I santi della Consolata da Carlo Borromeo a Chiara Luce Badano

Storia – Grazie a San Carlo Borromeo (1538-1584) la Sindone nel 1578 arrivò a Torino. Il santo arcivescovo la venerò e sostò in preghiera alla Consolata che Carlo Emanuele II pose come protettrice della casata

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San Carlo Borromeo

Grazie a San Carlo Borromeo (1538-1584) la Sindone nel 1578 arrivò a Torino. Il santo arcivescovo la venerò e sostò in preghiera alla Consolata che Carlo Emanuele II pose come protettrice della casata. Nel 1589 ai Benedettini, custodi del santuario, subentrano i Cistercensi riformati (Fogliensi). Durante le pestilenze i Cistercensi trasformano in ospedale il convento annesso al santuario.

Prega alla Sindone e alla Consolata San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra. ospitato in santuario come racconta una testimonianza: «La principessa di Piemonte gli aveva fatto preparare un sontuoso alloggio ma egli la supplicò a risparmiargli quegli onori e andò nel convento dei Cistercensi». Il santuario è la roccaforte spirituale della città sotto assedio dei francesi nel 1706, con l’appoggio del beato Sebastiano Valfré (1627-1710) e della carmelitana beata Maria degli angeli-Marianna Fontanella (1661-1717): il Consiglio comunale delibera la realizzazione della statua per le processioni. Quasi ogni giorno scende in città il frate Ignazio da Santhià (1686-1770) e va a pregare in santuario. Lo stesso fa il francese Giuseppe Benedetto Labre (1748-1783) ospite della città. La venerabile Maria Clotilde di Borbone-Francia (1759-1802), sposa di Carlo Emanuele IV di Savoia, dona al santuario un mantello perché farne un piviale. La beata Maria Cristina di Savoia (1812-1836) va sposa a Napoli di Ferdinando II. La «reginella santa» muore di parto a 24 anni.

Tra i nobili che si schierano con i più sfortunati i marchesi, entrambi venerabili, Carlo Tancredi Falletti di Barolo (1782-1838) e la sposa Giulia Colbert (1786-1864), ideatori e propugnatori di una serie di opere di solidarietà in ambito educativo e per il recupero dei carcerati: Carlo Tancredi, pubblico amministratore e sindaco, nel colera del 1835 propugna il voto alla Consolata e si occupa dell’erezione della colonna votiva sulla piazza. Giulia è devotissima della Consolata. Durante un’affollata celebrazione sente una bimba chiedere alla mamma: «Pijme am brass, prendimi in braccio». Diventa la sua giaculatoria preferita.

La morte di una giovane partoriente francese, rifiutata dagli ospedali nel settembre 1827, sconvolge san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) che fonda per i malati poveri il «Ricovero della volta rossa» di via Palazzo di Città, trasferito nell’aprile 1832 a Valdocco. Si affida alla Piccola Casa della Divina Provvidenza e alla Consolata: nell’autunno 1841 manca la farina. Fa uscire tutti e si inginocchia a pregare, con le braccia aperte, davanti al quadro della Consolata: pochi minuti dopo arriva un carro con i sacchi di farina donati da uno sconosciuto.

San Giuseppe Cafasso (1811-1860) è un fervente devoto della patrona. Un’iscrizione, alla base di una colonna vicina all’altare, indica il luogo in cui si raccoglie in preghiera. Devozione profonda anche dell’altro castelnuovese, san Giovanni Bosco (1815-1888). All’antico santuario conduce i ragazzi a ricevere i Sacramenti e a pregare. Quando, nel luglio 1846, si ammala i ragazzi dell’Oratorio si alternano dal mattino alla sera in santuario. Guarisce e i medici gli dicono: «Vada a ringraziare la Consolata ché ne ha ben donde». La città ricorre alla Patrona anche per il «colera asiatico» del 1854. Tra i suoi ragazzini san Domenico Savio (1842-1857) che canta da soprano nel santuario gremito. Nel novembre 1856 don Bosco piange la morte della mamma, la venerabile Margherita Occhiena (1788-1856). Devoti della Consolata sono i beati parroci Federico Albert (1820-1876) di Lanzo e Clemente Marchisio (1833-1903) di Rivalba.

