Il giovane Carlo Acutis è beato

Assisi – Il giovane Carlo Acutis (1991-2006), morto per una leucemia fulminante a 15 anni, “genio dell’informatica”, è stato proclamato beato sabato 10 ottobre nel santuario della Spogliazione, dove riposano i suoi resti. Centrali per lui l’Eucaristia, «la mia autostrada per il cielo», la Vergine Maria e l’amore per gli altri

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Beatificazione Carlo Acutis - foto Sir

«È vero che il mondo digitale può esporti al rischio di chiuderti in te stesso, dell’isolamento o del piacere vuoto. Ma non dimenticare che ci sono giovani che anche in questi àmbiti sono creativi e a volte geniali. È il caso del giovane Carlo Acutis. Egli sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza. Non è caduto nella trappola».

Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale ai giovani «Christus vivit», frutto del Sinodo del 2018, addita Carlo Acutis, genio dell’informatica, come esempio ai ragazzi per un sano uso dei media: «Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento. In tal modo, non lasciano sbocciare i doni che il Signore ha dato loro, non offrono a questo mondo quelle capacità così personali e uniche».

beato Carlo Acutis

«Questo ragazzo che da Milano ha scelto Assisi come luogo prediletto aveva capito, seguendo le orme di San Francesco, che al centro di tutto deve esserci Dio». Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, spiega la personalità di questo adolescente, brillante «internauta», che sabato 10 ottobre 2020 è stato proclamato beato nel santuario assisiate della Spogliazione, dove riposano i suoi resti. La sua storia colpisce profondamente per la testimonianza cristallina, per la passione tecnologica e per la morte prematura. Carlo Acutis nasce il 3 maggio 1991 a Londra, dove la famiglia si trova per lavoro ma presto torna in Italia. A Milano dalle elementari Carlo inizia un rapporto sempre più forte con la fede. Centrali per lui «l’Eucaristia – dice – la mia autostrada per il cielo», la Vergine, l’amore per gli altri.

Mette la sua straordinaria capacità informatica al servizio del Vangelo e, attraverso Internet, porta Gesù tra i coetanei. Ragazzo normale, conduce una vita ordinaria: studia; gioca a pallone con gli amici; è catechista; ama i poveri, i senzatetto e gli emarginati; fa il volontariato con i «barboni»; usa il computer e realizza progetti informatici come il sito «Miracoli eucaristici». Rimprovera spesso: «Tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie», riferendosi alla tendenza dei giovani (e non solo) a omologarsi e a non far fruttare i talenti. ripete: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio»: espressioni di una fede intensa e di un cuore aperto a Dio. Colpisce la sua maturità: a 15 anni sviluppa una conoscenza della fede splendida ed esemplare. Un ragazzo semplice, anche se viene da una famiglia importante e agiata: le nonne erano nobili; vive in belle case e conosce bei posti ma è di una semplicità estrema e di una sobrietà essenziale: due paia di scarpe per lui sono troppe. Giovanissimo catechista, trasmette la fede ai bambini nella forma classica delle riunioni e con i mezzi telematici.

La mamma ricorda che evangelizza con Internet. Antonia Salzano Acutis ne rammenta «la simpatia straordinaria, l’eccezionale capacità di relazione con gli altri, il carisma speciale. Alcuni ingegneri informatici erano sbalorditi dai suoi lavori. Ma è sempre stato precoce: la prima parola l’ha detta a 3 mesi; in un viaggio in treno a 11 anni si mise a parlare con un ingegnere per quattro ore. Erano doni che gli aveva dato Dio. Usava il pc per evangelizzare. Tutte le sere andava a portare cibo e bevande calde ai poveri, comprava sacchi a pelo e coperte per i barboni». Il ragazzino dice spesso: «Meno io per lasciare spazio a Dio» e anticipa che morirà presto molto giovane.

Colpito da leucemia fulminante: «Io da qui non esco vivo». Racconta la mamma: «Ha affrontato la malattia con il sorriso, mai un lamento, non aveva paura. La malattia è stata rapidissima. Si pensava a un’influenza e invece dopo qualche giorno aveva un’astenia profonda. Lo portammo al pronto soccorso, gli fecero le analisi del sangue e gli diagnosticarono la leucemia fulminante. Glielo comunicarono e lui disse: “Il Signore mi ha dato una bella sveglia”. Si preoccupava delle infermiere e dei medici». Mormora: «Offro le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio. Non voglio fare il Purgatorio, voglio andare diritto in Paradiso». A 15 anni il 12 ottobre 2006 a Monza si addormenta «con un sorriso bellissimo».

Il miracolo attribuito alla sua intercessione è la guarigione nel 2013 di un bambino brasiliano affetto da disturbi all’apparato digerente, con una rara anomalia anatomica congenita del pancreas: dolori, vomito, non mangia nulla. Al terzo giorno di una novena di preghiere il bambino chiede di mangiare. I medici gli fanno la Tac e scoprono che il pancreas si è ricostruito da solo. Il 4 luglio 2018 Papa Francesco ne riconosce le virtù eroiche e diventa «venerabile». Conclude la mamma: «Ci eravamo accorti che Carlo era un ragazzo speciale: la sua luminosità, la sua bontà, la sua preghiera erano fuori dalla norma. Ha avuto una vita come tanti coetanei: era molto simpatico e ha fatto ogni cosa con grande equilibrio, alla luce e alla presenza di Dio».

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