Durissimo attacco del Governo alla stampa cattolica

Violenza di toni senza precedenti nell’attacco di Salvini al quotidiano della Chiesa italiana “Avvenire”. La libera informazione fa paura, meglio censurare chi contesta le politiche di segregazione razziale. Il premier Conte respinge l’appello dei settimanali cattolici Fisc sui contributi alle testate non-profit. L’appello del deputato Stefano Lepri in Parlamento

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Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, ha firmato il 21 dicembre un editoriale molto allarmato rispetto all’aggressione verbale del ministro degli Interni Matteo Salvini, secondo il quale il quotidiano dei Vescovi, attraverso i contributi pubblici, ruba denaro ai poveri. Avvenire è l’unico quotidiano nazionale che da mesi sta vedendo aumentare il numero di lettori; è anche una delle poche testate tenacemente fedele alla linea della verità sugli attacchi del Governo all’Unione Europee, sulla fragilità delle politiche economiche e sui disumani effetti dei provvedimenti intavolati dall’esecutivo giallo-verde in tema di migrazioni, provvedimenti segreganti. Per questo Avvenire sta finendo nel mirino del Governo, con toni che vanno crescendo da settimane. Nella storia della Repubblica non si era mai assistito ad aggressioni così violente ed esplicite.
Tutta la stampa cattolica è ormai chiaramente sotto attacco. Il pretesto formale: mettere ordine nei conti dello Stato risparmiando sui sussidi all’editoria. Avvenire potrebbe perdere la sua parte di contributi (5,5 milioni di euro l’anno, equivalenti a un beneficio fiscale del 6% sul prezzo di copertina), ma Tarquinio non accetta il sotterfugio e denuncia: «C’è qualche politico che ieri come oggi non sopporta che ci sia una libera stampa in questo Paese. Non c’è il problema di un Avvenire beneficiato, c’è per qualcuno il problema di un Avvenire scomodo. Comunque, un ministro dell’Interno così sollecito nei confronti delle persone in disagio economico potrebbe magari dare il buon esempio cominciando con la restituzione immediata dei 49 milioni di euro che la Lega deve allo Stato e che non si sa dove siano finiti».
«Con rammarico – si legge sempre oggi in una nota diffusa dalla federazione dei settimanali cattolici Fisc – dobbiamo constatare che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha ritenuto di prendere in considerazione il nostro appello a un ripensamento sui tagli indiscriminati al Fondo per il Pluralismo e l’innovazione tecnologica». A inizio dicembre la Fisc aveva chiesto a Conte di fermare il programma di «tagli indiscriminati di risorse del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione dell’informazione, tagli che avranno effetto dal 2019 con ripercussioni pesantissime su diversi giornali cooperativi e delle altre realtà no profit, e su tutto l’indotto».
Dal premier nessuna risposta. E’ arcinoto che il Movimento Cinque Stelle – controllato dalla società editoriale Casaleggio&Associati – propugna da sempre la cancellazione del sostegno pubblico all’editoria. Se verranno meno i sussidi molte testate libere, prive di azionisti finanziatori, moriranno. Fatta eccezione per alcune situazioni fortunate (come quella del nostro settimanale cattolico torinese «La Voce e Il Tempo», che trae poca energia dai fondi pubblici) resteranno in vita solo le testate legate ai grandi gruppi finanziari e politici. Sarà un passo auspicabile per la democrazia? Naturalmente no. Si spegneranno le voci alternative o di dissenso.
La Fisc ritiene «che il Governo e lo Stato debbano essere parte attiva e vigile per la promozione e la tutela del fondamentale diritto ad un informazione plurale, in coerenza con l’art.21 della Costituzione, e non mortificare il pluralismo con tagli pesanti e repentini». Torna a chiedere «un Tavolo di confronto con tutte le categorie impegnate nella filiera editoriale dell’informazione per ricercare, a partire dalla Legislazione attuale, ogni possibile miglioramento sul terreno del rigore, della trasparenza e dell’innovazione».

10 COMMENTI

  1. Avvenire prende più di cinque milioni all’anno di contributi pubblici.
    CINQUE MILIONI
    Scriverei anche questo nell’articolo, almeno il lettore può farsi un’idea delle cifre folli che sono destinate a quel giornale, per non parlare di alcuni contenuti palesemente falsi, come qualche intervista a Folloni.

    • Lo legga l’articolo, prima di parlare a vanvera. Vi è scritto chiaramente che Avvenire percepisce un contributo di 5,5 milioni annui. Sui “contenuti palesemente falsi” Le chiedo: Lei chi è per pronunciare un’affermazione così spericolata e ridicola?

    • Gentile signor Pasquale, abbiamo integrato l’articolo come lei correttamente suggerisce. Ci risulta che Avvenire percepisca un contributo statale di 5,5 milioni di euro, equivalenti – sulla base della tiratura – a un beneficio fiscale del 6% sul prezzo di copertina. È giusto precisarlo, senza che questo sposti di una virgola le ragioni profonde del sostegno pubblico all’editoria. Resta la gravità delle affermazioni del ministro Salvini.

  2. Caro Pasquale non so quanti anni tu abbia ma vicino a te ci sarà qualcuno che ricorda le elezioni del 1948. Grazie anche a giornali come quelli che tu disprezzi riuscimmo a evitare la dittatura comunista. E ora gente come te vorrebbe farci arrivare alla dittatura fascista ? Sei fuori strada Pasquale.

