Pio VII si definisce «vicario del Dio della pace». E, come al predecessore Pio VI, Napoleone gliene fa passare di tutti i colori. Un commando scala le mura del Quirinale, penetra nella stanza del Papa, lo rapisce e lo porta in Francia. È la sorte che subisce nella notte del 5-6 luglio 1809. Pio VI e Pio VII sono gli ultimi due Papi che assaggiano la galera sotto Bonaparte. Giovanni Angelo Baschi (Pio VI, 1775-1799) e il benedettino Barnaba Maria Luigi Chiaramonti (Pio VII, 1800-1823) sono entrambi di Cesena.
Pio VII seppe vivere «l’umiliazione dell’esilio» con «esemplare docilità», come visse con «competenza e prudenza» davanti «a chi impediva la libertas Ecclesiae» ricorda Papa Francesco per i 200 anni della morte (1823-20 agosto-2023): «Si distinse per carisma e bontà d’animo». Benedettino, negli anni difficili del pontificato «si comportò con grande saggezza facendosi ambasciatore di pace presso quanti esercitavano il potere. Dinanzi a un agire che minacciava la “salus animarum”, con la pacatezza di chi confida sempre nell’intervento provvido di Dio, non venne meno alla missione di “custode e guida del gregge” e, nonostante le restrizioni, proseguì senza timore ad annunciare il Vangelo».
Il predecessore aveva deciso che il Conclave sarebbe stato convocato sulle terre di un principe cattolico. Il cardinale decano Albani, rifugiato a Venezia, territorio austriaco dal 1797, pone il Conclave sotto la protezione dell’imperatore Giuseppe II: 35 cardinali (30 italiani) si riunirono sull’isola di San Giorgio il 1°ottobre 1799. Si formarono due partiti: gli uni preoccupati di adattarsi ai tempi; gli altri intransigenti sulla conservazione del passato e confidenti nell’Austria per restaurare lo Stato Pontificio. Il Conclave è paralizzato per tre mesi. Poi il 13 marzo 1800 prevale Barnaba Maria Luigi Chiaramonti. Cinquantottenne, è uomo di dottrina e pastore, preoccupato degli interessi della Chiesa, coraggioso e comprensivo. Un testimone racconta: «La Messa di incoronazione è celebrata con compostezza, raccoglimento, maestà e dignità che eccitava devozione e venerazione nel popolo».
Pio VII firma, dopo tredici mesi di negoziati, un concordato con la Francia. Nel 1804 il cardinale segretario di Stato Ercole Consalvi persuade Pio VII a recarsi a Parigi a incoronare l’imperatore ma Napoleone lo considera suo nemico e ne chiede l’uscita di scena. Il 17 giugno 1806 Consalvi lascia la segreteria. La Francia aveva rivoluzionato l’Europa. Napoleone aveva perseguitato e cacciato migliaia di sacerdoti e religiosi; si era sforzato di estirpare la fede dalla società; aveva decimato la Chiesa «costituzionale» sostituendola alla cattolica; aveva introdotto il Codice civile francese, divorzio compreso. Pio VII protesta e Napoleone occupa il porto di Ancona. Pio VII rifiuta l’investitura ai vescovi nominati dall’imperatore e Napoleone introduce il «catechismo imperiale» e annette parte dello Stato pontificio.
Ordina al generale Sextius Alexandre François de Miollis di occupare Roma, di espellere i cardinali non nati nello Stato pontificio e di incorporare l’esercito pontificio. Il 16 maggio 1809 annette lo Stato pontificio all’impero. Il 10 giugno Pio VII con la bolla «Quam memorandum» scomunica segretamente l’imperatore. La notte del 5-6 luglio 1809 cinquecento uomini assaltano il Quirinale, Pio VII vieta agli Svizzeri di resistere e lascia Roma sotto il sole estivo. La folla scopre la sua identità e lo acclama. Il 24 agosto arriva a Savona, in Liguria, ove resta prigioniero fino al 1812, isolato e sorvegliato. Ma Napoleone sottovaluta il suo carattere volitivo; non capisce quanto il Papa è popolare e che i viaggi offrono alle folle di vedere, incontrare e toccare il Papa. Napoleone ordina di trasferire Pio VII a Fontainebleau, dove il Papa vive isolato: Bonaparte cerca in tutti i modi di estorcere un nuovo Concordato ma Pio VII è totalmente estraneo al fasto; rifiuta di uscire a piedi o in carrozza; vive una solitudine volontaria, tutta monastica; fisicamente e moralmente sfinito, deve combattere anche con i suoi collaboratori che lo incoraggiano a cedere.
Il 6 aprile 1814 Napoleone cade e finisce all’isola d’Elba. Il 23 gennaio-24 maggio 1814 il trionfale viaggio di rientro di Pio VII a Roma attraverso il Midi della Francia, Savona, Bologna, Imola, Cesena, Ancona, Fano, Loreto, Macerata, Tolentino, Foligno, Spoleto, Terni e Nepi. Il 24 maggio 1814 solennizza la festa di «Maria auxilium christianorum», l’Ausiliatrice, la Madonna di don Bosco. Richiama Consalvi alla segreteria di Stato. Tra le misure più rilevanti, la bolla «Sollicitudo omnium Ecclesiarum» (7 agosto 1814) restaura la Compagnia di Gesù perché è convinto dell’utilità dei Gesuiti per garantire la ricostruzione religiosa dopo la Rivoluzione francese-napoleonica. Restaura gli ordini religiosi nello Stato Pontificio; per evitare l’indifferentismo religioso, mette in guardia contro le Società bibliche protestanti e condanna la massoneria. Incoraggia missioni parrocchiali, ritiri per il clero, pellegrinaggi e processioni, confraternite di laici, feste della Madonna, processi di canonizzazione.
Il calvario di Pio VII non è finito. Nei «cento giorni» della fuga di Napoleone dall’Elba, il cognato generale Gioachino Murat usurpa gli Stati Pontifici e costringe il Papa a lasciare Roma. Approdato a Genova, Pio VII cede alle pressioni del re sabaudo Vittorio Emanuele I, rimesso sul trono, e il 19 maggio 1815 è suo ospite a Palazzo reale. Il 21 il Papa celebra Messa nella Cappella della Sindone, poi dalle logge di Palazzo Madama mostra la reliquia insieme al re, ai cardinali e ai vescovi: «La folla la venera al rimbombo del cannone e al suono di tutte le campane». Tra i vescovi manca il titolare di Torino che resta vacante quattro anni (1814-1818). Tre mesi dopo sulle verdi colline di Castelnuovo d’Asti il 16 agosto 1815 nasce Giovanni Bosco. Il benedettino Barnaba Gregorio Chiaramonti muore il 20 agosto 1823.