Il cardinale Pell condannato per abusi su minori

Sentenza – A 48 ore dalla conclusione del vertice dei presidenti delle Conferenze episcopali in Vaticano «La tutela dei minori nella Chiesa» dall’Australia arriva la condanna del cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, per pedofilia su due coristi minorenni nel 1996, quando aveva 55 anni ed era arcivescovo di Melbourne

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Foto Sir

Passano quarantotto ore dalla conclusione del vertice dei presidenti delle Conferenze episcopali «La tutela dei minori nella Chiesa» e dall’Australia arriva la condanna del cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, per pedofilia su due coristi minorenni nel 1996, quando aveva 55 anni ed era arcivescovo di Melbourne. Subito la Santa Sede informa che il cardinale non è più il prefetto della Segreteria per l’economia, una specie di ministero del Tesoro istituito da Papa Francesco nel 2014 per regolarizzare conti e finanze del Vaticano. Pell era in congedo dal giugno 2017, concordato con il Pontefice, per difendersi al processo.

Al 77 enne porporato il Tribunale australiano di Victoria il 27 febbraio 2019 ha revocato la libertà su cauzione e ora è detenuto nella Assessment Prison di Melbourne, centro di custodia cautelare, in attesa della sentenza definitiva prevista per il 13 marzo, dopo la quale  quando sarà trasferito in una prigione. Pell, che ha presentato ricorso, rischia fino a 50 anni di carcere per i cinque reati per i quali è stato condannato. Una delle due vittime ha fatto sapere di aver provato «vergogna, solitudine, depressione per anni e non è ancora finita». L’altro è morto nel 2014 di overdose: una fine, secondo la famiglia, collegabile al trauma subito.

La giuria emise il verdetto a dicembre 2018, ma il giudice proibì di renderla pubblica per evitare che influenzasse un altro processo contro Pell, per un altro atto di pedofilia. Dopo che la procura ha ritirato le accuse sul secondo caso, è stato reso noto il verdetto: colpevole di abusi su due minorenni del coro nella sacrestia della Cattedrale di Saint Patrick di Melbourne.

La vicenda è una evidente conferma che il dramma della pedofilia è quello che più angustia la Chiesa in questi decenni. Ed è una conferma che in questi anni gli scandali travolgono soprattutto le Chiese dei Paesi anglosassoni – Stati Uniti, Canada, Irlanda, Australia – e il Cile.

Pell è il più alto della gerarchia cattolica e «ministro dell’Economia» dichiarato colpevole per questo tipo di reati, anche se è azzardato definirlo – come ha fatto la stampa australiana – il «terzo della gerarchia vaticana» dopo il Papa e il segretario di Stato Pietro Parolin. È probabile che il Papa prenda nei suoi confronti i provvedimenti presi per Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo emerito di Washington: gli tolga cioè la porpora e lo riduca allo stato laicale. Intanto sono già stati presi tre provvedimenti: non è più prefetto delle Segreteria per l’economia e – come informa Alessandro Gisotti, portavoce vaticano ad interim – «per garantire il corso della giustizia il Papa ha confermato le misure cautelari già disposte nei confronti del cardinale. Ossia il divieto dell’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori». Pell sarà sottoposto anche a processo canonico, forse in forma abbreviata.

La dichiarazione di Gisotti aggiunge: «La Santa Sede si unisce a quanto dichiarato dal presidente della Conferenza episcopale australiana, nel prendere atto della sentenza di condanna in primo grado nei confronti del cardinale. Una notizia dolorosa che, siamo ben consapevoli, ha scioccato moltissime persone non solo in Australia. Come già affermato in altre occasioni, ribadiamo il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane. In nome di questo rispetto attendiamo ora l’esito del processo d’appello, ricordando che il cardinale Pell ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado. In attesa del giudizio definitivo ci uniamo ai vescovi australiani nel pregare per tutte le vittime di abuso, ribadendo il nostro impegno a fare tutto il possibile affinché la Chiesa sia una casa sicura per tutti, specialmente per i bambini e per i più vulnerabili».

Intanto si è saputo che mons. Mark Coleridge, arcivescovo di Brisbane me presidente della Conferenza episcopale australiana, è sotto indagine per come avrebbe trattato una donna che aveva offerto informazioni su abusi a minori. Coleridge ha partecipato all’incontro in Vaticano sulla protezione dei minori e ha tenuto una forte omelia durante la Messa di chiusura del vertice il 24 febbraio. La denuncia riguarda, in particolare, un incontro nel 2006 con una donna di Canberra che aveva offerto informazioni su abusi sessuali a minori, nella sua arcidiocesi di Canberra e Goulburn, che allora guidava. Secondo la donna l’arcivescovo l’ha chiamata «una pettegola» e ha agito aggressivamente verso di lei. Asserzioni che Coleridge respinge fermamente.

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