Dopo due anni di sospensione, a causa dell’emergenza sanitaria, domenica 17 luglio è tornata la commemorazione storica della battaglia svoltasi il 19 luglio del 1747 sul Colle dell’Assietta. Giusti 275 anni fa, lo spartiacque tra le valli di Susa e del Chisone, fu il teatro di un importante scontro militare fra le truppe francesi e quelle piemontesi. La festa è sempre molto suggestiva e comprende, tra le varie manifestazioni fin dal giorno precedente, la fiaccolata, il ricordo dei caduti all’obelisco sulla Testa dell’Assietta e il falò, la Messa in piemontese, la commemorazione dei caduti e la rievocazione storica della battaglia.
La prima metà del XVIII secolo vide l’Europa impegnata in diverse guerre di successione ai troni continentali, che trasformarono le sue fertili pianure in tragici campi di battaglia, con decine di migliaia di morti. Anche il Piemonte ne fu coinvolto, come le cronache ricordano, già con l’assedio di Torino del 1706, che vide la vittoria degli austro piemontesi sui francesi e la realizzazione del “voto” che portò alla costruzione della basilica di Superga (e la decisione di “nominare” la Consolata – Maria Consolatrice degli Afflitti- co-patrona della città di Torino, in quanto la chiesa a lei dedicata fu il luogo delle più fervide preghiere per la fine delle ostilità cittadine).
In quel secolo le case regnanti europee, incuranti delle diseguaglianze sociali che poi portarono alla Rivoluzione Francese e agli sconvolgimenti napoleonici, furono impegnate a combattersi prima nella Guerra di Successione Spagnola, dal 1701 al 1714, poi per la Guerra di Successione Polacca, dal 1733 al 1738, e, infine, nella Guerra di Successione Austriaca (1740-1748), che vide i piemontesi schierati a fianco dell’Austria. In quest’ultima guerra avvenne appunto lo scontro sul Colle dell’Assietta, a oltre 2500 metri di altitudine, sul crinale tra le due vallate, in quanto le truppe francesi procedettero su un percorso aspro che però consentiva loro di evitare le grandi fortezze sabaude di Exilles e di Fenestrelle. Pur in forte inferiorità numerica, i piemontesi respinsero gli avversari e si aggiudicarono la vittoria.
La tradizione ricorda che, nonostante gli ordini di ritirarsi, i soldati pronunciarono la frase culto di quello scontro: “Noi da sì i bogioma nen!”, dalla quale deriva l’appellativo “Bogianen” che, da allora, definisce più o meno simpaticamente, a seconda dei casi, i nostri corregionali. La fine della guerra, l’anno successivo, vide una piccola espansione territoriale per il Piemonte e poi seguirono in Europa alcuni decenni di pace, che furono però sprecati, in quanto non furono attuate le riforme necessarie che il Secolo dei Lumi avrebbe richiesto: una colpevole e miope inerzia che, poco dopo, aprì la strada a conflitti ancora più sanguinosi. Talvolta bisognerebbe fare tesoro delle lezioni di storia.