Fiat ai francesi, silenzio assordante della politica

Che fine faranno le fabbriche? Il presidente di Api Torino (Associazione Piccole e Medie Imprese) Corrado Alberto ha diffuso nei giorni scorsi un comunicato per denunciare il silenzio della politica italiana di fronte al passaggio di Fca-Fiat sotto il controllo del gruppo automobilistico francese Psa-Peugeot, all’interno della nuova società Stellantis

2879

Il presidente di Api Torino (Associazione Piccole e Medie Imprese) Corrado Alberto ha diffuso nei giorni scorsi un comunicato per denunciare il silenzio della politica italiana di fronte al passaggio di Fca-Fiat sotto il controllo del gruppo automobilistico francese Psa-Peugeot, all’interno della nuova società Stellantis. «Di fronte ad una trasformazione epocale per l’automotive e il territorio come quella di Stellantis, – ha detto Alberto – ad oggi non sono note le idee e tanto meno le linee concrete di politica industriale che il nostro Governo dovrebbe porre a tutela del settore».

Il Consiglio di Amministrazione di Stellantis sarà a maggioranza francese. L’amministratore delegato sarà francese. Questo cosa comporterà per le fabbriche Fca-Fiat in territorio italiano? Saranno conservate oppure ridimensionate a vantaggio degli stabilimenti francesi? E quali conseguenze si avranno sul fronte dell’occupazione? Pare che la questione non preoccupi la politica nazionale, e neppure quella subalpina. Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal presidente della Regione Alberto Cirio, dal sindaco Chiara Appendino e dal presidente dell’Unione Industriale Giorgio Marsiaj plaudono tutte alla nascita del nuovo potente gruppo automobilistico, limitandosi al generico auspicio che la nuova gestione francese mantenga i livelli occupazionali nell’area piemontese.

I giornali vicini al mondo Fiat stanno compattamente plaudendo all’operazione Stellantis. Di segno opposto il quotidiano «Domani» di Carlo De Benedetti, che sul numero del 5 gennaio ha indicato senza mezzi termini il rischio di chiusure nelle fabbriche italiane e di disimpegno azionario della famiglia Agnelli (per ora maggiore azionista) in Stellantis.

Sulla vicenda tace il Governo italiano. «In Francia – osserva Corrado Alberto – l’approccio è totalmente diverso. Lo Stato Francese da sempre vede l’automotive come un comparto strategico, da difendere e da far crescere. Forse è il caso di guardare a quanto è stato fatto a Parigi. In Italia continuiamo a subire la mancanza cronica e tragica di una visione di politica industriale che sia organica, efficace e coraggiosa. Il sistema delle imprese della filiera dell’auto non chiede cechi sostegni a pioggia, ma strumenti adeguati per sviluppare la propria competitività per fare fronte ad una sfida che è planetaria».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome