L’oratorio estivo arriva anche al campo Rom di via Germagnano alla periferia nord di Torino: fra il degrado che nell’insediamento nomadi continua ad essere al limite della dignità umana gli animatori dell’oratorio San Pio X di Falchera con il parroco don Adelino Montanelli, in rete con l’Ufficio per la Pastorale dei Migranti, la Comunità Abramo e il Comune, tutti i mercoledì, parallelamente alle attività in parrocchia, regalano alcune ore di gioco ai bambini che vivono lì con il tipico stile dell’oratorio. Allo stesso modo la parrocchia Cafasso ha avviato un progetto di inclusione di bambini rom.
Sono solo due degli esempi di integrazione e accoglienza, forse i più forti, che gli oratori estivi incarnano: in queste settimane sono mobilitati in tutta la diocesi dove, soprattutto nei quartieri periferici torinesi e della prima cintura segnati dall’emergenza, diventano la «casa» per le famiglie del territorio. Alcuni centri si colorano con oltre trenta nazionalità, appartenenti a diverse religioni. La maggior parte delle estate ragazzi oratoriane conta il 25% di iscritti di origine straniera, in alcuni casi si supera ampiamente il 50%. Non si tratta solo delle ordinarie attività aggregative: gli oratori aprono anche alla sera e nei week-end coinvolgendo a tutto campo le famiglie del quartiere: numerosi i progetti che favoriscono l’inclusione degli stranieri, dei migranti, dei disabili, dei ragazzi svantaggiati.
Parella – Dodici nazionalità diverse hanno colorato l’oratorio estivo delle parrocchie Madonna della Divina Provvidenza e Santa Giovanna d’Arco che ha raccolto 150 iscritti del quartiere periferico. Il parroco delle due comunità, don Sergio Baravalle, ci presenta i numeri: 98 italiani, 21 romeni, 10 nigeriani, 8 peruviani, 4 beninesi, 3 brasiliani, altri provengono da Albania, Marocco, Sierra Leone, Vietnam, Moldavia e Spagna. Di questi la maggior parte non sono cattolici e numerosi i non battezzati. «I dati», spiega il parroco, «sono lo specchio della nostra società multietnica in cui siamo chiamati a vivere insieme. I ragazzi non sono numeri, ma per ben servirli i numeri possono servire: la giornata tipo del centro estivo, infatti, ci mostra bene qual è il segreto dell’integrazione. Si parte con i balli di gruppo che attraverso il linguaggio del corpo contribuiscono a formare un’unica grande comunità. Poi la preghiera aperta a tutti: attraverso i salmi, le letture della Parola di Dio e i gesti si trovano punti di riferimento che accomunano tutti nella ricerca di un progetto di vita. Poi il gioco che educa e insegna il rispetto per l’altro. La formula è quella di un’integrazione piena, un oratorio dove si impara a vivere insieme, costruire la coesione e la società di domani».
Porta Palazzo – San Gioacchino è l’oratorio estivo più colorato di Torino: gli iscritti, gli animatori ed educatori appartengono a circa 30 nazionalità differenti. Un oratorio specchio del quartiere in cui opera dove sono proprio le risorse del territorio che gli danno anima. Italiani, magrebini, africani, cinesi, dell’America Latina, del Sud-est asiatico. Cristiani, musulmani, buddhisti. Donne, uomini, bambini. All’oratorio estivo ci sono tutti: si tratta di 260 iscritti dai 6 ai 14 anni più gli animatori, per la maggior parte «ex animati» che hanno proseguito un cammino di formazione all’animazione. Ci sono poi le famiglie che mettono in campo le proprie competenze per le necessità del centro estivo. Molte non riescono a pagare la quota, ma insieme si trovano le risorse.
Il centro estivo è organizzato dalla parrocchia con l’Arsenale della Pace del Sermig, l’Asai e l’associazione italo-cinese Zhi Song.
«Puntiamo prima di tutto a creare legami di amicizia che contribuiscono a stringere rapporti di vicinato», sottolinea il parroco don Andrea Bisacchi, sacerdote della Fraternità del Sermig, «soprattutto aiutiamo le famiglie a costruire un ambiente dove si creino relazioni ‘di normalità del bene’, dove fare il bene significa condividere con gli altri i propri talenti». «È un messaggio prima di tutto umano», conclude, «certamente dietro c’è quello evangelico che chiama i cristiani ad accogliere il prossimo e mettersi in dialogo con tutti nel rispetto delle identità reciproche».
