Embraco tradita e abbandonata

L’angoscia di 400 lavoratori – L’ex fabbrica Embraco a Riva di Chieri non ha mai visto il rilancio promesso dalla nuova proprietà Ventures. La magistratura indaga sulla vicenda, l’Arcivescovo Nosiglia denuncia la drammatica deriva delle aziende che sacrificano i lavoratori e le loro famiglie alla logica del massimo profitto

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Non ci sono innocenti in questa vicenda. La nostra colpa? Aver creduto alle rassicurazioni delle istituzioni. Non avete più nessuna credibilità».

I 407 lavoratori dell’ex Embraco, martedì in piazza Castello a dimostrare sotto la Prefettura, mostrano un cartello che riassume la loro drammatica situazione. Una vicenda iniziata nel luglio 2018, quando la multinazionale Whirlpool ha chiuso il polo rivese dove produceva compressori. Oggi la Procura torinese indaga per bancarotta distrattiva la Ventures, l’azienda che avrebbe dovuto reindustrializzare il sito e sul cui capo pende una richiesta di fallimento.

L’Arcivescovo Nosiglia ai cancelli dell’Ex Embraco con i lavoratori e il sindaco di Riva presso Chieri il 3 dicembre

Una vicenda seguita da vicino sin dall’inizio dalla Chiesa locale che, negli ultimi mesi, ha anche organizzato raccolte di cibo e altri aiuti per le famiglie dei lavoratori in maggiore difficoltà. Più volte l’Arcivescovo Cesare Nosiglia s’è confrontato con gli addetti Embraco, e a più riprese ha dato voce alle loro richieste. Lo ha fatto ancora di recente in occasione della festa della Consolata, ribadendo un tema fondamentale: «Non si può gestire l’economia avendo il profitto come unico obiettivo, considerando i lavoratori come pura manovalanza, priva di dignità».

I lavoratori Embraco hanno tutti i diritti di essere preoccupati. Dopo due anni dall’uscita di scena di Whirlpool dagli immensi stabilimenti di Riva non è uscita nemmeno una vite. Le squadre di lavoro che sono entrate in fabbrica hanno tinteggiato le pareti, spazzato i pavimenti. Ma la produzione non è mai stata avviata perché mai sono arrivati i macchinari e le materie prime necessarie. Una produzione, quella ipotizzata da Ventures, che in molti avevano giudicato bizzarra, perché mirata a prodotti slegati tra loro: robot per pulire pannelli fotovoltaici, distributori d’acqua, biciclette elettriche e mattoncini giocattolo di tipo «intelligente».

«L’indagine giudiziaria che coinvolge i vertici di Ventures è un duro colpo alla credibilità delle istituzioni e della politica» afferma il sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero, con altri amministratori del Chierese a fianco dei lavoratori in piazza Castello «Il ministero dello Sviluppo economico (Mise) e Invitalia avevano avallato l’accordo tra Whirpool e Ventures, e ritenevo fosse opportuna un’apertura di credito nei confronti di chi prometteva una nuova vita per lo stabilimento di Riva di Chieri. Se le accuse di bancarotta, le fatture false e i flussi di denaro finiti nei conti personali troveranno conferma, allora vuol dire che gli allarmi lanciati dai lavoratori mesi fa erano fondati e che nessuno ha vigilato. Né il Governo, né Invitalia».

Il Governo in primis deve assumersi le sue responsabilità: «E invece è da aprile che non abbiamo più contatti col Mise» denunciano i sindacati «C’era stata una videoconferenza a inizio mese, con l’impegno di risentirci una settimana dopo. Ma da allora non è successo più niente».

Ma il tempo continua a passare e, anche se la cassa integrazione è stata prorogata fino alla fine dell’anno, ora occorre qualcosa di concreto: «Chiediamo che gli ammortizzatori sociali vengano ulteriormente prolungati» domandano i sindacati «Vogliamo inoltre che partano politiche attive per il lavoro: corsi di formazione per rispondere a effettive offerte di lavoro».

Da un lato, infatti, i dipendenti stanno accettando l’idea di dividersi a gruppi pur di lavorare, anche in ambiti differenti da quello in cui sono specializzati. Dall’altro c’è la proposta di creare a Riva un polo italiano delle batterie elettriche, per evitare il monopolio cinese: un progetto che attira, ma richiede investimenti ingenti e non si può mettere in piedi dall’oggi al domani. Sullo sfondo rimane la proposta di Sicchiero per uno «spezzatino»: non un’unica azienda a Riva, ma tante piccole aziende per assorbire tutta la manodopera disponibile.

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