Lunedì 24 luglio nei primi pullman diretti alla Gmg di Lisbona, tra i partenti c’era anche il Vescovo Ausiliare mons. Alessandro Giraudo. Il 30 luglio raggiungerà i giovani anche l’Arcivescovo Repole.
Mons. Giraudo, quale è la sua esperienza alle Gmg?
La mia prima Gmg è stata a Częstochowa, nel 1991, come seminarista: ero un po’ a metà tra i giovani e gli organizzatori; poi la seconda Gmg alla quale ho partecipato era quella di Parigi quando ero viceparroco a Moncalieri. La terza Gmg – a cui non avrei mai pensato di partecipare, perché avevo già completato le esperienze di presenza pastorale attiva del mio percorso – è stata quella di Madrid con un gruppo di giovani ‘apolidi’. Questa di Lisbona è la prima da Vescovo, e anche a questa non avrei mai pensato di partecipare…
Cosa si aspetta, vivendola in questo ‘ruolo,’ e cosa pensa si aspettino oggi i giovani da questa esperienza?
Non ho avuto modo di approfondire quello che mi verrà chiesto, parto un po’ alla scoperta di questa avventura con il desiderio di stare in mezzo ai ragazzi per accompagnarli nel loro cammino e di vivere con loro quelli che saranno i vari momenti proposti. L’invito di questa Gmg è «Alzati». Credo che anche per me questa Gmg possa essere un’esortazione – al di là degli aspetti burocratici dei miei incarichi – a mettermi in gioco, a mettermi in ascolto e a camminare insieme a questi giovani accogliendo le loro attese e speranze. Penso che la Gmg possa essere un’occasione per risintonizzarmi un po’ con loro: più che nel ruolo di guida in questo momento mi sento in quello di chi sta in mezzo a loro. Per quanto riguarda le attese dei giovani ho colto il desiderio forte di incontrarsi. Un desiderio che, per quanto venga giudicato come poco rispetto al senso profondo della Gmg, è già un bel punto di partenza. Questi anni del Covid purtroppo hanno segnato pesantemente i ragazzi e quindi ripartire dalla dimensione delle relazioni umane non è un elemento da scartare. Accanto a questo c’è il desiderio di una esperienza grande, spiritualmente arricchente. Non colgo né la dimensione turistica del viaggio, che non c’è perché non ci sono i tempi, né solo la dimensione di relazione: questi giovani avrebbero potuto fare viaggi per conto loro in queste vacanze, invece hanno scelto qualcosa di diverso, di trovare quei contenuti che magari nella vita ordinaria si fanno fatica a sperimentare ed approfondire, compresi quelli della fede. Credo che anche per loro ci sia il desiderio di un momento di ricarica, di farsi accompagnare dal Signore. Ci saranno livelli e richieste molto diverse, ci sarà chi sarà più povero dal punto di vista della fede e chi avrà già fatto altre esperienze, ma mi sembra che anche questo rappresenti una ricchezza della condivisione della Gmg.
Nel percorso dei giovani anche due tappe mariane…
Lourdes e Fatima possono offrire l’opportunità di risvegliare in questi giovani la dimensione mariana della fede che rischia di essere considerata più un elemento della pietà popolare.
Anche il tema della Gmg è fortemente mariano ed è una occasione per riscoprire in Maria Colei chi ci è maestra nella fede e di una fede che si realizza in uno stile di vita…
Saranno giorni intensi, ma dopo?
Una prima ricaduta sarà legata alla responsabilità di testimoniare quanto vissuto: non raccontando quello che abbiamo fatto, ma rendendo visibili e condividendo le ricchezze spirituali sperimentate. La seconda ricaduta sarà quella che già il Vescovo Roberto ci ha indicato: cioè il desiderio di continuare a metterci in ascolto della Parola. E di nuovo Maria sarà il riferimento per eccellenza di quell’ascolto, che non è un approccio intellettualistico, ma una scelta di vita. Il successo della Gmg non sta nel numero dei partecipanti o di coloro che dopo continueranno a fare delle cose, ma in quel seme di vita che, come cristiani, i giovani custodiranno nel cuore.