Nella schiera di fondatrici la beata saviglianese Gabriella Bonino (1843-1906) istituisce le Suore della Sacra Famiglia; nel vicino Istituto Sant’Anna vive la beata Maria Enrichetta Dominici (1829-1894), co-fondatrice e superiora della Congregazione voluta dai marchesi di Barolo. La beata Anna Michelotti (1843-1888), nata in Savoia, nella prima visita in Piemonte va a pregare in santuario. Si spinge in Sud-America la carmagnolese santa Francesca Rubatto (1844-1904) che dall’Argentina raccomanda alla nipote «di andare alla Consolata a pregare»; la serva di Dio Maria Luigi Angelica Clarac (1817-1887).

I beati fratelli Giovanni Maria (1848-1913) e Luigi (1861-1936) Boccardo: il primo, su invito del rettore Giuseppe Allamano, nell’aprile 1899 compila l’opuscolo «I nove sabati della Consolata»; il secondo è vicerettore del Convitto.

A Torino rifulge il beato Giuseppe Allamano (1851-1926), fondatore dei Missionari (1901) e delle Missionarie (1910) della Consolata. Ai suoi missionari raccomanda di «non partire da Torino senza aver fatto una visita alla Consolata». Tra le prime suore la venerabile Irene Stefani (1891-1930) che giunge da Anfo (Brescia) nel 1911 alla vigilia della festa della Consolata: la 27ª suora che entra nell’Istituto. Allamano avvia un grande lavoro di restauro e tra gli oblatori ci sono san Pio X, la regina Margherita di Savoia, la principessa Clotilde di Savoia-Napoleone.

Anche due santi vescovi si affidano alla Consolata: il beato Edoardo Rosaz (1830-1903), vescovo di Susa e fondatore delle Suore Francescane Missionarie e san Giuseppe Marello (1846-1895), nato a Torino, prete ad Asti, segretario del vescovo Carlo Savio, assiste ai lavori del Concilio Vaticano I, fonda gli Oblati di San Giuseppe, vescovo di Acqui. Il monregalese beato Marcantonio Durando (1801-1880) per 43 anni superiore dei preti della Missione. Promotore di opere caritatevoli nello spirito di San Vincenzo de’ Paoli, fonda le Suore Nazzarene, insieme alla serva di Dio Luigia Borgiotti (1802-1873) devotissima della Consolata.

Altro gigante è il beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888), soldato, matematico, scienziato, prete a 51 anni e fondatore di opere sociali per le donne, progetta e costruisce la chiesa Madonna del suffragio in ricordo dei morti di tutte le guerre. Torinese di nascita, formazione, cultura e apostolato è san Leonardo Murialdo (1828-1900), fondatore nel 1873 della Congregazione di San Giuseppe: «Quanto sono riconoscente a Dio d’avermi fatto nascere nella bell’Italia, nella città del Santissimo Sacramento, della Consolata. È stata certamente la tua protezione, o mia buona e dolce Madre della Consolata, alla cui custodia la mia cara madre naturale mi aveva affidato con mio fratello. Sii mille volte benedetta, o mia buona Madre, e che io possa venire a ringraziarti in cielo: canterò in eterno le misericordie di Maria».

Missionari cappuccini sono i venerabili Guglielmo Massaia (1809-1889), apostolo dell’Etiopia e Angelico da None (1875-1953), apostolo in Africa.

Frequentano il santuario: beata Nemesia Valle (1847-1916); venerabile Giuseppe Picco (1867-1946), gesuita; venerabile Paolo Pio Perazzo (1846-1911), «ferroviere santo»; venerabile Leopoldo Musso (1850-1922); venerabile Luisa Margherita Claret de la Tuche (1868-1915); venerabile Adolfo Barberis (1884-1967), fondatore del Famulato cristiano.

Nel Novecento vanno ricordati: beato Filippo Rinaldi (1856-1931); beato Francesco Paleari (1863-1939); venerabile Giuseppina Operti (1871-1949); venerabile Teodoreto Garberoglio (1871-1954); san Luigi Orione (1872-1940); venerabile Carlo Sterpi (1874-1951); venerabile Oreste Fontanella (1883-1935); beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925), colpito dall’ultima malattia, partecipa il 20 giugno alla festa e alla processione della Consolata; venerabile Consolata Betrone (1903-1946); san Callisto Caravario, martire cuorgnatese in Cina (1903-1930); venerabile Mariano da Torino-Paolo Roasenda (1902-1956); il prete giornalista pinerolese Giovanni Barra (1914-1975); santa Teresa di Calcutta (1910-1997); san Giovanni Paolo II (1920-2005); beata Chiara Luce Badano (1971-1990).

Pier Giuseppe Accornero

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