Enzo Bianchi, “sui veleni in Vaticano silenzio e preghiera”

Intervista – L’ex priore della comunità monastica di Bose, in occasione dell’incontro con i fratelli ortodossi sul tema “Discernimento e vita cristiana”, riflette sulla vicenda del dossier di Viganò, uscito in perfetta coincidenza con la festa mondiale delle famiglie

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Discernimento e vita cristiana, è difficile capire e scegliere con il nuovo allarme pedofilia che travaglia la Chiesa, lobby gay, denunce, dossier che vanno e vengono da un lato e dall’altro Papa Francesco che dice: «Silenzio e preghiera».

«È difficile, complesso, ma urgente e si impone. Bisogna avere la capacità di dare uno sguardo obiettivo ed una lettura realistica, si devono poi assumere delle scelte capaci di cambiare la situazione, decisioni conformi al Vangelo e alla volontà di Cristo, perché le cose mutino».  Così Enzo Bianchi mentre a Bose apre, in una giornata luminosa di sole e di calma, l’incontro d’ogni anno con i fratelli ortodossi. Il tema è: «Discernimento e vita cristiana», duecento persone che sono arrivate da tutto il mondo «per capire». Ci sono i preti e i vescovi dei patriarcati di Alessandria, Mosca, Ucraina, Serbia, Romania, Albania, America, Inghilterra; ci sono con il cardinal Severino Poletto vescovi di tutto il Piemonte. Insieme per capire.

Il Papa dice silenzio e preghiera contro chi cerca lo scandalo.

Lui ha detto che la grande forza del discernimento è sapere quando parlare e quando tacere nel momento giusto. E credo che in questo momento, non certo per sottrarsi alla verità che verrà a galla, ma per non alimentare un clima di rancore, sia la scelta giusta, non certo cercare la reciproca delegittimazione. Sì, nella Chiesa occorre assolutamente silenzio. Un silenzio sapiente che sa vedere anche il male, sa denunciarlo, sa resistervi, ma deve considerare anche il cammino della Chiesa nella quale c’è tanto bene, c’è tanta carità, c’è tanto servizio agli uomini che si trovano in una situazione di bisogno e di sofferenza. Silenzio.

Sì, ma tra chi crede c’è tanta confusione…

Sì, c’è, forse anche perché mancano voci che con chiarezza indichino al popolo cristiano una strada che non deve essere quella degli scandali, delle reciproche denunce o le enfatizzazioni che la società della comunicazione costruisce, ma sia la base del vero vissuto della Chiesa e cioè la vita di tanti veri cristiani che, ogni giorno, fanno e conducono una vera vita di santità, di sacrificio.

Ma perché questo vento di denunce?

Perché c’è nella società. E la Chiesa non è una società a parte. In questo momento nella nostra società (ma già da una decina d’anni) assistiamo alle varie manifestazioni di un grande rancore, forti risentimenti, respinte di rabbia, a volte anche invidia e lo sappiamo. Tutto questo avviene nella società, nella politica, purtroppo anche nella Chiesa. È la condizione umana che dobbiamo imparare ad interpretare e a superare.

Come uscirne?

Con un processo lungo di nuova educazione. Bisogna tornare alla serietà della parola quando, come si legge nel Vangelo, il nostro linguaggio sia «sì, sì, no, no». Bisogna che, tutti, evitiamo le calunnie, che recuperiamo il rispetto degli altri, dell’altro, magari anche diverso ma accolto nella sua diversità e legittimato come fratello. Se non recuperiamo questo concetto di fraternità non si fa che continuare questa guerra terribile che non potrà portare se non ad una brutta vita insieme.

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