Lunedì di Pentecoste 21 maggio 2018 si celebra per la volta la memoria liturgica di «Maria Madre della Chiesa». Lo ha stabilito Papa Francesco. Il decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti è dell’11 febbraio 2018, 160° della prima apparizione della Vergine a Bernardette Soubirous, pastorella di Lourdes (1858-11 febbraio-2018), in considerazione dell’«importanza del mistero della maternità spirituale di Maria che, dall’attesa dello Spirito Santo a Pentecoste, non ha mai smesso di prendersi cura della Chiesa». La memoria è obbligatoria per tutta la Chiesa di rito latino e il Papa auspica «la crescita del senso materno della Chiesa nei pastori, nei religiosi e nei fedeli e della genuina pietà mariana». Maria «è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa». Il titolo «Madre della Chiesa» è presente da Sant’Agostino e la Chiesa onora Maria con titoli equivalenti.
Si compie così un cammino iniziato 54 anni fa. Il 21 novembre 1964 Paolo VI, nel discorso conclusivo della terza sessione del Concilio Vaticano II, oltre a promulgare la costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium» e i decreti sull’ecumenismo «Unitatis redintegratio» e sulle Chiese cattoliche orientali «Orientalium Ecclesia», proclama Maria «Madre della Chiesa».
Più volte, nel 1959 e nel 1960, Giovanni XXIII definisce in questo modo la Madonna e Paolo VI esprime la speranza che il Concilio arrivi alla proclamazione. Nelle prime due sessioni si discute se fare un apposito documento sulla Madonna o se inserire un capitolo nello schema «De Ecclesia» che diventerà la «Lumen gentium». Prevale la posizione dei vescovi tedeschi e austriaci che chiedono al teologo Karl Rahner di preparare uno studio. E per Rahner le parole «Maria Madre della Chiesa» rappresentano «fonte di viva inquietudine perché è un male inimmaginabile dal punto di vista ecumenico per gli orientali e per i protestanti». La proposta di farne un capitolo della «Lumen gentium» passa per soli 17 voti: 1.114 sì, 1.097 no.
Il 4 settembre 1964 il cardinale Stefan Wyszynski, arcivescovo di Varsavia e primate polacco, a nome di quell’episcopato, invia a Papa Montini una supplica perché rinnovi la consacrazione dell’umanità al Cuore Immacolato di Maria e la proclami «Madre della Chiesa» o «Madre dei popoli».
La maggioranza dei padri conciliari è per la proclamazione. E quando il Papa il 21 novembre 1964, inaspettatamente e di sua iniziativa, afferma: «A gloria della Vergine e a nostro conforto noi proclamiamo Maria Madre della Chiesa», l’assemblea scoppia in un fragoroso applauso.
Lo documenta nel 2005 Benedetto XVI, che nel 1964 era un giovane perito teologo: «Resta indelebile nella mia memoria il momento in cui, sentendo le parole di Paolo VI “Mariam sanctissimam declaramus Matrem Ecclesiae. Dichiariamo Maria santissima Madre della Chiesa”, i padri conciliari si alzarono di scatto e applaudirono in piedi rendendo omaggio alla Madre di Dio. Con questo titolo il Papa riassumeva la dottrina mariana del Concilio».
Non mancano le critiche. Jean Guitton, filosofo francese amico di Montini, scrive che il gesto sembra quello «di un ospite che mette a disagio i suoi invitati». Gli invitati sono gli osservatori non cattolici. Conclude mons. Vincenzo Carbone, storico del Concilio: «La decisione del Papa non fu affrettata, né improvvisa. Essa maturò dopo attenta considerazione, lunga riflessione e consultazione».
Nel 1975 la Santa Sede propone una Messa votiva in onore della Madre della Chiesa, che viene inserita nel calendario liturgico di alcuni Paesi (Polonia e Argentina). Il cardinale Robert Sarah, prefetto del Culto divino, si augura che «la celebrazione ricordi a tutti i discepoli di Cristo che bisogna radicare la nostra vita su tre realtà: la Croce, l’Ostia e la Vergine, tre misteri che Dio ha donato al mondo».