Negli anni Sessanta-Ottanta in Italia esplodono stragi nere e terrorismo rosso: in dieci anni 5.000 attentati terroristici, 455 morti, 4.529 feriti. Torino e il Piemonte pagano un alto tributo di sangue: dal 22 luglio 1968 al 27 aprile 1982 avvengono 70 atti con 20 morti. E poi violenza generalizzata; camorra, mafia, ’ndrangheta, sacra corona unita, sequestri di persona; disagio giovanile e droga; corruzione nella politica, nella pubblica amministrazione, nella gestione del potere e del denaro pubblico; dramma della casa; evasione fiscale; speculazione finanziaria e fondiaria.
Il 1978 è anno cruciale, traumatico, incalzante: la strage di via Fani, la prigionia e l’assassinio di Aldo Moro; l’approvazione della legge di aborto; le dimissioni forzate del presidente della Repubblica Giovanni Leone e l’elezione di Sandro Pertini. A Roma l’11 marzo 1978 Giulio Andreotti costituisce il suo quarto governo. Il 16 marzo, poco prima che lo presenti in Parlamento, in via Mario Fani le Brigate Rosse rapiscono l’on. Moro, presidente della Democrazia cristiana, e sterminano i cinque uomini della scorta. Il Parlamento vota la fiducia al monocolore Dc sostenuto dal Pci di Enrico Berlinguer, da Psi, Psdi, Pri. Papa Montini, amico di moro dai tempi della Fuci, supplica invano gli «uomini delle Brigate rosse: liberatelo senza condizioni». Devastante la prigionia di 55 giorni: sottoposto a processo dal «tribunale del popolo» e giustiziato. Il 9 maggio alle 13 la telefonata «in via Caetani c’è un’auto rossa con il corpo», parcheggiata – estrema beffa – tra le sedi del Pci e della Dc. Nel pomeriggio 40 mila torinesi scendono in piazza San Carlo contro il terrorismo. A sera migliaia affollano il Duomo e piazza San Giovanni per la Messa celebrata dall’arcivescovo Ballestrero.
Il 18 maggio, anche sotto la spinta irrazionale della «vicenda Icmesa» di Seveso (Milano), è approvata la legge 194 sull’interruzione volontaria della maternità, in vigore dal 5 giugno. La Chiesa ricorda con il Concilio: «L’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli» («Gaudium et spes» n. 51). Il 15 giugno epilogo anticipato per Giovanni Leone al Quirinale. A succedergli l’8 luglio il Parlamento elegge – al 16° scrutinio con 832 voti su 995 – il socialista 82enne Sandro Pertini, ex partigiano, amato dagli italiani e amico di Karol Wojtyła. Le dimissioni sono la conclusione traumatica dopo le accuse di tangenti sugli aerei Lockheed e in seguito alla sfiducia dei partiti con alla testa il suo, la Dc. Le accuse si riveleranno infondate: «Antelope Cobbler» non è Leone. Ma il proposito dei comunisti di metterlo in stato di accusa e una violenta campagna di stampa, orchestrata da «l’Unità» e «l’Espresso», dal Pci e dai radicali, lo convincono a togliere il disturbo, vittima della politica e dei media,
La più evidente differenza fra terrorismo nero e rosso è che i neofascisti compiono stragi gravissime, soprattutto sui treni per uccidere e annientare decine e decine di persone e gettare nel terrore l’opinione pubblica. È la «strategia della tensione», sulla quale la on. Giorgia Meloni dimostra una terribile confusione.
1969 – Il 25 aprile bombe ad alto potenziale alla Fiera e alla Stazione centrale di Milano: una ventina di feriti; l’8-9 agosto bombe rudimentali esplodono su 8 treni in diverse località: 12 feriti. Il 12 dicembre una bomba esplode nella Banca nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano: 17 morti e 88 feriti.
1970 – Il 22 luglio a Gioia Tauro (Reggio Calabria) una carica di tritolo fa saltare un tratto di binario a poche centinaia di metri dalla stazione provocando il deragliamento del «Treno del sole» Palermo-Torino: 6 morti e 139 feriti. Nella notte 7-8 dicembre tentativo di colpo di Stato organizzato dal principe Junio Valerio Borghese e il suo Fronte Nazionale.
1972 – il 31 maggio strage a Peteano di Sagrado (Gorizia): un’auto esplode e colpisce una pattuglia di carabinieri: 3 morti, vari feriti.
