Il cardinale Montini in visita a Torino per “Italia ’61”

Primavera 1961 – Il cardinale Arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini compie una breve visita a “Italia 61” a Torino: il Palazzo del lavoro con il padiglione della Santa Sede e la Mostra delle Regioni con la Lombardia. Due anni dopo, il 21 giugno 1963, viene eletto Papa con il nome di Paolo VI

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Il cardinale Giovanni Battista Montini negli anni Cinquanta

«Un capitolo a parte fu la visita a Italia 61 del cardinale arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini» che il 21 giugno 1963 sarà eletto Papa Paolo VI. Giampaolo Piana, addetto stampa di Italia 61, intervistato da Pierluigi Marengo nel libro «Italia 61 schegge di memoria», rammenta: «Mentre lo accompagnavo in visita a Palazzo del Lavoro, insieme al collega Carlo Cavicchioli de “La Stampa”, continuava a fermarsi per chiedermi dati tecnici sulle strutture e sull’organizzazione. Fu così che il suo seguito ci precedette lasciandoci soli. Il cardinale mi chiese di portarlo a bere una bibita al bar. Ci sedemmo a un tavolino – Montini, Cavicchioli e io – tra i visitatori stupiti di tale irrituale e informale presenza. Fu una lunga e piacevole conversazione, in cui il cardinale non ebbe problemi a esternarci alcune criticità che la Chiesa stata vivendo, ma con la solenne promessa che mai avrei pubblicato o reso pubblico quanto appreso». La Chiesa preparava il Concilio Vaticano (1962-65) l’evento più importante degli ultimi secoli.

Giovanni Battista Montini venne più volte a Torino sia quando era in Segreteria di Stato e sia da arcivescovo di Milano. Il 27 marzo 1960 al Monte dei Cappuccini inaugura, presente il cardinale arcivescovo di Torino Maurilio Fossati, la statua in bronzo della Madonna regalata dagli operai Fiat, presenti il sindaco Amedeo Peyron, il presidente della Fiat Vittorio Valletta, Gianni Agnelli e migliaia di cittadini. Poco prima aveva tenuto un discorso su «Religione e lavoro»: «Dirigenti d’azienda e lavoratori devono cooperare per superare le difficoltà in una più alta visione che dia la giusta risposta alle esigenze dell’anima e della vita. La Chiesa ha aperto un dialogo con le classi operaie pieno di bontà e amicizia. I padroni sono ancora impregnati dell’obiezione razionalistica, mentre i lavoratori vedono nella religione un motivo di distrazione dagli interessi economici e sociali. È tempo per la cultura italiana di uscire dai luoghi comuni, indice di pigrizia culturale».

Nella primavera 1961 compie una breve visita a Italia 61: il Palazzo del lavoro con il padiglione della Santa Sede, la Mostra delle Regioni con la Lombardia; prega nella cappella e assiste alla proiezione del film nel Circarama. Due anni dopo, il 21 giugno 1963, nella Cappella Sistina, Paolo VI, appena eletto, ha un gesto di squisita cortesia verso l’87enne Fossati: si alza dal «tronetto» e scende incontro impedendogli di inginocchiarsi e lo abbraccia. Le «celle» di Fossati e Montini sono attigue, come nell’ottobre 1958 lo erano quelle di Fossati e Angelo Giuseppe Roncalli, Papa Giovanni XXIII. Nel settembre 1963 Paolo VI riceve la redazione del settimanale cattolico «il nostro tempo» nel 20° di fondazione: il vescovo coadiutore mons. Felicissimo Stefano Tinivella, il direttore mons. Carlo Chiavazza, i responsabili amministrativi, autorità e collaboratori: mons. Jose Cottino, il domenicano Enrico di Rovasenda, lo scrittore pinerolese don Giovanni Barra, il prete giornalista Franco Peradotto, il sindonologo don Piero Coero-Borga, i giornalisti Carlo Trabucco e Beppe Del Colle, il docente universitario Silvio Golzio, lo scrittore Fortunato Pasqualino, i sindaci Amedeo Peyron e Giuseppe Grosso. Esalta Torino come «una fucina di forze e di sperimentazioni». Nelle celebrazioni per il centenario particolare importanza ha la Mostra storica, a Palazzo Carignano, dove il 17 marzo 1861 il Parlamento subalpino decretava la nascita del Regno d’Italia.

Avevo 14 anni e rimasi colpito dall’Esposizione internazionale del Lavoro. La sezione italiana illustra «le conquiste tecniche e sociali dell’ultimo secolo». Dieci sezioni affidate ad altrettanti enti e industrie: Fiat (trasporti), Olivetti (organizzazione produttiva e mercato), Rizzoli (origini), Pirelli (ricerca scientifica), Aziende petrolifere (fonti di energia), Montecatini (materie prime), Bit (condizioni di lavoro), Eni (educazione, tenore di vita, tempo libero), Rai e Stet (comunicazioni), Ferrania. Nel settore internazionale i russi propongono la sicurezza, l’igiene e l’ambiente di lavoro; la meccanizzazione e l’automazione; i progressi nella conquista dello spazio. I nordamericani descrivono la storia delle comunicazioni e dello sviluppo tecnologico. Emozionante il padiglione inglese, allestito con la tecnica del brivido alla Alfred Hitchcock: nella struttura immersa nell’oscurità, speciali luci rendono terrificante il silenzio, rotto da strani effetti sonori e da musica ossessiva.

Nelle celebrazioni si colloca il «discorso del Tevere più largo» di Giovanni XXIII (11 aprile 1961) al presidente del Consiglio Amintore Fanfani: «Questo incontro ci è molto gradito. La singolare condizione della Chiesa e dello Stato – due organismi di diversa struttura, fisionomia ed elevazione – rende tanto più gradite le occasioni dell’incontrarsi dei loro più alti rappresentanti. La ricorrenza è motivo di sincera esultanza per l’Italia: il centenario dell’unità ci trova, sulle due rive del Tevere, partecipi di uno stesso sentimento di riconoscenza alla Provvidenza del Signore, che pur attraverso variazioni e contrasti, talora accesi, ha guidato questa porzione elettissima d’Europa verso una sistemazione di rispetto e di onore nel concerto delle nazioni grazie a Dio. A osservare con attenzione serena il corso degli avvenimenti del passato torna bene il motto: la storia tutto vela e tutto svela».

«Ai figli d’Italia – prosegue Papa Giovanni – non può sfuggire che astro benefico e segno luminoso, invitante al trionfo del magnifico ideale, fu papa Pio IX, che lo colse nella sua significazione più nobile e lo vivificò come palpito della sua grande anima. Tutto il resto di quel periodo storico fu nei disegni della Provvidenza preparazione alle pagine vittoriose e pacifiche dei Patti Lateranensi, che la saggezza di un altro Pio avrebbe segnato a indicazione di un orizzonte nuovo, che si dischiudeva a celebrazione finale della vera e perfetta unità di stirpe, di lingua e di religione, che era stato il sospiro degli italiani migliori. Questo semplice tocco rievocativo è come un fiore di campo sull’aprirsi della primavera, accompagnato dal voto che quotidianamente eleviamo innanzi al Signore per il capo dello Stato, per lei e per quanti dividono le responsabilità nel governo della pubblica cosa. Qui sta la sostanza dei Patti Lateranensi: esercizio della religione libero e rispettato; ispirazione cristiana della scuola; nozze sacre; espansione di apostolato per la verità, la giustizia e la pace».

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