  3. lA COSA GIUSTA SARWEBBE XCHE I GIORNLI VIVESSERO DI VITA AUTONOMA E A SPESE DEI LETTORI, SENZA INTERVENTO DELLO sTATO. SE NON RIESCONO A VIVERE DI SE STESSI SONO SOLO INUTILI! POICHE’ VUOL DIRE CHE NON SONO CAPACI DI ACCONTENTARE I LETTORI. LO STATO, PER UNA QUESTIONE ANCHE ETICA, NON DOVREBBE AVERE ALCUNA INGERENZA E COSI’ VERREBBE ANCHE ASSIXCURATA LA LIBEERTA’ DI ESPRESSIONE IN QUANTO E’ OVVIO CHE SE LO STATO INTERVIENE ECONOMICAM,ENTE NELLA LORO GESTIONE XCIO’ FAVORISCE LA PARTE DOMINANTE MENTRE SE SONO AUTONOMI ESISTE LA VERA LIBERTA’ SENZA COINDIZIONAMENTI DI PARTE.O, QUANTOMENO, SI FARANNO PORTAVOCI DI QUELLA PARTE POLITICA ED ECONOMICA CHE LI SOVVENZIONA SENZA CHE IL LORO COSTO VENGA A GRAVARE SULLE SPALLE DI CHI NON HA ALCUN INTERESSE A FARLI VIVERE.

    • Cortese signor Gentile, il suo punto di vista é astrattamente legittimo ma la esortiamo a considerare la realtà di fatto: in assenza di un minimo di contribuzione pubblica potrà circolare solo l’informazione finanziata dai grandi gruppi di potere, gli stessi che esprimono i governi. Non si illuda: quello che i lettori pagano con l’acquisto dei giornali non è in grado di sostenere i costi impegnativi dell’editoria. Se sparirà un minimo di contribuzione pubblica nonsarà un passo avanti per la democrazia: ascolteremo solo più notizie e opinioni di consenso. Forse ora è difficile comprenderlo, ce ne renderemo conto domani, ma sarà tardi. Lei sa quando e perchè nacque il sistema del sostegno pubblico? Accadde dopo la guerra, dopo la fine della dittatura, perché il passato non potesse più tornare. Deve fare riflettere

      • ANCHE L’AVVENIRE E’ UN QUOTIDIANO CHE FA CAPO AD UN GRUPPO DI POTERE, QUINDI E’ BENE CHE DA ESSO OLTRE CHE DAI SUOI LETTORI, VENGA SOVVENZIONATO.

      • La CEI mi risulta che incassi oltre mille milioni di euro dal famoso 8 per 1000.
        È così disdicevole pensare che possa dedicarne una parte al proprio giornale?
        Un giornale che sovente fa politica e che ogni tanto dimentica di essere cattolico?
        Rimarranno solo i gruppi editoriali legati a poteri economici forti?
        Boh, forse sì e forse no, visto che ci sono esempi anche contrari.
        Molto dipende dal contenuto di ciò che si pubblica … e qui i direttori dovrebbero maggiormente interrogarsi.
        In ultimo aggiungo una personale considerazione: un giornale è un’impresa economica come tutte le altre; per rimanere in attività deve avere i conti in ordine e camminare con le proprie gambe, senza aiuti statali. Auguri.

  4. Concordo sulla necessità di un pluralismo nell’informazione e che, senza sostegno statale, muoiono quasi tutti i giornali non finanziati dai grandi gruppi di potere.
    Astrattamente.
    Nel caso di specie, però, per quanto concerne Avvenire, purtroppo da un pò di tempo a questa parte sembra di leggere le stesse cose che si leggoni su Repubblica, Corsera et alia.
    Già dimenticavo … la liason con Scalfari.
    Cioè: o Avvenire è pagata anch’essa dai medesimi finanziatori, o semplicemente non è più capace di essere espressione di una visione altra ed Alta.
    Della serie:”non mi perdo nulla senza di loro. Sono consustanziali alle élite finanziarie”.
    Se poi ci spiegheranno, i giornali cattolici, il senso delle email di Podestà emersi nel DCleacks (segretario della Clinton) dell’entente cordiale in funzione non solo anti Trump ma soprattutto di silenziamento su certi temi legati alla Vita (aborto et alia) per dedicarsi a temi neutri (dall’inquinamento alle migrazioni) e degli appoggi Sorosiani alla Chiesa…. allora potremo cercare, prima, di capire oggi la Chiesa espressa dal giornale dei Vescovi italiani da che parte sta; secondo, se invece di fare politica di parte, non abbia a cuore di dedicarsi a prospettare una visione foriera … di Verità.
    Se a Cristo Verità ancora crede.
    Oggi non è certamente più così.
    O almeno così appare.
    Per cui…non ci perderemo nulla.

    • Gentile “Profiteor”,
      fra i grandi quotidiani italiani le risulta che ne esistano altri come Avvenire, in prima linea nella battaglia contro il suicidio assistito e l’eutanasia, contro l’aborto, per la difesa esplicita dei malati e degli anziani, dei poveri, delle vittime delle guerre? quale altro giornale? conosce altri quotidiani con pagine e pagine dedicate alla vita della Chiesa, all’annuncio drl Vangelo, all’insegnamento dei Vescovi? ci spiega insomma con chi se la sta prendendo? non sarà per caso lei a fare politica?

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