In Piemonte nel 2019, rispetto al 2016, il volume del gioco d’azzardo fisico (slot machine e video lottery) è diminuito di 572 milioni di euro (-11%), mentre nel resto d’Italia la riduzione, iniziata nel 2019, ammonta a 18 milioni di euro (-0,03%). Il calo nella regione subalpina è iniziato già a partire dal 2017, l’anno successivo all’entrata in vigore della legge regionale 9/2016 a contrasto del gioco d’azzardo patologico approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, firmata dall’allora presidente della Regione, Sergio Chiamparino.
Sono i dati emersi dagli Studi della Direzione Sanità della Regione, da Ires Piemonte e dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) presentati giovedì 28 gennaio nella seduta congiunta delle Commissioni III (Economia-Commercio), IV (Sanità) e Legalità riunite per fare il punto sul monitoraggio del provvedimento.
Numeri che confermano come la legge abbia portato indiscussi benefici sul fronte della tutela dei cittadini più vulnerabili, ma che tuttavia non distolgono la maggioranza in Consiglio regionale ad andare dritta sulla strada di modificare la norma, di fatto smantellandola. Il provvedimento, lo ricordiamo, era stato messo in discussione lo scorso giugno da un emendamento, all’interno del ddl Omnibus, poi ritirato, che chiedeva di eliminare la valenza retroattiva delle norme sul distanziamento delle sale slot dai luoghi «sensibili» (scuole, banche, ospedali, parrocchie), anche ai titolari di sale gioco e sale scommesse già esistenti nel 2014, due anni prima che venisse approvata la legge. Lo scorso settembre il percorso di riforma ha iniziato il suo iter in Commissione consiliare a partire da una seconda proposta di modifica della legge presentata dal consigliere Claudio Leone (Lega).
In sostanza la riforma ha chiesto di dimezzare le distanze fra i luoghi «sensibili» e le sale slot, portandole da 500 a 250 metri, e di ridurre l’elenco dei luoghi a rischio cancellando, per esempio, le parrocchie, gli oratori, gli sportelli bancomat e gli istituti di credito. La nuova proposta, inoltre, elimina le limitazioni di orario alle macchinette da parte dei Comuni. La maggioranza in Consiglio regionale, a cominciare dal presidente della Regione, Alberto Cirio, ritiene la legge del 2016 «troppo restrittiva e penalizzante sotto il profilo economico e occupazionale». L’assessore al Bilancio, Andrea Tronzano, presente la scorsa settimana all’incontro della Commissione consiliare, negli ultimi mesi ha più volte sottolineato «la necessità di tutelare i posti di lavoro nel settore».
Secondo i ricercatori dell’Ires le norme hanno avuto un impatto significativo sulla minore presenza delle slot machine e, dai primi dati sul distanziometro entrato in vigore nel 2019, anche dei videolottery. A livello comunale, c’è una corrispondenza diretta tra riduzione dei volumi di gioco e ordinanze più restrittive adottate dai sindaci. Tra il 2016 e il 2019 in Piemonte, come mostrano i dati pubblicati, si assiste ad una riduzione dei pazienti in carico ai servizi sanitari per disturbo da gioco d’azzardo: da 1.327 a 1.054 (-20,6%). Nelle regioni confinanti, Lombardia e Liguria, il trend è invece in crescita.
Dalla ricerca Gaps (Gambling Adult Population Survey) effettuata dal Cnr emerge che le fasce più soggette a dipendenza sono le persone sotto i 45 anni. Secondo il rapporto il 60% dei giocatori «fisici» guadagna meno di 15 mila euro all’anno e chi gioca alle macchinette ha più possibilità di sviluppare dipendenze rispetto al gioco on line.
«Dai dati disponibili già nel 2018», evidenzia l’Osservatorio regionale sulle dipendenze, «la platea dei giocatori è del 10% in meno rispetto alla media nazionale e quelli a rischio sono la metà che nel resto d’Italia».
«In Commissione consiliare», evidenzia la consigliera Monica Canalis (Pd), «abbiamo ascoltato i massimi esperti regionali e nazionali in materia, che in modo unanime hanno confermato che la legge regionale a contrasto del gioco d’azzardo patologico funziona. Lo hanno fatto sulla base di dati ed evidenze scientifiche che lasciano pochi dubbi. In particolare dai rapporti emerge come non si sia verificato un effetto sostituzione del gioco on line». Per la Canalis non è possibile considerare questo tema di esclusiva competenza del settore commercio: “la questione sanitaria non può essere posta in secondo piano. Detto ciò dai dati emerge come il saldo occupazionale nelle tabaccherie dal 2016 al 2020 è positivo e nelle sale da gioco e scommesse il rapporto tra assunzioni e cessazioni porta alla perdita di 52 posti di lavoro in 4 anni e non al paventato crollo del settore».
Di tutt’altro avviso i consiglieri di maggioranza che appoggiano la riforma del provvedimento sostenendo che «la legge, troppo restrittiva, provocherà significative perdite di posti di lavoro da quest’anno in poi rispetto alle altre regioni italiane».