Francesco, Papa da 7 anni: la vicinanza ai malati per il virus

13 marzo 2013 – «Un segno di vicinanza verso coloro che soffrono per l’epidemia e verso coloro che se ne prendono cura». Papa Francesco festeggia l’inizio dell’8° anno di pontificato donando 100 mila euro alla Caritas italiana come significativo soccorso nell’emergenza coronavirus

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Papa Francesco

«Un segno di vicinanza verso coloro che soffrono per l’epidemia e verso coloro che se ne prendono cura». Papa Francesco festeggia l’inizio dell’ottavo anno di pontificato donando, tramite il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, 100 mila euro alla Caritas italiana come significativo soccorso in questa fase di emergenza per il diffondersi del «coronavirus» su tutto il territorio italiano.

Sette anni fa – dopo la clamorosa rinuncia di Benedetto XVI, comunicata l’11 febbraio ed effettiva il 28 febbraio 2013 – il 13 marzo 2013 il Conclave decise molto in fretta. Bastarono poco più di ventiquattro ore e cinque votazioni per avere il successore, il piemontese-argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco: la Chiesa guardava avanti. La rapidità manifestava l’unità e la coralità dei cardinali ed era di buon auspicio per la crescita della comunione nella Chiesa.

Mentre inizia l’ottavo anno di pontificato, non si può fare a meno di notare che quell’unità appare infranta da pochi cardinali che contestano sistematicamente l’operato di Bergoglio. Il popolo di Dio si domanda giustamente: questi porporati peccano di superbia intellettuale? Perché pontificano nelle televisioni, sui giornali, nei siti? Sono alla ricerca della verità o di uno spazio sui media? Come si fa a predicare e a chiedere obbedienza e umiltà se poi si contesta così platealmente? La destra cattolica e lefebvriana è scatenata e taccia Francesco di falsità ed eresie nell’esortazione post-sinodale «Amoris laetitia» (19 marzo 2016). Più recentemente, personaggi di terza-quarta fila, tra cui anche una torinese, lo accusano di essere «eretico, idolatrico, sacrilego e superstizioso» per il Sinodo sull’Amazzonia (6-27 ottobre 2019) e prevedono la sua «dannazione eterna».

Su un aspetto tutti appaiono compatti, a eccezione di un ex nunzio apostolico, che addirittura invita il Papa a dimettersi. Ed è la «tolleranza zero» sul peccato più abominevole: gli abusi del clero sui minori e sugli «adulti vulnerabili». Per applicare le conclusioni del vertice di un anno fa (21-24 febbraio 2019) delle Conferenze episcopali e degli Istituti religiosi, Francesco ha assunto una serie di decisioni che modificano l’approccio al fenomeno delle violenze e assicurano la massima tutela delle vittime. Decisioni che poggiano sul solido fondamento di quelle assunte da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

«Mai più lupi voraci». I provvedimenti prendono le mosse da quell’intenso lavoro di 200 fra cardinali e vescovi, superiori e superiore religiosi mossi dal bisogno di «Consapevolezza e purificazione», come recita il titolo degli atti del vertice concluso dalle forti parole del Pontefice: «Bisogna proteggere i più piccoli dai lupi voraci» e bisogna rendersi conto che «Dio è tradito e schiaffeggiato». Francesco firma (26 marzo 2019) tre documenti che cambiano la legislazione vaticana. Il primo documento stabilisce che sia perseguito chi commette «abuso o maltrattamento contro minori o contro persone vulnerabili» sul territorio vaticano; che alle vittime sia offerta assistenza spirituale, medica, sociale e legale; che sia garantito un equo processo agli imputati e si proceda alla rimozione dagli incarichi per i condannati. Il secondo documento è la legge 297 per lo Stato Città del Vaticano: impone l’obbligo della denuncia tempestiva quando si ha una notizia certa notizia di reato (fatti, non chiacchiere); fissa a 20 anni il termine di prescrizione in caso di minore (dal compimento del 18° anno); prescrive un «servizio di accompagnamento» per l’assistenza alle vittime. Il terzo documento, intitolato «Linee guida per la protezione dei minori», sancisce i criteri di scelta degli operatori pastorali e le norme di comportamento con minori.

Cambiano le norme in tutta la Chiesa – Le norme in vigore in Vaticano hanno valore per tutta la Chiesa. «Vos estis lux mundi» (9 maggio 2019) fissa le regole per segnalare molestie e violenze del clero e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato; introduce l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi; richiede a ogni diocesi di dotarsi di un sistema facilmente accessibile per ricevere le segnalazioni; istituisce un tavolo, guidato dal presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi con i rappresentanti della Curia romana con i rappresentanti della Segreteria di Stato e delle Congregazioni.

La fine del segreto pontificio sugli abusi. È la decisione più clamorosa del Pontefice argentino (17 dicembre 2019): il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin firma due rescritti. Il primo rescritto promulga l’istruzione con cui Francesco cancella il segreto pontificio sugli abusi, indica i modi di comportarsi nei casi di denunce e su eventuali coperture e silenzi delle autorità ecclesiastiche. Il secondo rescritto modifica le «Normae de gravioribus delictis»: persegue il reato di acquisizione, detenzione, divulgazione di immagini pornografiche di minori non più fino a 14 anni ma fino a 18; concede di esercitare il ruolo di avvocato e procuratore al «fedele provvisto di dottorato in Diritto canonico».

Un gruppo di lavoro assisterà (29 febbraio 2020) le Conferenze episcopali e gli Istituti religiosi nella preparazione e nell’aggiornamento delle linee guida per la tutela dei minori. La sovrintende mons. Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, con i cardinali Oswald Gracias (Bombay) e Blase Joseph Cupich (Chicago); con mons. Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta e segretario aggiunto della Congregazione per la dottrina della fede e il gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia dell’Università Gregoriana. Scicluna e Zollner sono i massimi esperti cattolici, di cui Francesco si fida ciecamente. Il gruppo è coordinato dal maltese Andrew Azzopardi e annovera esperti internazionali in Diritto canonico. Infine è in dirittura di arrivo il «vademecum» della Congregazione per la dottrina della fede che aiuterà i vescovi a comprendere i loro doveri e compiti.

Non resta che una domanda: quale Stato o ente ha fatto e fa come la Chiesa cattolica per debellare questa immonda piaga?

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