Gigi Proietti e San Filippo Neri

Ricordo – La morte a 80 anni dell’attore, regista, comico, cantante: un artista a tutto tondo con successi in teatro, cinema, Tv. Tra le serie più famose “Preferisco il Paradiso”, in cui Proietti è San Filippo Neri, ma anche “Il Maresciallo Rocca” e “L’avvocato Porta”

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«Era un’orchestra»: è una delle tante definizioni fiorite, in tv, in questi giorni, in seguito alla notizia della morte di Gigi Proietti, all’alba del 2 novembre, giorno del suo ottantesimo compleanno. Un’orchestra: sì, sembra proprio una delle definizioni più adatte per descrivere l’ampio ventaglio di capacità creative, dei colori in tavolozza che aveva Proietti. Un artista completo, dai tempi precisissimi. E, quel che si dice, una persona colta, ‘a modo’, tutte qualità mai ostentate, lui che da genio della scena poteva vantarsi assai. E invece, no: sobrio, riservato, generoso, simpatico. Poi docente e formatore di numerosi artisti, formatisi nel suo Laboratorio. Ed organizzatore, animatore di strutture teatrali: il Brancaccio, il Globe nella romana Villa Borghese.

Nella sua vita d’artista, la televisione, naturalmente ha avuto grande spazio: le serie come il «Maresciallo Rocca» (cinque stagioni e 30 episodi, a partire dal 1996: non si contano le repliche, sempre amate), la sua più famosa, o «L’avvocato Porta» (dal 1997, due stagioni, otto puntate) o, ancora, più di recente, «Preferisco il Paradiso» (2010, miniserie in cui Proietti è San Filippo Neri) e «Una pallottola nel cuore» (dal 2014, tre stagioni, qui interpreta il giornalista investigativo Bruno Palmieri).

Una sequenza di personaggi che rappresentano il segno di un vasto successo popolare, arrivato nella maturità della carriera artistica di Proietti: che portava la sua affabile bonomia, essendo convincente in ogni ruolo ma restando pur sempre se stesso. Chi non vorrebbe essere aiutato dal maresciallo Rocca/Proietti? Militare integerrimo, investigatore concreto e contemporaneamente persona del suo tempo, con i pregi e i difetti dell’uomo comune, con i difetti (pochi) che servono per valorizzare, se possibile, ancora di più i pregi. In San Filippo Neri risaltano le virtù note del santo in un racconto che riesce ad avere i tratti convincenti della vita di tutti i giorni – ancora una volta, la quotidianità «credibile», come nel maresciallo Rocca – dove irrompono, inattesi, gli slanci e le tensioni alla santità. E poi, similmente, i «comuni ma straordinari» avvocati e giornalisti, già citati sopra.

Questa è stata la produzione del grande Gigi ascrivibile alla serialità televisiva. Prima ci sono stati anche i trascorsi nel varietà televisivo: nel 1974 «Sabato sera dalle nove alle dieci», dove si prova a mescolare lo show tv classico con lo sceneggiato ispirato a Salgari («Le tigri di Mompracem»), nel 1975 «Fatti e fattacci», con Ornella Vanoni; ma anche «Fantastico 4» (1983), «Io a modo mio» (1986) e «Di che vizio sei?» (1988), fino al recentissimo «Cavalli di battaglia» (2017), implicito tributo alla gloriosa carriera cinquantennale di performer a tutto tondo.

Teatro (tantissimo), molta tv; poi cinema da attore, con carriera discretamente corposa (come numero di film), dagli esiti diversi: «Brancaleone alle crociate» di Monicelli, Scola e Pasquale Festa Campanile, Altman e Bolognini, Sergio Citti, Lugi Magni ed Elio Petri; Carlo Vanzina e Matteo Garrone (l’ultimo «Pinocchio»). E il Bruno Fioretti di «Febbre da cavallo» (1976) di Steno, in cui Proietti, che interpretava il ruolo, storpiò irresistibilmente la – dalì in poi –celebre battuta: «Anche voi non prendete fischi per fiaschi: questo solo è un whisky maschio senza rischio».

Riservato e generoso. E sì, Proietti era anche profondamente romano, come Petrolini e Sordi. La Roma che ci piace di più. Di cui sembra essersi smarrito lo stampo.

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