È santo il cardinale inglese Henry Newman

Piazza San Pietro – Papa Francesco il 13 ottobre, durante il Sinodo per l’Amazzonia, ha proclamato cinque nuovi santi tra cui il cardinale inglese John Henry Newman (1801-1890), che si convertì dall’anglicanesimo al cattolicesimo, e l’italiana Giuseppina Vannini (1859-1911), fondatrice delle Figlie di San Camillo

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foto Vatican news

Papa Francesco, il 13 ottobre 2019 durante il Sinodo per l’Amazzonia, proclama cinque nuovi santi: il cardinale inglese John Henry Newman (1801-1890); l’italiana Giuseppina (Giuditta Adelaide) Vannini (1859-1911), fondatrice delle Figlie di San Camillo; l’indiana Maria Teresa Chiramel Mankidiyan (1876-1926), fondatrice delle Suore della Sacra Famiglia; la brasiliana Maria Rita Lopes Pontes de Sousa Brito (1914-1992) delle Missionarie dell’Immacolata Concezione; la francese Margherita Bays (1815-1879), terziaria francescana.

«Il padre assente del Vaticano II». Sebbene John Henry Newman venga più volte citato dai «padri» in San Pietro, nei documenti del Concilio Vaticano II (1962-65) non si trovano riferimenti alle sue opere. Dopo il Vaticano I (1869 -70) predice un altro Concilio per bilanciare il primato papale e l’infallibilità pontificia, voluta da Pio IX nonostante la contrarietà di parecchi vescovi. Anticipa molti temi conciliari e tra i molti teologi influenzati c’è Joseph Ratzinger.

John Henry nasce a Londra il 22 febbraio 1801. Il padre è un banchiere dalla religiosità molto incerta, la madre discende dagli ugonotti francesi. Alto e magro, intelligentissimo, a 10 anni si sente chiamato a «servire la gloria di Dio»; a 15 incontra Dio «non come una nozione ma come una persona che mi disse “Tu”»; a 21 entra all’Università di Oxford; a 24 è ordinato prete anglicano e diventa «tutor, professore assistente»; a 27 è «vicar, parroco» di Santa Maria di Oxford, conserva la docenza e pubblica opere di patrologia e di storia della Chiesa. Uno dei cervelli più acuti della Gran Bretagna, incanta il popolo con le prediche, affascina i giovani con le lezioni. Uomo appassionato e schietto, il denaro e il prestigio lo lasciano insensibile; gli interessa solo la ricerca della verità.

Nel luglio 1833 a A Roma avverte il lacerante contrasto: l’avversione al Papa e il fascino della roccia su cui poggia la Chiesa. Incontra il sacerdote Nicola Wiseman, rettore del Collegio inglese, impegnato a ridare dignità ai cattolici inglesi da secoli reietti, che diventerà cardinale arcivescovo di Westminster. In Sicilia Newman  si ammala gravemente ma è sicuro: «Non morirò perché ho un lavoro da compiere». Guarisce e prega: «O Dio, luce gentile, nera è la notte, lontana la casa: tra le tenebre guidami tu. Amavo scegliere la mia strada ma ora guidami tu». Rientrato a Oxford, con un gruppo di anglicani tratta problemi spinosi: la natura della Chiesa, il rapporto con la Tradizione, l’autorità. I «churchmen, capi» anglicani votano un atto di biasimo contro i ribelli. Ma i «papisti» non si arrendono. Attorno all’emaciato intellettuale si riunisce la migliore gioventù e ai piedi del suo pulpito si accalcano i fedeli: il 24 settembre 1843 vi sale per l’ultima volta e rivolge i rimproveri più dolorosi alla Chiesa anglicana. Il suo è un pellegrinaggio verso la verità: comprende che la Chiesa di Roma è la vera custode degli insegnamenti di Gesù Cristo.

L’8 ottobre 1845 pronuncia l’abiura e diventa cattolico: «Per me è come entrare in un porto dopo un viaggio burrascoso». William Ewart Gladstone, primo ministro, commenta: «Mai la Chiesa romana, dopo la riforma, ha riportato una vittoria più grande». In un anno oltre 300 intellettuali, professori e teologi si convertono. La Chiesa anglicana cerca un uomo che confuti Newman e il suo «Saggio sullo sviluppo del dogma». Lo trova in Henry Manning ma, partito per confutare, il 6 aprile 1851 diventa cattolico e poi sacerdote, vescovo e cardinale. Newman a Roma completa gli studi teologici e il 26 maggio 1847 è ordinato sacerdote. Tornato in patria, vive la stagione più bella perché è sicuro di aver raggiunto la verità, di essere in comunione con Cristo, la Chiesa e il Papa. Entra nell’Oratorio di San Filippo Neri e fonda istituti a Maryvale, Birmingham, Londra, Edgbaston. Pone mano a grandi opere: la fondazione dell’Università a Dublino, la traduzione della Bibbia in inglese, l’istituzione di un Oratorio a Oxford per gli universitari. Nel 857 sulla rivista «The Rambler», da lui fondata e diretta, rivendica la libertà e il diritto dei laici a decidere in un ambito di loro competenza come la scuola. A chi dice che i laici devono eseguire in totale obbedienza le direttive della gerarchia, replica che i laici sono stati consultati sul dogma dell’Immacolata Concezione, proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854: a maggior ragione e con pieno diritto possono occuparsi della scuola.

Difende la verità; favorisce il dialogo tra ragione e fede e tra secolarità e religione; scrive numerosi e poderosi volumi. Come «Apologia pro vita sua»: «Nella Chiesa cattolica riconobbi una realtà nuovissima per me. Sentii che non ero io a costruirmi una Chiesa con lo sforzo del mio pensiero. Il mio spirito allora si quietò. Contemplavo la Chiesa come un fatto obiettivo, di incontrovertibile evidenza». Nel 1879 Leone XIII lo crea cardinale ed egli commenta: «Le nubi sono cadute per sempre». Vive ancora undici anni nel romitaggio di Birmingham in due stanze piene di libri pregando, insegnando, scrivendo, guidando le anime alla verità. L’11 agosto 1890 va incontro a Dio «luce gentile». Sulla tomba vuole l’epitaffio «Ex umbris et imaginibus in veritatem. Dalle ombre e dalle figure alla verità». Joseph Ratzinger ha un debito di riconoscenza verso Newman. Il giovane teologo tedesco trovò in lui alcuni cardini del suo insegnamento: contrapposizione al relativismo e al secolarismo, coscienza come fondamento dell’autorità politica e religiosa. Nel viaggio in Gran Bretagna (16-19 settembre 2010) Benedetto XVI lo beatifica, tende la mano «in amicizia» al popolo inglese, rinnova l’appello al dialogo ecumenico e interreligioso: «Ha sempre seguito la propria coscienza e ha ricercato con insistenza l’unità nella fede tra anglicani e cattolici».

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