
Ora le speranze sono tutte nel nuovo governo di Mario Draghi, cui i lavoratori dell’ex Embraco hanno scritto una lettera accorata. Il curatore fallimentare di Ventures Production ha deciso: a luglio, quando terminerà la cassa integrazione, 398 lavoratori su 406 dello stabilimento di Riva riceveranno la lettera di licenziamento.
È il capolinea di una paradossale vicenda iniziata a marzo 2018 quando il ministero dello Sviluppo economico (Mise) aveva dato il via libera al progetto di Ventures, un’azienda a capitale misto italo-cinese-israeliana creata per rilevare lo stabilimento dismesso da Embraco, azienda all’epoca del gruppo Whirlpool, che aveva deciso di delocalizzare la produzione.
Ventures, nell’arco di un anno, a Riva non aveva portato nemmeno una vite, aveva proposto un piano industriale che a un certo punto prevedeva una produzione da molti giudicata incongrua, perché orientata a prodotti slegati tra loro: robot per pulire pannelli fotovoltaici, distributori d’acqua, biciclette elettriche e mattoncini giocattolo di tipo «intelligente». Il fallimento era arrivato senza che nemmeno iniziasse il lavoro. Insieme ci sono le indagini sui vertici aziendali, accusati di aver distratto diversi milioni di euro destinati al rilancio del sito produttivo e al mantenimento del posto di lavoro per gli operai.
Molto più credibile era apparso il progetto industriale ItalComp, in cui sarebbero dovute confluire la Wanbao-Acc di Mel (300 addetti) e l’ex Embraco, per dar vita a un polo europeo dei compressori per frigoriferi.
La fabbrica di Mel sta producendo, ha abbondanza di ordini ma al momento non ha soldi per acquistare i semilavorati: «Quindi al momento occorre un intervento deciso da parte del Governo: dal Mise per far decollare il progetto industriale, e dal ministero del Lavoro per prolungare gli ammortizzatori sociali – dichiara Ugo Bolognesi, responsabile ex Embraco per la Fiom Torino «Abbiamo scritto a entrambi i nuovi ministri, ci attendiamo una convocazione entro tempi brevi».
La vicenda ex Embraco è stata seguita da vicino fin dall’inizo della crisi anche dall’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia: «Apprendiamo con grande rammarico e con notevole preoccupazione l’evolversi della situazione dei lavoratori e delle lavoratrici ex Embraco. La procedura di licenziamento collettivo avviata per la stragrande maggioranza delle persone coinvolte mina il già precario equilibrio di quella comunità dei lavoratori, all’interno di un contesto sociale sempre più sfilacciato e preoccupante. Si tratta di un’altra speranza disillusa in un cammino particolarmente accidentato, in quanto anche questa ennesima via di reindustrializzazione sembra arrivata al capolinea».
Da mons. Nosiglia arriva un incoraggiamento: «Non possiamo arrenderci: tutta la Chiesa torinese auspica e si augura che ci siano ancora lo spazio e gli strumenti, grazie all’intervento delle Istituzioni pubbliche e dei soggetti privati, per poter trovare una soluzione dignitosa per il lavoro e per tutte le famiglie coinvolte».
Alle parole dell’Arcivescovo si uniscono quelle del sindaco di Chieri Alessandro Sicchiero, che chiama in causa anche la Regione: «Ora che anche la maggioranza che governa la Regione Piemonte ha responsabilità anche a livello di governo nazionale, voglio sperare che con ancora maggiore determinazione si lavori insieme per salvare i lavoratori dell’ex Embraco, sbloccando lo stallo che si è registrato nelle ultime settimane, e convincendo le banche a non venire meno al loro impegno».