La chiesa Grande del Cottolengo di Torino nel pomeriggio di sabato 19 dicembre era a capienza ridotta, nel rispetto delle norme anticontagio, ma tutta la Piccola Casa della Divina Provvidenza presente nel mondo era «connessa» con la preghiera e la gioia alla Messa di ringraziamento per la riconosciuta venerabilità di suor Maria Carola Cecchin (1877-1925), la prima suora cottolenghina in cammino verso gli altari.
Ha presieduto la celebrazione l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia che il 7 ottobre 2014 chiuse, nella stessa chiesa della Piccola Casa, dopo 17 sessioni, l’inchiesta diocesana per la canonizzazione di suor Maria Carola, aperta il 24 aprile dello stesso anno nell’Arcivescovado di Torino.
«Una notizia che suscita grande gioia ed è motivo di consolazione», ha detto il padre generale don Carmine Arice, «giunta nella notte della pandemia che la Piccola Casa continua ad affrontare dallo scorso marzo come unica famiglia senza risparmiarsi mettendo al centro la salvaguardia della salute delle persone più fragili e vulnerabili».
All’inizio della Messa la postulatrice, suor Antonietta Bosetti, ha letto il decreto riguardante l’eroicità delle virtù della nuova venerabile cottolenghina promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi lo scorso 23 novembre dopo l’autorizzazione di Papa Francesco.
Ed ecco l’attualità della vita di Maria Carola Cecchin, nata a Cittadella (Padova) nel 1877, emise la professione religiosa alla Piccola Casa di Torino da dove partì per la missione in Kenya nel 1905 senza fare più ritorno: morì il 13 novembre 1925 sul piroscafo che la stava riportando in Italia e fu sepolta fra le onde del Mar Rosso.
«In Kenia», ha evidenziato mons. Nosiglia, «suor Carola rimase 20 anni senza mai ritornare in Italia e dedicando tutta la sua vita alla gente più bisognosa dei villaggi di quella terra, non risparmiandosi nemmeno quando il Signore la chiamò a percorrere, come lui, la sua croce. Possiamo ben dire che il suo fu un martirio perché si consumò fino all’estremo delle sue forze per avvicinare le persone e annunciare la Parola di Dio e la sua carità in quelle popolazioni. La fama della sua santità, che già era riconosciuta quando viveva in Africa presso le diverse tribù che aveva incontrato e servito, aumentò ancora di più dopo la sua morte».
Al termine della celebrazione la superiora generale delle suore del Cottolengo, madre Elda Pezzuto, ha rivolto un saluto e un ringraziamento all’Arcivescovo mons. Nosiglia e a tutti coloro che hanno sostenuto fino ad ora il cammino della causa di canonizzazione della religiosa cottolenghina.
«Guardando alla sua vita santa nell’ordinario vissuto eroicamente», ha detto madre Pezzuto, «mi permetto di accennare a delle particolari profezie che suor Maria Carola ci ha testimoniato: ha vissuto la bellezza della collaborazione e comunione tra diversi carismi, scelte che oggi nella Chiesa riteniamo necessarie; ha annunciato il Vangelo in culture diverse dalla sua, imparando a sentire tutti fratelli e sorelle, ad inculturare il kerigma, il linguaggio e i simboli della fede in Cristo Gesù, attraverso una vita donata per amore, con gesti ricchi di umanità, con parole piene di carità. Ha testimoniato che vivere insieme tra persone di culture diverse non solo è possibile ma genera una fraternità umana, bella e buona: ‘siamo tutti fratelli’».
Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini