A partire da lunedì 4 gennaio il gruppo francese Psa (Peugeot) entrerà di peso nella gestione di Fiat-Fca. La fusione delle aziende automobilistiche nel nuovo gruppo Stellantis nasce con un Consiglio di Amministrazione a maggioranza francese, con amministratore delegato francese: è per Torino la notizia più grossa di questo inizio 2021, una notizia che apre ovvi interrogativi sul futuro delle fabbriche torinesi, legate d’ora in avanti agli umori di Parigi.

La politica subalpina non pare preoccupata dalla svolta del 4 gennaio. Il sindaco Chiara Appendino, nella sua conferenza stampa di fine 2020, non l’ha neppure menzionata. L’incontro con i giornalisti si è concentrato sul resoconto delle azioni compiute nel 2020 dal Comune di Torino «per gestire l’anno difficilissimo del Coronavirus». Ma il tema dell’industria, alla vigilia di una trasformazione epocale, non avrebbe meritato altrettanta attenzione?
Il Sindaco e il vicesindaco Sonia Schellino hanno descritto gli sforzi compiuti dall’Amministrazione per sostenere le categorie produttive durante la pandemia (a partire dai commercianti e dagli albergatori, raggiunti da sgravi fiscali) e per alleviare l’emergenza economica di migliaia di famiglie indigenti, rese ancora più povere dalla pandemia, «famiglie attorno alle quali il Comune nel 2020 ha consolidato la rete di solidarietà coordinando l’intervento delle strutture municipali e di decine di soggetti del volontariato e del privato sociale». Secondo il Sindaco e i suoi collaboratori sono fiori all’occhiello di questo anno complicatissimo le azioni compiute per favorire la mobilità sostenibile (90 chilometri di nuove piste ciclabili) e l’ambiente (20 mila alberi piantati), l’assistenza delle categorie disagiate (dormitori aperti 24 ore su 24), la sicurezza (è stato sgomberato il campo abusivo di via Germagnano, sono stati assunti 40 nuovi vigili urbani), il diritto allo studio (1000 nuovi punti di studio «sicuro» per gli universitari). Appendino ha rivendicato l’efficienza dimostrata approvando il Bilancio comunale entro il 31 dicembre, «una cosa che non accadeva da 24 anni». Sempre in tema di efficienza, ha annunciato che su 30 milioni di euro stanziati per lavori pubblici nel 2020 «ben l’80% è già stato dato in affidamento: una prova di notevole rapidità amministrativa».
Fra i risultati portati a casa nel 2020, Appendino ha menzionato il prolungamento della Linea 1 di metropolitana e il varo della progettazione della Linea 2, l’avvio del piano di rilancio produttivo delle aree Tne a Mirafiori, il varo della Casa della Tecnologia, l’assegnazione a Torino del futuro Centro nazionale per l’Intelligenza Artificiale, la conquista delle Atp Finals di Tennis.
Freddo il commento del consigliere di opposizione Franco Tresso (Lista civica per Torino), secondo cui «le azioni menzionate da Appendino sono, anche quest’anno, un lungo elenco di cose slegate fra loro. Il bilancio del quinquennio a guida Cinque Stelle è purtroppo privo di visioni strategiche sul futuro di Torino: la Giunta Appendino non ha mai espresso un’idea forte sulle azioni da mettere in campo per sollevare Torino dal declino post-industriale. Le Amministrazioni precedenti puntarono chi sulle Olimpiadi, chi sulle grandi opere. Ma questa Amministrazione? Non è dato sapere. E il silenzio del Sindaco sulla vicenda Fiat conferma lo scollamento della Giunta cittadina dai problemi della città».
Il giudizio di Tresso è severo: «Torino ha bisogno di grandi visioni, che vadano oltre l’ordinaria amministrazione. Se ci si vuole occupare di trasporti, ad esempio, non ha senso dedicare tanta attenzione alle piste ciclabili e invece dimenticare il grosso capitolo delle ferrovie locali, che il Comune attraverso Gtt ha rinunciato a gestire. Non ha avuto senso neppure mettere in vendita il pacchetto di azioni della Città nella strategica società dell’aeroporto Sagat: ora Torino si trova tagliata fuori e non ha più voce in capitolo sullo scalo aereo che dovrebbe sostenere lo sviluppo della città».

Oltre alla questione Fiat, fra i temi cruciali che Tresso avrebbe voluto veder trattare da Appendino nell’incontro di fine anno «c’è il piano che la Città di Torino dovrà predisporre per poter ricevere nel 2021 gli importanti fondi europei del Recovery Fund. Anche su questo non è stata fatta parola. È realistico pensare che a Torino possa ricevere un miliardo e mezzo di euro, una cifra immensa; ma dobbiamo essere in grado di spenderla. Come ci stiamo muovendo? Piacerebbe saperlo. Il Sindaco non ne ha parlato. Purtroppo anche questa vicenda sta partendo con il piede sbagliato: il Recovery Fund avrebbe bisogno di funzionari esperti, specializzati, da assumere appositamente. Invece il nuovo piano di assunzioni del Comune si rivolge a figure generiche, scollegate dagli obiettivi che occorrerebbe perseguire. Questa è mancanza di strategia».