Giulia di Barolo, la marchesa delle detenute

Bicentenario Distretto Sociale – In Comune venerdì 3 febbraio un seminario su «Donne private della libertà, tra passato e presente: dal Rifugio di Giulia di Barolo alla sezione femminile del carcere torinese ‘Lorusso e Cutugno’»

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«Quando la marchesa iniziò nel 1814 a visitare le carceri torinesi dove erano detenute le donne ai margini in condizioni di immane degrado provò un senso di colpa. ‘Perché loro sono dentro e io fuori?». Così Arturo Soprano, vicepresidente dell’Opera Barolo, presidente emerito della Corte d’Appello di Torino, ha aperto l’affollato seminario «Donne private della libertà, tra passato e presente: dal Rifugio di Giulia di Barolo alla sezione femminile del carcere torinese ‘Lorusso e Cutugno’».

Promosso in Sala delle Colonne, venerdì 3 febbraio dal Comune di Torino e dall’Opera Barolo l’incontro nell’ambito delle celebrazioni del Bicentenario del Distretto sociale Barolo, l’incontro è stata l’occasione per riflettere sull’opera e l’eredità di Giulia per l’emancipazione delle detenute. Le celebrazioni del Bicentenario erano iniziate con una Messa presieduta dall’Arcivescovo Roberto Repole nella parrocchia Santa Giulia, dove riposano le spoglie dei venerabili sposi, la marchesa Giulia e Carlo Tancredi di Barolo, giovedì 19 gennaio. Era il 1823 quando nacque l’Istituto del Rifugio, il «primo mattone» di quella che oggi è una cittadella dell’accoglienza e dell’educazione, un salvagente per la popolazione più fragile che, come nella Torino nell’Ottocento, vive ai margini della società.

Il Distretto Barolo, 30 mila metri quadri nel quadrilatero tra via Cigna e via Cottolengo, sorge nel cuore della città dei santi sociali: «Quando la giustizia ha esaurito il suo compito lasci che la carità cominci il suo» diceva la marchesa ed è incredibile come l’opera dei santi sociali si incroci per queste strade come per fondersi in uno stesso carisma. Il motto di san Giuseppe Benedetto Cottolengo, la cui opera confina con il Distretto è «Caritas Christi urget not» (la Carità di Cristo ci spinge) e, a due passi di qui, a Valdocco – via Cottolengo è la prosecuzione di via Maria Ausiliatrice dove sorge l’omonima basilica Casa Madre dei salesiani – don Bosco, amico della marchesa, fondò gli oratori e le scuole professionali che lo hanno reso famoso nel mondo.

Il riscatto «di chi ha avuto di meno» era la preoccupazione dei santi sociali torinesi – e nella marchesa di Barolo è ancora più evidente data la sua posizione sociale come ha ricordato Arturo Soprano (il cospicuo patrimonio dei marchesi per loro volere fu donato per opere benefiche) – che, come dice papa Francesco, non si accontentavano di fare l’elemosina ma guardavano negli occhi il povero cercando di fornirgli gli strumenti per rialzarlo dalla polvere. Questo era il «collante» del matrimonio dei marchesi di Barolo che ebbero come testimone di nozze Napoleone: Giulia si dedicò, tra l’altro, all’assistenza delle detenute mettendo in campo col marito varie iniziative solidali. Con il suo impegno a favore delle carcerate con istruzione, cibo e abbigliamento presentò al Governo un progetto di riforma carceraria e il 30 ottobre 1821 il ministero la nominò soprintendente del carcere.

Il seminario ha messo in luce la necessità, come ha concluso Gianna Pentenero, assessore con delega ai Rapporti con il sistema carcerario – di incrementare sulle orme della marchesa l’impegno di «fare sempre più rete» come è stato rimarcato negli interventi delle realtà cittadine che operano «dentro e fuori» il carcere per il reinserimento sociale delle recluse tra cui la consigliera dell’Opera Barolo Anna Maria Poggi, Anna Bello, presidente del Tribunale di sorveglianza di Torino, Monica Cristina Gallo, garante dei detenuti del Comune, Wally Falchi responsabile del Centro di Ascolto Caritas, Marzia Sica della Compagnia di San Paolo, Paola Fuggetta dell’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna).

Ne è prova la testimonianza di Marina, detenuta in affidamento esterno, che ha raccontato la sua esperienza di riscatto «grazie all’incontro di persone che hanno creduto in lei e non hanno considerato il suo passato ma i suoi talenti da far fruttare». Il programma delle celebrazioni su www.operabarolo/il-distretto-sociale/200-anni/.

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