Entra in vigore la terza edizione del Messale

Cep – Nelle diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta la terza edizione del Messale Romano entra in vigore la prima domenica di Avvento, 29 novembre 2020: recitando il «Padre nostro», non diremo più «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione» e inseriremo un «anche»: «come anche noi li rimettiamo»

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Dalla prossima Pasqua (4 aprile 2021), recitando il «Padre nostro», non diremo più «e non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione»; inseriremo un «anche»: «come anche noi li rimettiamo»; nel «Gloria», al posto del classico «pace in terra agli uomini di buona volontà», diremo «pace in terra agli uomini, amati dal Signore». Queste sono le principali variazioni della Messa che riguardano il popolo e dovranno essere «imparate a memoria» da tutti. Ma ci sono anche altre modifiche nelle «Preghiere eucaristiche» pronunciate dal sacerdote. Oltre ai ritocchi e agli arricchimenti si propongono altri testi facoltativi di nuova composizione, più rispondenti al linguaggio e alle situazioni pastorali delle comunità e in gran parte già utilizzati dal 1983.

La prima cosa da ribadire è che non si tratta di un nuovo messale quindi di una nuova celebrazione dell’Eucarestia quanto piuttosto di una nuova edizione del Messale così come ci è stato offerto dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano secondo. Quindi l’impianto generale della Messa rimane invariato mentre fra le novità più rilevanti, si possono trovare una traduzione più fedele e migliorativa e testi nuovi sia tradotti dell’edizione tipica, sia pensati e composti in lingua italiana. Significativa è la novità introdotta nell’atto penitenziale all’inizio della celebrazione, dove con un linguaggio maggiormente inclusivo non ci si rivolge più a “voi fratelli”, ma a “voi fratelli e sorelle”; e questa attenzione si ripropone anche in altri parti del rito. La maggioranza dei cambiamenti si hanno nei testi che pronuncia il sacerdote mentre si è avuta una particolare attenzione a non mutare le risposte dei fedeli, se non in alcuni casi sporadici ma significativi. Infatti, oltre al linguaggio inclusivo dell’atto penitenziale, si è rivista la traduzione dell’inizio dell’inno del Gloria – per cui d’ora in avanti si pregherà o si canterà dicendo “e pace in terra agli uomini amati dal Signore”- e, cambiamento più significativo, del Padre nostro, la preghiera più cara alla cristianità: oltre a un “anche” che si aggiunge, il “non indurci in tentazione” d’ora in poi sarà “non abbandonarci alla tentazione” che meglio esprime il volto paterno di Dio a cui ci stiamo rivolgendo. È stata inoltre aggiornata la parte che riguarda la celebrazione della memoria dei Santi, introducendo quelli che sono stati recentemente inseriti nel calendario. È un libro rinnovato anche nella veste tipografica: nuovo il formato, nuova la rilegatura, nuovo il carattere e il tipo di carta. Nuove sono anche le immagini che corredano il testo perché in linea con una scelta che caratterizza i libri liturgici negli ultimi anni, si è scelto un artista contemporaneo, Mimmo Paladino autore italiano di fama internazionale.

TERZA EDIZIONE TIPICA DEL MESSALE IN ITALIANO – La prima copia del libro liturgico, frutto della nuova traduzione del messale romano di Paolo VI, promossa dai vescovi italiani, è consegnata a Papa Francesco il 28 agosto 2020 dal cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, accompagnato dal segretario generale, mons. Stefano Russo, vescovo di Fabriano; dal presidente della Commissione episcopale per la liturgia, mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, a lungo impegnato in questo complesso servizio; dal vecchio e dal nuovo direttore dell’Ufficio liturgico nazionale, don Franco Magnani, coordinatore di tutta l’opera, e don Mario Castellano; da suor Elena Massimi della sezione musicale dell’Ufficio liturgico; dall’artista Mimmo Paladino che ha realizzato le illustrazioni; dallo stampatore Maggioni. Francesco sottolinea l’importanza e la continuità del lavoro: «È la nuova forma di un’antica sostanza che affonda le radici nel Concilio Vaticano II, di cui continua l’applicazione».

SI PUÒ UTILIZZARE APPENA DISPONIBILE – Spiega il cardinale Bassetti: «Il messale non è soltanto uno strumento liturgico ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita. La riconsegna del messale è un’occasione preziosa di formazione per tutti i battezzati, invitati a riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio, fatto di gesti e parole, e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore». L’utilizzo del nuovo messale diventerà obbligatorio nella Pasqua 2021, ma può essere usato non appena il libro giungerà nelle comunità. Ciascun vescovo può stabilire da quando impiegarlo nella propria diocesi. Il volume è edito dalla Fondazione di religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena ed è distribuito dalla Libreria Editrice Vaticana a 110 euro. Il ritardo è dovuto anche al coronavirus.

UN LAVORO LUNGO PIÙ DI 17 ANNI – La prima «editio typica» latina, che recepisce la riforma liturgica del Vaticano II e della costituzione «Sacrosanctum Concilium», è del 1970 ed è tradotta in italiano nel 1973. La seconda edizione tipica è del 1975 con traduzione italiana nel 1983. La terza edizione tipica risale al 2002. Per avere la traduzione italiana ci sono voluti oltre 17 anni nei quali vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico e alla messa a punto della presentazione del messale. La nuova traduzione fu approvata dall’assemblea Cei nel novembre 2018 e il Papa autorizzò la promulgazione il 16 maggio 2019 dopo il passaggio al vaglio («confirmatio») della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti.

«NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE» – Papa Bergoglio sostiene a spada tratta la nuova traduzione del «Padre nostro». Anche i francesi «hanno cambiato il testo con la traduzione “Non lasciarmi cadere nella tentazione”. Sono io a cadere, non Lui che mi butta nella tentazione per vedere come sono caduto. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito. Quello che induce in tentazione è Satana». Inoltre, al posto di «Rimetti a noi i nostri debiti», bisognerebbe dire «Rimetti a noi le nostre colpe»; l’inizio dell’«Ave Maria» andrebbe cambiato da «Ave» (che è un saluto romano) a «Rallegrati, Maria», come dice l’angelo Gabriele nell’Annunciazione. La ragione dei «piedi di piombo» della Chiesa nel cambiare sta nel fatto che le preghiere «Padre nostro» e «Ave Maria» da secoli sono insegnate da nonne e mamme e per moltissimi adulti sono le uniche preghiere ripetute a memoria.

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