Ex Embraco, Nosiglia: “vergognoso lasciare allo sbando i lavoratori”

Dichiarazione – L’Arcivescovo esprime sdegno “per la proposta di miseri indennizzi ai lavoratori dell’ex Embraco nelle procedure di curatela fallimentare” e auspica che si avviino subito “percorsi concreti di formazione e aggiornamento, in modo da garantire a tutti l’opportunità di potersi ricollocare”

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Mons. Cesare Nosiglia

Un indennizzo di 7 mila euro non rappresenta neppure un anno di lavoro. La proposta emersa in questi giorni per gli indennizzi ai lavoratori della ex Embraco mi pare, francamente, inaccettabile e vergognosa. Nella ripartizione del fondo (9 milioni di euro) vengono privilegiati imprenditori e fornitori, scegliendo esplicitamente di lasciare allo sbando i 400 lavoratori e le loro famiglie.

Se non tocca a me entrare nel merito delle procedure di concordato o di curatela fallimentare ritengo però mio preciso dovere spendere una parola forte e chiara per dire che siamo di fronte a un cammino di ingiustizia. Prima che tale proposta vada avanti mi sembra necessario richiamare – ancora una volta – l’attenzione di tutti quegli attori sociali e istituzionali che hanno fino ad ora detto di volersi coinvolgere nel dramma dei lavoratori ex Embraco: Unione Industriale, Regione Piemonte, ministeri economici e del lavoro. Ugualmente significativo è che il sindacato continui a compiere la sua opera di informazione capillare, nella prospettiva di tutelare il più possibile i lavoratori.

foto Bussio

I tempi sono stretti. Qualunque sia l’esito del passaggio attuale c’è una cosa precisa che gli attori istituzionali possono e devono fare: avviare percorsi concreti di formazione e aggiornamento per i lavoratori, in modo da garantire a tutti l’opportunità di potersi ricollocare. Mi pare doveroso, da parte dei lavoratori, inserirsi con convinzione in tali percorsi. E se nessuno sarà in grado di rilevare in blocco attività e maestranze della ex Embraco, certo sarà possibile trovare soluzioni di ricollocazione differenziate in aziende diverse.

In questa fase, così delicata e dolorosa, l’Arcivescovo di Torino ha da spendere la sua parola e «metterci la faccia», come ha fatto fino ad ora. L’Arcivescovo non intende in alcun modo sovrapporsi né sostituirsi alle competenze, alle attività e agli uffici del sindacato e degli altri enti impegnati nella tutela dei diritti dei lavoratori. Semplicemente, come è già accaduto molte altre volte in passato, è disponibile a farsi garante nel contribuire a quelle spese che si rendessero necessarie per la tutela dei lavoratori e delle loro famiglie.

+ Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa»

Torino, 29 novembre 2021

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