faremo mai l’esperienza autentica dell’amore».
Infine l’invito a far scendere nel cuore la preghiera del buon ladrone e la commovente risposta di Gesù: «Quell’uomo, alla fine della vita, chiede un’unica cosa: ‘Ricordati di me’. ‘Remember me’. Noi abbiamo bisogno di essere riconosciuti e anche ricordati. Noi ci sentiamo più vivi quando sappiamo che c’è qualcuno che si ricorda di noi e che, letteralmente, ci porta nel cuore, ci mette nel suo cuore. Ma questo desiderio non si realizza mai fino in fondo, è inesauribile. Tutto cambia quando sono assicurato che a ricordarsi di me è Gesù, Colui che non domina, Colui che è Re sconfiggendo dall’interno la morte. Perché essere ricordato da Gesù significa molto semplicemente essere con Lui: sempre, in ogni istante, in qualunque posto, anche il più sperduto, di questa nostra Terra».