1974 – Il 28 maggio strage di piazza della Loggia a Brescia causata da una bomba nascosta in un cestino portarifiuti in una manifestazione sindacale: 8 morti, 103 feriti. Il 4 agosto una bomba ad alto potenziale sul treno «Italicus» esplode a San Benedetto Val di Sambro (Bologna): 12 morti e 48 feriti. Ordine nero rivendica: «abbiamo voluto dimostrare alla Nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare».
1976 – Paga di persona il giudice romano Vittorio Occorsio, vittima del terrorismo nero. Partecipa ai processi per piazza Fontana e a Ordine nuovo; si occupa della loggia massonica P2, dei rapporti tra terrorismo neofascista, massoneria e Sifar; Piano Solo e Golpe Borghese. È ucciso da Pierluigi Concutelli di Ordine nuovo a Roma il 10 luglio 1976, con 32 colpi di mitra.
1980 – Il 2 agosto la strage peggiore: alla stazione di Bologna esplode una bomba nella sala d’aspetto di seconda classe: 85 morti e 200 feriti.
1984 – Il 23 dicembre una bomba esplode sul treno rapido 904 Napoli-Milano a Vernio (Prato): 15 morti e 267 feriti.
Gli estremisti rossi prendono di mira singoli o gruppi di persone, in quanto rappresentanti di idee e classi sociali: imprenditori e dirigenti; politici e giornalisti; forze di polizia (carabinieri, agenti e funzionari P. S., guardie carcerarie); studenti e sindacalisti. Ecco le vittime dei terroristi rossi in Piemonte
1975 – Nel conflitto a fuoco in una cascina presso Acqui Terme (5 giugno) muoiono il carabiniere Giovanni D’Alfonso e la brigatista Margherita «Mara» Cagol.
1976 – In centro a Biella il vicequestore Francesco Cusano è colpito in pieno petto da due terroristi (1° settembre).
1977 – A Torino le brigate combattenti crivellano di colpi Giuseppe Ciotta (12 marzo), brigadiere dell’ufficio politico della Questura; a Torino il 76enne Fulvio Croce, presidente gentiluomo degli avvocati, è ucciso vicino al suo studio (28 aprile); nel capoluogo militanti di Lotta continua lanciano molotov in un bar e bruciano vivo lo studente-lavoratore Roberto Crescenzio (1° ottobre). In centro città i criminali sparano quattro colpi di pistola alla testa di Carlo Casalegno (16 novembre), vicedirettore de «La Stampa» inflessibile difensore della democrazia e della laicità dello Stato, sorpreso senza scorta: si spegne a 61 anni il 29 novembre.
1978 – Alla fermata del tram in corso Belgio a Torino i terroristi uccidono Rosario Berardi (10 marzo), maresciallo P. S. dell’antiterrorismo. A Torino gli agenti di custodia Lorenzo Cutugno (11 aprile) e Giuseppe Lorusso (19 gennaio 1979) sono freddati sotto casa. A Torino Piero Coggiola, capofficina della Lancia, è ucciso a colpi di pistola (28 settembre). A Torino una gragnuola di proiettili all’alba uccide gli agenti ventenni di P. S. Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu (15 dicembre), di guardia all’esterno delle Nuove.
1979 – A Torino in uno scontro a fuoco con la polizia i terroristi fulminano a colpi di kalashnikov lo studente 18enne Emanuele Iurilli (10 marzo). A Druento (Torino) il vigile urbano Bartolomeo Mana è giustiziato durante una rapina in banca (13 luglio). A Torino il barista Carmine Civitate è ucciso da Prima linea (18 luglio). A Torino Prima linea uccide l’ingegner Carlo Ghiglieno, dirigente Fiat (21 settembre).
1980 – Alla vigilia della pensione cade Carlo Ala, sorvegliante Framtek-Fiat di Settimo Torinese (31 gennaio), freddato dai terroristi. A Torino un commando uccide, dopo una furibonda lotta per sfilargli la pistola, Giuseppe Pisciuneri, guardia giurata (10 aprile): mancano tre giorni alla visita di Giovanni Paolo II.
1982 – A Corio Canavese (Torino) i terroristi, fermati per un controllo, abbattono con il mitra Benito Atzei, vicebrigadiere dei Carabinieri (8 ottobre). In una rapina in banca a Torino un assassino uccide alle spalle Rosario D’Alleo e Antonio Pedio, guardie giurate di 27 e 26 anni (21 ottobre).