Papa Francesco: «No a imprenditori mercenari; pagare le tasse è una forma di condivisione, ma il sistema fiscale sia equo e non corrotto; basta sfruttamento, negligenza nella sicurezza, licenziamento delle donne incinte; creare lavoro per i giovani; se la forbice degli stipendi è troppo alta, la società si ammala». Cita come esemplari due imprenditori piemontesi, Alberto Balocco e Adriano Olivelli. È un discorso di larghe vedute quello rivolto il 12 settembre a 4.600 membri della Confindustria che conclude la propria assemblea in Vaticano. Un altro forte discorso è atteso sabato 24 settembre ad Assisi a conclusione della «Economy of Francesco».
I trenta denari di Giuda e i due denari del buon samaritano – Dopo il saluto del presidente Carlo Bonomi – che parla di «Paese smarrito, diviso, ingiusto con troppi dei suoi figli e con lo sguardo schiacciato sui bisogni del presente» – Francesco intreccia brani del Vangelo, dottrina sociale della Chiesa e suo magistero: «Siete una componente essenziale per costruire il bene comune, un motore primario di sviluppo e prosperità». Pandemia, invasione dell’Ucraina e crisi energetica mettono a dura prova tante attività e feriscono il sistema economico. «Ci sono due categorie di impresari: i «mercenari» e quelli «simili al buon pastore», che soffrono le sofferenze dei lavoratori, che non fuggono davanti ai molti lupi che girano attorno». La gente sa riconoscere i buoni imprenditori. «Lo abbiamo visto alla morte di Alberto Balocco: la comunità aziendale e civile era addolorata e ha manifestato stima e riconoscenza». Cita il Vangelo: «I due denari che il buon samaritano anticipa all’albergatore per ospitare l’uomo ferito soccorso per strada e i trenta denari con cui Giuda vende Cristo. Ieri come oggi il denaro può essere usato per tradire e vendere un amico o per salvare una vittima. L’economia diventa umana quando i denari dei samaritani sono più numerosi di quelli di Giuda».
«Il patto fiscale è il cuore del patto sociale, ma deve essere giusto ed equo» – «La ricchezza aiuta, ma spesso la complica la vita: può diventare un idolo e un padrone spietato che si prende la vita». La complica perché la ricchezza chiama a responsabilità; crea attorno a sé invidia, maldicenza, violenza e cattiveria. Nella Chiesa ci sono sempre state «persone benestanti che hanno seguito il Vangelo in modo esemplare», anche imprenditori, banchieri, economisti e cita i beati Giuseppe Toniolo e Giuseppe Tovini: «Non a tutti è chiesto di spogliarsi come il mercante Francesco d’Assisi». Bergoglio spariglia le carte parlando di quella forma di condivisione «spesso non capita» che sono tasse e imposte: le tasse sono anche una forma di condivisione della ricchezza grazie a scuola, sanità, diritti, cura, scienza, cultura, patrimonio «ma devono essere giuste, eque, fissate in base alla capacità contributiva di ciascuno, come recita la Costituzione, efficienti e non corrotte».
«Lavoro per tutti, in particolare per i giovani» – Le imprese senza giovani «perdono innovazione, energia, entusiasmo». Le nuove tecnologie rischiano di far dimenticare una grande verità: «Se il capitalismo creerà ricchezza senza creare lavoro, va in crisi la funzione buona della ricchezza». Il Pontefice torna sul dramma della denatalità: «Combinata con il rapido invecchiamento della popolazione, aggrava la situazione per gli imprenditori e per l’economia in generale. Diminuisce l’offerta dei lavoratori e aumenta la spesa pensionistica a carico della finanza pubblica». È urgente sostenere famiglie e natalità: «Dobbiamo lavorare per uscire il più presto dall’inverno demografico nel quale vivono l’Italia e altri Paesi. È un brutto inverno demografico che ci impedisce di crescere. Fare i figli è una questione patriottica».
Basta cacciare le donne incinte e sfruttare gli immigrati – «La donna che lavora, ha paura a rimanere incinta: appena comincia ad avere la pancia, la cacciano. Questo è un problema delle donne lavoratrici: studiatelo, vedete come fare che una donna incinta possa andare avanti, con il figlio che aspetta e con il lavoro». Ribadisce e invita a ribadire il «no a ogni forma di sfruttamento delle persone e di negligenza nella sicurezza. Il migrante va accolto, accompagnato, sostenuto e integrato. Se è «usato» è un’ingiustizia grande che fa male al Paese». «Uguaglianza» è l’ultima indicazione: «È vero che nelle imprese esistono gerarchia, funzioni e salari diversi, ma i salari non devono essere troppo diversi. Se la forbice tra gli stipendi più alti e quelli più bassi diventa troppo larga, si ammala la comunità aziendale e presto si ammala la società». Cita Adriano Olivetti «vostro grande collega del secolo scorso: aveva stabilito un limite alla distanza tra gli stipendi più alti e quelli più bassi, perché sapeva che quando i salari e gli stipendi sono troppo diversi si perde il senso di appartenenza a un destino comune, non si crea empatia e solidarietà».
I giovani ad Assisi per «Economy of Francesco» – Nel 2019, conversando con l’economista Luigino Bruni, Francesco ebbe l’idea di puntare sul talento, l’entusiasmo e la creatività dei giovani, per elaborare nuovi princìpi per una economia più attenta ai poveri, al bene comune, alla cura del Creato. È l’«Economy of Francesco»: il primo incontro, previsto per febbraio 2020 e rimandato a causa della pandemia, si svolge il 22-24 settembre ad Assisi, designata «capitale della nuova economia» dove San Francesco si spogliò dei suoi averi per essere tutto di Dio e dei poveri. I giovani partecipanti – un migliaio – discutono in 12 villaggi tematici ispirati dalle encicliche «Laudato si’» (2015) e «Fratelli tutti» (2020): «Energia e povertà; Finanza e umanità; Agricoltura e giustizia; Management e dono». Provengono da Europa e Nord America (50 per cento), Centro e Sud America (31%), Asia (10%), Africa (8%). Sono stati scelti da tre categorie: le imprese; la ricerca; «changemakers, coloro che cercano di cambiare il mercato».