Entro il prossimo mese di maggio le casse dell’Ordine Mauriziano rischiano di finire completamente vuote. Nel portafoglio della Fondazione proprietaria della Palazzina di Stupinigi, delle Abbazie di Staffarda e Ranverso, della Basilica Mauriziana e di altri straordinari tesori monumentali – attrazione turistica di primo piano – sono rimasti solo 600 mila euro, briciole in rapido esaurimento. Il Governo Conte, da cui dipende il Mauriziano, sta facendo finta di niente. Come i Governi precedenti non ha mai versato un centesimo per il mantenimento dei monumenti mauriziani ed ora – colpo di grazia – pare non sapere che i vertici della Fondazione sono scaduti a giugno 2018 e che, a norma dello Statuto, tocca proprio al Premier nominare il nuovo Presidente.
Il denaro sta esaurendo. Le nomine non arrivano. Stiamo mandando in malora incalcolabili tesori: un disastro imminente, e un grande fallimento collettivo. Per il futuro Consiglio d’Amministrazione del Mauriziano, quello che il Governo continua a non insediare, risultano in pista personalità vicine alla Lega (una professionista di Biella) e al Movimento Cinque Stelle, l’economista grillino Paolo Biancone. Avrebbero in mente – prospettiva controversa – nuovi modelli gestionali per i monumenti come Stupinigi, che si vorrebbe affidare a investitori privati come suggerito dal presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo. Una poltrona in Cda andrà all’avvocato Luigi Chiappero, vicino all’opposizione Pd, gradito alla Regione Piemonte.
Sono notizie frammentarie. Nessun passo concreto, il cerino sta spegnendosi nelle mani del commissario uscente Giovanni Zannetti e del vicecommissario Cristiana Maccagno, rimasti senza quattrini, ma con 18 dipendenti cui pagare gli stipendi e urgenti spese gestionali. Il prestigioso Mauriziano – questa l’incredibile verità – sta andando a schiantarsi contro un muro.
Cosa accadrà quando il denaro sarà esaurito? Bisognerà chiudere la Palazzina di Stupinigi? Saranno licenziati i lavoratori? Si smetterà di manutenere i monumenti, le basiliche (ne esiste anche una monumentale a Cagliari), la Palazzina di Caccia? Oppure a sorpresa, ritirandosi lo Stato, salteranno fuori investitori privati, interessati ai monumenti?
A proposito di muri… Uno vecchio e pericolante è crollato a Stupinigi la scorsa settimana, fra la Palazzina e la chiesa, perché la Fondazione non ha più denaro per le riparazioni. È l’ultimo segnale del disastro nel quale è stato lasciato scivolare quello che per secoli, fino a vent’anni fa, era non solo il più straordinario ente culturale del Piemonte ma anche un grande, prestigioso ente ospedaliero.
La vicenda che ha affondato il Mauriziano è nota, anche se nessuno la racconta più. Il declino iniziò proprio attorno agli ospedali. Negli anni Novanta il Mauriziano aveva portato in Tribunale la Regione Piemonte (presidenza Ghigo) che rifiutava il rimborso di grossi investimenti sostenuti dall’ente ospedaliero per far nascere il centro tumori di Candiolo, la cardiochirurgia nel nosocomio di corso Re Umberto, un centro di riabilitazione alla Crocetta. Il contenzioso non giunse mai a sentenza: nel 2002 il Mauriziano venne commissariato dal Governo Berlusconi, vicino a Ghigo; il commissario governativo Anna Maria D’Ascenso rinunciò a far valere le ragioni del Mauriziano nei tribunali; gli ospedali furono passati in gestione alla Regione Piemonte; il patrimonio del Mauriziano venne messo in vendita coattiva per ripagare gli investimenti che la Regione non aveva ritenuto di dover rimborsare.
Dal 2007 i commissari liquidatori Zanetti e Maccagno fanno i salti mortali per salvare il salvabile, garantendo almeno l’apertura al pubblico di Stupinigi. Hanno eseguito la vendita di immobili, terre agricole e cascine, pagato debiti per 330 milioni di euro. Ma adesso il denaro è finito. Il patrimonio che produceva rendite non esiste più. Esiste solo il costo dei monumenti da mantenere: una gestione da 4 milioni l’anno. Uniche risorse: i biglietti d’ingresso a Stupinigi (1 milione) e piccoli introiti legati a Staffarda e Sant’Antonio di Ranverso (100 mila euro).
Cosa accadrà quando fra poche settimane saranno finiti tutti i soldi? Nessuno risponde a questa domanda. A metà gennaio, cautelativamente, la Regione Piemonte ha fatto sapere che chiuderà anche i cordoni della propria borsa (500 milioni di contributo annuo) perché il vuoto istituzionale, a giudizio dell’Assessorato alla Cultura, non consente più investimenti.
Sempre la Regione ha chiuso i rubinetti negli ospedali di Lanzo e Valenza, rilevati dal Mauriziano pagando solo metà del compenso (2,5 milioni su 5) rivendicato dall’Ordine.
La Fiat ha infine disdetto il contratto d’affitto (200 mila euro) che versava per l’uso di un edificio nei terreni del Mauriziano fra Stupinigi e Nichelino. Pare una congiura, forse è solo cattivo governo… Ma chi ci guadagnerà?