Sarà l’opera di un pittore vissuto tra Metz al nord-est della Francia e la val d’Isère di nome Arcabas ad accompagnare il cammino dei giovani, dall’inizio della Quaresima a Pentecoste arricchendo il percorso di Lectio divina che l’Arcivescovo guiderà per loro in cattedrale a partire dal prossimo 3 marzo alle 21.
Le riflessioni e la preghiera che susciteranno le parole di mons. Roberto Repole a commento di alcuni brani evangelici saranno infatti accompagnate dalla proiezione di alcune tele di un pittore francese che ha usato il suo talento artistico per rappresentare scene della Sacra Scrittura e ha tradotto in opere d’arte il suo rapporto con Dio.
Lungo tutto il corso dei secoli nella storia della cristianità si è ricorso alla figurazione al fine di suscitare nei fedeli quello stupore e quella meraviglia intrinseca alla Parola stessa.
Ecco dunque che per il percorso di Lectio «Vedere la Parola» la scelta è caduta su una serie di dipinti realizzati dall’artista francese Jean Marie Pirot noto con l’appellativo di Arcabas. Quello che diventerà un polivalente artista visionario con grandi abilità di pittore, scultore, incisore, mosaicista, creatore di vetrate, venne alla luce a Trémery in Lorena il 26 dicembre 1926; e non avrà che 13 anni di età quando le truppe tedesche occuperanno quel lembo di terra a cavallo tra Francia e Germania, cosa che lo costringerà a sfilare appena diciasettenne con la divisa della Wehrmacht.
Fortunatamente riuscirà a venirne fuori abbastanza presto e indenne, per trasferirsi a Parigi e nutrire il proprio talento all’École nationale des Beaux Arts. Benché denoti scarsa propensione verso l’accademismo che in quell’ambito si imponeva, avrà comunque modo di apprendere il «mestiere» e di approfondire la storia dell’arte frequentando il Museo del Louvre con assiduità.
Nel 1948 conoscerà e sposerà Jaqueline che sarà sua alter ego per la loro lunga vita insieme e da questa unione nasceranno due figli. Nel 1949, terminati da poco gli studi all’École, verrà chiamato a dirigere il laboratorio nella Suola di arti decorative di Grenoble. La vita di Arcabas sarà letteralmente trasformata dal suo incontro in giovane età con la Sacra Scrittura, che diverrà la pietra angolare per l’ispirazione del suo lavoro durante 75 anni di carriera ascetica. Un grande artista non muore mai perché riesce a indirizzare nella trasparente luce del colore ogni impulso vitale. Arcabas è stato un uomo dai sentimenti generosi, tracimanti e la sua produzione vastissima, in una rara impresa per i tempi attuali, racconta ogni sentimento si possa instaurare tra la grandezza dell’umano e la vertigine dell’Eterno. Un gioco fanciullesco perdurante, dove ogni prodezza dell’immaginario trova la sua scintilla primigenia. Davvero la sua opera s’è fatta carico di «tutte quelle cose visibili e invisibili creature del Cielo e della Terra spalancate al dono universale del Padre Creatore».
Il gesto di Arcabas si traduce nella gioia di una inesauribile infanzia. Rare personalità del suo livello hanno saputo resistere alla vanità idolatra del proprio ego tramutandola in arrendevolezza fiduciosa e senza riserve in quel «totalmente Altro». Ma veniamo alle opere di Arcabas. Il luogo che maggiormente raccoglie il suo genio e si pone simbolicamente come la sorgente dalla quale è scaturita la sua fortunata vicenda umana si trova nel dipartimento dell’Isère nel perimetro del comune di Saint Pierre de Chartreuse, a pochi chilometri dalla abbazia Certosina fondata da San Bruno di Colonia con i suoi compagni nel 1084 e diventata, nel corso dei secoli, baluardo estremo della Cristianità in Europa con il nome di Grande Chartreuse. In quel villaggio di Saint Pierre esiste una modesta cappella che porta il nome di Saint Hugues de Chartreuse; a soli 25 anni l’artista si propone al parroco, prete operaio, don Raymond Truffot per intraprendere la decorazione a titolo gratuito di quelle pareti disadorne.
Questa opera che lo vedrà impegnato per tre cicli successivi nell’arco di 30 anni è da ritenersi uno dei capolavori dell’arte sacra del ‘900 (per esemplificare come la Chapelle de Vence per Matisse e le Musée Message-Biblique a Nizza per Chagall).
L’opera intera, una iperbole di questo felice cantore della fede, è un trionfo di azzurri profondi, luce tersa adamantina, poi improvvisi rossi e oro in foglia, molto oro ad evocare la sacralità dell’Assoluto. I volti transitano dalla pacificazione ineffabile, tratta dalla lezione di Piero della Francesca, alla tenerezza struggente della Vergine con il bambino più volte raffigurata. Compaiono poi angeli con due occhi sovrapposti, panneggi avvolgenti caldi di speranza, e poi ancora il tema più volte rivisitato della scena del perdono da parte del Padre Misericordioso al figlio genuflesso. Come in una sequenza onirica – balzano qua e là figure inquietanti come il volto di un malvagio Erode oppure la beffarda risata del pastore che ritrova il suo agnello.
Infine: vita e morte, angeli in perplessa attesa, e poi ancora le sublimi vetrate della Salette, realizzate con l’aiuto del fidato Christophe Berthier e molto altro ancora. Ma in ultimo chi è stato Arcabas? Una persona che ha scandagliato con vari mezzi le possibilità di un uomo teso a recuperare la sua propria immagine per una piena restituzione al Padre della propria esistenza.
Il 3 marzo con il Vescovo in Duomo
«Vedere la Parola» è il titolo del percorso di Lectio divina che l’Arcivescovo mons. 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗥𝗲𝗽𝗼𝗹𝗲 propone ai giovani a partire dal 3 marzo.
Il percorso ha come tema il 𝗺𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼 𝗣𝗮𝘀𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗦𝗶𝗴𝗻𝗼𝗿𝗲. Ogni sera sarà scelta, mostrata e presentata un’opera di 𝗔𝗿𝗰𝗮𝗯𝗮𝘀, artista francese che potrà aiutare, dopo i momenti della 𝙡𝙚𝙘𝙩𝙞𝙤 e della 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙩𝙖𝙩𝙞𝙤, ad entrare nel mistero dell’𝙤𝙧𝙖𝙩𝙞𝙤 e della 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙚𝙢𝙥𝙡𝙖𝙩𝙞𝙤.
I q𝘂𝗮𝘁𝘁𝗿𝗼 𝗮𝗽𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 sono venerdì 3 marzo, sabato 1 aprile, venerdì 5 maggio e sabato 27 maggio alle 21. Le Lectio con l’Arcivescovo sono rivolte a 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 i giovani, ma intendono anche tracciare 𝘂𝗻 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗽𝗮𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 della Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, all’inizio del prossimo mese di agosto.