Borgo Vittoria – 54 bambini e ragazzi di famiglie rom hanno vissuto un’esperienza di Estate Ragazzi con la parrocchia San Giuseppe Cafasso che si affaccia su corso Grosseto. Proprio nei giorni in cui nel campo torinese di Strada dell’Aeroporto sono stati effettuati controlli dai carabinieri i piccoli sono stati coinvolti dalla comunità parrocchiale per un’esperienza di integrazione e condivisione. «Per una giornata intera», spiega il parroco don Angelo Zucchi, «lunedì 2 luglio hanno vissuto un tempo di svago e amicizia con i loro coetanei che frequentano l’Estate Ragazzi attraverso una gita di un giorno al parco acquatico Le Cupole Lido di Cavallermaggiore (Cn). Prima della giornata siamo andati al campo con gli animatori a prendere le iscrizioni e consegnare loro le magliette dell’estate ragazzi. «Ormai sono bambini del nostro oratorio», sottolineano Angelica, Valerio e Moreno, gli animatori che li hanno accompagnati, «i loro sorrisi e la gioia di poter andare per la prima volta in piscina hanno immediatamente superato tutte i nostri timori e pregiudizi».
Falchera – L’oratorio all’estrema periferia nord di Torino, come accennato, ha due sedi una nei locali parrocchiali in via dei Pioppi 15 e l’altra al campo Rom di via Germagnano: una volta alla settimana gli animatori e il parroco don Adelino Montanelli si trasferiscono lì per offrire momenti di animazione ai bambini. «Occasione», sottolinea don Montanelli, «per avvicinare le famiglie parlare e dialogare con loro». Quando arrivano gli animatori al campo è festa grande: i bambini corrono, ballano esattamente come in un qualsiasi centro estivo. Imponente l’impegno della parrocchia San Pio X nel sostegno alle famiglie in difficoltà: il centro estivo accoglie gratuitamente figli di alcune famiglie italiane sfrattate o nel disagio, oltre a due bambini rom seguiti dall’associazione Asai.
Valdocco – Diverse centinaia fra ragazzi, animatori e volontari affollano il primo oratorio di don Bosco. «Sono rappresentati tutti i continenti», spiega il direttore don Jacek Jankosz, polacco, alle prese con la sua prima estate ragazzi a Valdocco. Lo troviamo nel cortile in mezzo ai ragazzi; bisogna aspettare il termine della giornata alle 18 per potergli parlare, gli chiediamo dunque qual è il segreto dell’integrazione. «La santità», sottolinea don Jankosz, «come diceva san Francesco di Sales, è la meta che risolve tutti i problemi di convivenza. È la meta che siamo chiamati a mostrare a tutti i ragazzi. Anche nella religione islamica è ben presente il concetto di santità, di modello cui tendere. Se c’è questa prospettiva tutto viene gestito bene». Il cuore della giornata, spiega il direttore, è proprio la preghiera dove tutti si ritrovano nel cortile dei popoli al di là delle differenze e affidano i propri sogni e progetti per il futuro.
Inoltre tutti i mercoledì e venerdì l’oratorio, dopo il centro estivo, rimane aperto fino alle 23 per momenti di aggregazione, gioco e dialogo per i giovani e le famiglie del quartiere.
San Salvario – Nei mesi estivi si intensifica l’attività di «Spazio Anch’io» al Parco del Valentino (tra via Medaglie d’Oro e via Ceppi), la postazione dei Salesiani dell’oratorio San Luigi di San Salvario, guidato da don Mauro Mergola, dove gli educatori tutti i pomeriggi stanno accanto ai ragazzi che si incontrano sulla strada accompagnandoli a riprendere in mano la propria vita. Da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19 gli animatori dell’Educativa di strada propongono scuola di italiano, laboratori, tornei, street art, lab music e uscite. «Il venerdì», spiega Giulia Melardi, educatrice, «si tengono laboratori artigianali: un tappezziere insegna ai ragazzi a cucire, seguono dunque laboratori sul confezionamento di borsette o portafogli, il tutto utilizzando il cucito».
Settimo Torinese – Tra gli animatori dei centri estivi degli Oratori di Settimo ci sono anche 8 ragazzi migranti accolti presso il Centro Fenoglio gestito dalla Croce Rossa. L’iniziativa è frutto di un accordo fra il progetto Sprar della Prefettura (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), il Comune e le parrocchie settimesi per favorire l’integrazione. Così gli oratori San Vincenzo, San Pietro in Vincoli, San Giuseppe Artigiano e Santa Maria contano fra gli educatori due giovani migranti a cui sono affidati i ragazzi più piccoli. Gli otto giovani hanno partecipato ad un cammino di formazione specifico tenuto dalla cooperativa salesiana Et e dallo Sprar, si sono poi uniti al percorso dei propri coetanei. «Un’esperienza senza dubbio positiva», spiega Gianluca Spiga, coordinatore degli Oratori di Settimo, «sia per i ragazzi che hanno avuto l’opportunità di mettersi a servizio in maniera attiva nella comunità insieme ai propri coetanei, sia per i nostri oratori: l’integrazione è pienamente riuscita».