Grazie ad un cellulare e ad uno schermo la Gmg di Panama è arrivata a Torino, all’oratorio San Giuseppe Cafasso nella periferia di Borgo Vittoria.
Si è svolta lì domenica 27 gennaio la serata organizzata dalla Pastorale giovanile diocesana «Panama chiama Torino»: si sono ritrovati insieme, attraverso un video collegamento, i giovani della diocesi che hanno preso parte alla Gmg con il gruppo «Piemonte 1» e i coetanei di diverse parrocchie, oratori e associazioni giovanili che non vi hanno partecipato.
Si sono riuniti, insieme all’Arcivescovo Nosiglia, come fossero in un unica stanza, per condividere i forti messaggi che il Papa dall’istmo panamense, che unisce l’Oriente all’Occidente, ha lanciato alla gioventù mondiale.
I ragazzi a Panama, guidati da don Luca Ramello, delegato per la Pastorale giovanile di Piemonte e Valle d’Aosta, e mons. Marco Brunetti, Vescovo di Alba, ospiti nella casa di una delle famiglie che hanno aperto le porte ai piemontesi, hanno raccontato ai coetanei rimasti a Torino l’esperienza del gemellaggio nelle campagne alla periferia di Chitré, a 400 chilometri dalla capitale, gli incontri con i giovani del mondo, i giorni intensi delle giornate mondiali, le parole di Papa Francesco che hanno parlato al cuore di ciascuno.
«Dobbiamo e vogliamo essere ‘costruttori di ponti’ nelle nostre comunità, all’università, negli ambienti di lavoro, nella politica e nella società civile», ha detto un ragazzo torinese da Panama, «è questo il messaggio del Papa che mi porto a casa. Oggi un ponte lungo migliaia di chilometri unisce Panama a Torino».
«Il mio augurio», ha detto l’Arcivescovo Nosiglia attraverso lo schermo, «è che tutto ciò che avete vissuto a Panama lo conserviate nel cuore, lo testimoniate agli altri, lo diffondiate ai coetanei della nostra città e Regione. Nello stesso tempo domandatevi, come ha fatto Maria, ‘che custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore’ (Lc 2,49), che significato hanno avuto questi incontri per la vostra vita, non lasciate cadere questa esperienza come un qualsiasi viaggio che finisce».
Ad animare la serata di festa all’oratorio del Cafasso, dopo la cena, c’era il Grande Coro Hope che ha proposto alcuni dei canti simbolo delle Giornate Mondiali della Gioventù.
Poi tutti i giovani, insieme all’Arcivescovo, si sono soffermati sull’invito che il Papa ha lanciato nella Messa finale della Gmg domenica 27 gennaio presso il Campo San Juan Pablo II (Metro Park) di Panama ad essere l’«adesso di Dio» e su come tradurlo nella propria quotidianità e nelle proprie comunità a partire da oggi.
«Molti giovani vivono nell’attesa di un domani», ha evidenziato mons. Nosiglia, «come se fossero parcheggiati in una sala d’attesa; si vive la giovinezza come l’attesa di un domani che si continua a vedere lontano e precario. Dio vi chiama adesso nella vostra vita di ogni giorno come giovani in quanto giovani a dare un contributo fondamentale non solo alla vostra vita ma anche a quella della Chiesa e della società. Dovete sentirvi responsabili rispondendo con entusiasmo a ciò che oggi ci chiede il Signore: come vi ha detto il Papa siete l’‘adesso di Dio’».
Infine l’Arcivescovo ha ripreso l’immagine con cui Papa Francesco nella Veglia della Gmg di sabato 26 gennaio ha definito Maria l’«influencer di Dio».
«Anche voi giovani», ha concluso, «potete contagiare Dio: è vero che abbiamo bisogno di Dio, ma ricordatevi che Dio ha bisogno anche di voi, della vostra gioia, della vostra vita, di una risposta positiva alla sua chiamata».