«In mongolo ci sono tante possibilità per tradurre il termine ‘Consolata’. Abbiamo scelto quella che letteralmente per noi, in italiano diventerebbe ‘che aggiusta il cuore’». Così la scelta di una parola in una lingua difficile e lontana raccontata dal cardinale Giorgio Marengo è stata solo una tra le tante testimonianze che nel cuore del Santuario della Consolata sono diventate suggestioni per lo spirito in una serata dedicata al viaggio del Papa in Mongolia ad appena un mese dalla sua conclusione.
Il cardinale Marengo, Missionario della Consolata, cresciuto a Torino e oggi prefetto apostolico di Ulaan Bator di passaggio in città prima dell’inizio del Sinodo, lunedì 25 settembre ha aperto una nuova sessione dei «Lunedì della Consolata» – il ciclo di incontri di riflessione su temi d’attualità ecclesiale e civile – che il nostro settimanale organizza con il Santuario torinese della Consolata, dove si svolgono. E dove sono confluite centinaia di persone, chi per affetto e stima per il cardinale, chi per cogliere l’opportunità di ascoltare dalla sua voce il resoconto di un viaggio storico: il primo di un papa nel paese asiatico, in un territorio complesso – tra Russia e Cina – la dove i cristiani sono poco più di 1.400.
Presente il Vescovo Ausiliare mons. Alessandro Giraudo, il Vescovo emerito di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, poi i giovani del seminario accompagnati dal rettore, numerosi scout che hanno condiviso il cammino associativo con il cardinale.
Santuario dunque gremito per ascoltare una «rilettura» del viaggio e di quell’esperienza che per il cardinale Marengo era partita proprio di lì – nel 2003 – con la consegna del mandato al primo gruppo di missionari e missionarie della Consolata nel paese asiatico.
Tanti i momenti ripercorsi: dall’attesa vissuta dalla piccola comunità cristiana, lo 0,04% della popolazione, alla «simpatia» suscitata da Papa Francesco anche tra i non cattolici, conquistati sin dal primo incontro con le autorità: «centinaia i messaggi sono stati riversati sui social non appena si è conclusa la diretta»; dallo stupore di fronte all’«umanità spirituale» che ha trasmesso Papa Francesco, un «leader» che si sono trovati ad incontrare ed ascoltare, ma di cui molti ignoravano addirittura l’esistenza «e lo hanno scoperto ad esempio» – ha spiegato – «grazie ad un intenso e bel lavoro tra la comunicazione vaticana e i media mongoli che hanno messo a disposizione e tradotto alcuni documentari», al significato dell’incontro «arricchente» con i leader religiosi.
E in particolare su questo il cardinale ha richiamato il valore del dialogo – che è esperienza quotidiana dell’essere Chiesa in Mongolia – e anche il significato di assumere non come un limite l’essere minoranza. «Bello vedere come l’essere in pochi rispetto ad una società che ha altri punti di riferimento non è necessariamente il segno di qualche cosa che non funziona. Quello che conta di più è la freschezza della fede: là dove c’è una fede semplice ma autentica, allora ci si preoccupa del fatto che questa fede porti frutto e di fatto è quello che succede. L’esperienza della Mongolia è dunque di una fede vissuta nella semplicità e nella gioia, ma anche di minoranza e persino di insignificanza – forse ora qualcuno in più ha saputo cosa è la Chiesa cattolica… – che porta frutti, e sono frutti di riconciliazione, di solidarietà, di fraternità.
Non abbiamo niente da insegnare, tutto da imparare dalle Chiese di antica tradizione, ma è bello constatare che dove il Vangelo viene annunciato e vissuto allora si verifica il miracolo della fede».
Un «miracolo» richiamato dalle situazioni che «come in un film ho visto riaffiorare alla mente quando ho realizzato che l’aereo con Papa Francesco stava davvero atterrando» – ha raccontato – «tante situazioni che in quel momento ho pensato che sarebbero state ‘illuminate’ dalla sua presenza; tanti volti che hanno segnato la storia trentennale della Chiesa mongola, a partire dal primo Vescovo morto nel 2018, fino al mio vicario morto il 26 giugno scorso e alle tante persone hanno dato la vita per l’annuncio del Vangelo. Poi ho ‘rivisto’ le vite di quei bambini, di quegli uomini e quelle donne che hanno scoperto il volto di Cristo e che l’hanno accolto nella loro vita e per loro la visita del Papa ha rappresentato davvero una cosa incredibile, un dono grande il rendersi conto che il successore di San Pietro voleva incontrare proprio loro».
E la parola incontro ha ancora accompagnato più volte il racconto del Cardinale: quello «commovente e inimmaginabile» con la donna che aveva trovato in una discarica la statua della Madonna, ora intronizzata nella cattedrale della capitale, quello semplice con la gente che al suo passaggio salutava, fino a quello «che il Papa ha testimoniato con la sua presenza: con una fede cristiana che è relazione personale con Dio nella persona di Gesù Cristo».
L’audio della serata sarà a breve disponibile sul sito del santuario: www.laconsolata.org
Foto gallery a cura di Renzo Bussio: