«Di me sarete testimoni» (Atti 1,8) è il tema scelto da Papa Francesco per la Giornata Missionaria mondiale del 23 ottobre 2022. Una frase di Gesù che guida per quattro secoli la Congregazione de Propaganda fide – oggi Evangelizzazione dei popoli –; da 200 anni l’Opera della Propagazione della fede; da 100 anni l’Opera della Santa Infanzia (Infanzia missionaria) e l’Opera di San Pietro per i sacerdoti autoctoni.
Il 6 gennaio 622 Gregorio XV nella festa dell’Epifania istituisce la Congregazione «de Propaganda fide» tra i pagani e l’unità dei cristiani. Da 34 anni era in vigore la grande riforma di Sisto V che nel 1588 riorganizzò la Curia romana con 15 congregazioni cardinalizie permanenti: 9 per il governo della Chiesa universale e 6 per l’amministrazione dello Stato pontificio. Nella bolla «Inscrutabili Divinae Providentiae arcano» (22 giugno 1622) Gregorio XV fissa i principi della nuova Congregazione: partendo dalla salvezza dell’umanità operata da Dio mediante il sacrificio del suo unico Figlio, «è doveroso che adoperiamo tutte le nostre cure, tutti i nostri sforzi, per addurre le anime a Cristo». O, come dice Francesco, «l’identità della Chiesa è evangelizzare». Si scrive ai nunzi per comunicare la notizia della nuova Congregazione e per pregarli di inviare una relazione sulla situazione religiosa religione nei loro territori e di proporre mezzi idonei per propagare la fede.
È un radicale cambiamento. Non più missionari al seguito dei colonizzatori delle potenze europee o per particolari interessi degli ordini religiosi, ma una missione per la diffusione del Vangelo. Compito essenziale è l’attività missionaria, nel vecchio e nel nuovo mondo, con finalità spirituali e pastorali, abbandonando la deleteria pratica dei «patronati coloniali» delle potenze europee. Ma le potenze europee continuano a un pesante influsso sulle missioni se Benedetto XV con la lettera apostolica «Maximum illud» (30 novembre 1919) afferma che la Chiesa non è straniera in nessun popolo. All’indomani del primo conflitto mondiale (1914-18) Benedetto dimostra grande lungimiranza; supera i condizionamenti della Chiesa nell’era coloniale: il Cristianesimo non deve più essere percepito come religione straniera; imprime nuovo vigore alle missioni e i missionari devono perseguire il benessere dei popoli e non gli interessi dei Paesi d’origine.
«Mi sarete testimoni; fino ai confini della terra; riceverete forza dallo Spirito Santo». Per Papa Bergoglio il vero testimone è «il martire, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che ci ha fatto di sé stesso». L’evangelizzazione universale ha una validità perenne e «mette in risalto il movimento geografico centrifugo, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme alla Giudea e alla Samaria, fino all’estremità della terra. I missionari non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare il Vangelo; il cristiano non fa proselitismo». Gli Atti degli apostoli raccontano il movimento missionario. Qualcosa di simile accade oggi: «A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. La presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. La cura dei migranti non è da trascurare: può aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana».
Il Pontefice riconosce che l’istituzione di Propaganda fide, quattro secoli fa, fu motivata dal desiderio di promuovere la missione nei nuovi territori. «Intuizione provvidenziale! La Congregazione si è rivelata cruciale per rendere la missione evangelizzatrice della Chiesa veramente tale, indipendente alle ingerenze dei poteri mondani, al fine di costituire le Chiese locali che mostrano tanto vigore. Ci auguriamo che, come nei quattro secoli passati, la Congregazione, con la luce e la forza dello Spirito, continui e intensifichi il suo lavoro nel coordinare, organizzare, animare le attività missionarie della Chiesa». La Congregazione si occupa dell’invio e di un’adeguata distribuzione dei missionari; cura la formazione del clero, dei catechisti e degli operatori pastorali; affida l’evangelizzazione dei territori di missione a istituti, società religiose e Chiese particolari. Ben 1.117 circoscrizioni ecclesiali dipendono dalla Congregazione in Africa, Asia, America e Oceania. Non per nulla il prefetto – dall’8 dicembre 2019 il cardinale filippino Luis Antonio Tagle – è chiamato «il papa rosso». Gli altri due enti sovranazionali sono: la Congregazione dei vescovi che si occupa dell’Occidente e la Congregazioni delle Chiese orientali che si occupa dal Medio Oriente all’India.
Non la dottrina ma l’evangelizzazione al centro della Chiesa e della Curia – La bozza del testo della riforma della Curia (e della Chiesa) – titolo provvisorio «Praedicate Evangelium» – alla quale sta lavorando Papa Francesco, con l’aiuto del Consiglio dei cardinali, dall’inizio del pontificato nel 2013, ha una spiccata dimensione missionaria, di fatto prevede una sorta di «superministero missionario» che unisca Propaganda fide e il Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Potrebbe essere il dicastero più importante, anche più della Congregazione per la Dottrina della fede, che resta fondamentale, anche per la giurisdizione sui famigerati abusi del clero sui minori. Sta di fatto che Papa Bergoglio ha appena affidato al Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, il coordinamento della preparazione dell’Anno Santo 2025 e il suo presidente, l’arcivescovo lombardo Rino Fisichella, ha incontrato gli esponenti della Segreteria di Stato, dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica e della Segreteria per l’Economia.