Il 2 marzo saranno aperti gli archivi di Pio XII

Vaticano – Come annunciato il 2 marzo 2020 la Santa Sede aprirà i suoi archivi sul pontificato di Pio XII (2 marzo 1939-9 ottobre 1958), eletto pontefice 81 anni fa, il 2 marzo 1939: 16 milioni di documenti, catalogati secondo criteri scientifici e digitali

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Papa Pio XII

Alle partorienti fu riservato l’appartamento papale. Nella stanza da letto di Pio XII a Castel Gandolfo nacquero una quarantina di bambini e per riconoscenza molti furono battezzati Pio o Eugenio. Per tutta la guerra il Papa non prese un solo giorno di riposo e ordinò di non accendere il riscaldamento.

Come promesso, il 2 marzo 2020 la Santa Sede apre i suoi archivi sul pontificato di Pio XII (2 marzo1939-9 ottobre1958), eletto pontefice 81 anni fa, il 2 marzo 1939: 16 milioni di documenti, catalogati secondo criteri scientifici e digitali. «E questo ha richiesto tempo e denaro», spiega mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio apostolico vaticano. Per 14-15 anni gli archivisti e il personale hanno preparato questa ingentissima mole di documenti. Il pontificato pacelliano si sviluppa in un ventennio cruciale per la storia della Chiesa e del mondo: la Seconda guerra mondiale; la drammatica Shoah; il comunismo; i regimi totalitari e l’assolutismo nelle varie forme; la decolonizzazione e l’emancipazione dell’Africa e dell’Asia. Ci sono documenti importanti anche sui rapporti della Santa Sede con i regimi dittatoriali, sui concordati con le varie nazioni, sulle politiche religiose della Santa Sede, sul comunismo. È il Papa più citato (187 volte) nei 16 documenti del Concilio Vaticano II.

Grandiosa l’opera di Pacelli sul fronte della carità. Confida mons. Pagano: «Io stesso ho ordinato il fondo della beneficenza: 8.000 buste con migliaia e migliaia di pratiche. È impressionante: Pio XII riceveva offerte da tutto il mondo, soprattutto dai cattolici statunitensi, e praticamente il giorno stesso le ridistribuiva a chi ne aveva bisogno: privati, parrocchie, orfanotrofi, ospedali, università, istituti di ricerca. Un vero e proprio fiume di denaro. Chi chiedeva un aiuto lo otteneva. C’era anche una carità in forma organizzata attraverso l’Opera dei soccorsi». È quanto accade anche con lo sbarco degli Alleati, all’alba del 22 gennaio 1944, ad Anzio: le popolazioni atterrite si precipitano agli ingressi delle ville pontificie sui Colli Laziali. Pio XII dà l’ordine di aprire e di far entrare tutti. E sua la carità provvede a tutto e a tutti. Il Vaticano invia – anche al Nord – autocarri con derrate alimentari, medicinali, vestiario.
Molti documenti provano il suo impegno per mettere in salvo gli ebrei. Pagano rivela che «moltissimi ebrei ringraziarono. Ci sono numerosissime testimonianze sull’assistenza data da cristiani, da istituti religiosi, parroci e vescovi». Nell’impossibilità di arginare il conflitto, Pacelli salva migliaia di persone. Una moltitudine di testimoni e montagne di documenti smentiscono la «leggenda nera» di Pio XII: salva e fa salvare ebrei, perseguitati, comunisti, socialisti, popolari, azionisti, zingari, omosessuali, handicappati, uomini e donne della Resistenza. Vive un lacerante dramma: parlare e condannare a morte migliaia di persone, o tacere e agire per la loro salvezza? Dice: «Quando il Papa vorrebbe gridare forte, è costretto al silenzio dilatorio, quando vorrebbe agire e soccorrere è costretto alla paziente attesa. Forse la mia protesta solenne avrebbe procurato a me una lode del mondo civile, ma avrebbe procurato ai poveri ebrei una persecuzione anche più implacabile». In Italia in più di 100 città e in 102 paesi, 500 case religiose maschili e femminili hanno nascosto gli ebrei. A Roma i religiosi ospitano e salvano 4.500 ebrei.

Per vent’anni Pacelli è osannato dagli ebrei. La stampa nazista lo bolla «servo dell’internazionale ebraica e massonica». Pinchas Lapide, console israeliano a Milano: «Non c’è Papa che sia stato ringraziato tanto calorosamente dagli ebrei per l’aiuto e la salvezza offerti ai loro fratelli in momenti di grave pericolo». Isaac Herzog, gran rabbino di Gerusalemme, scrive al nunzio Angelo Giuseppe Roncalli: «Il popolo d’Israele non dimenticherà mai i soccorsi ai suoi sfortunati fratelli e sorelle da parte di Sua Santità e i suoi delegati, in uno dei momenti più tristi della nostra storia». Golda Meir, ministro degli Esteri israeliano e futuro primo ministro: «Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata in favore delle vittime». Elio Toaff, rabbino capo di Roma, scampato al lager: «Più di chiunque altro abbiamo avuto modo di beneficiare della grande e caritatevole bontà e della magnanimità del Pontefice, durante gli anni della persecuzione e del terrore, quando ogni speranza sembrava morta». Improvvisamente il «Pastor angelicus» e il «Defensor civitatis» diventa il «Papa di Hitler e dell’Olocausto, il Vicario dei silenzi». Il 20 febbraio 1963, al teatro Kurfürstendamm di Berlino, va in scena «Der Stellvertreter. Il Vicario», cinque atti del drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth, che accusa Pacelli di non aver protestato contro il genocidio.

Paolo VI pubblica una corposa selezione di documenti. Sono gli «Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale», voluti da Paolo VI, e selezionati dagli storici gesuiti Pierre Blet, Angelo Martini, Burkhart Schneider e Robert A. Graham. Spesso i polemisti li ignorano e parlano a vanvera. Nel maggio 2007 la Congregazione delle cause dei santi si esprime a favore della proclamazione dell’eroicità delle virtù di Pacelli. Benedetto XVI ordina un’inchiesta supplementare sulle carte e sui documenti: le conclusioni sono state ancora una volta positive. Il 19 dicembre Papa Ratzinger promulga il decreto sull’eroicità delle virtù: Pacelli è venerabile. L’11 ottobre 2013, alla comunità ebraica di Roma, Papa Francesco ricorda: «Nell’ora delle tenebre la comunità cristiana ha teso la mano ai fratelli in difficoltà. Molti istituti religiosi, monasteri e le basiliche papali, interpretando la volontà del Papa, hanno aperto le porte per una fraterna accoglienza e, come tanti cristiani, hanno offerto l’aiuto che potevano dare». E il 4 marzo 2019, annunciando l’apertura degli archivi del 2020, afferma: «Pio XII condusse la barca di Pietro in un momento fra i più tristi e bui del secolo ventesimo, agitato e squarciato dall’ultimo conflitto mondiale. Questa figura è stata indagata e studiata, a volte discussa e criticata con qualche pregiudizio o esagerazione. Oggi è rivalutata per le sue poliedriche qualità pastorali, teologiche, ascetiche, diplomatiche. La seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare momenti di esaltazione e momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, che a taluni poterono apparire reticenza e che invece furono tentativi per tenere accesa la fiammella delle iniziative umanitarie».

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