Nuovi servizi di caf e patronato in via Vernazza a Torino gestiti in sinergia dalle Acli provinciali e dal gruppo di volontariato vincenziano della parrocchia, a disposizione del territorio e soprattutto delle famiglie in difficoltà; un corso di formazione per aspiranti badanti e colf indirizzato all’inserimento lavorativo; monitoraggio, aiuti costanti e immediati per evitare che numerose famiglie cadano in un tunnel senza via d’uscita; un progetto di studio assistito in oratorio per i giovani e i ragazzi del quartiere. Sono alcuni degli ingredienti del virtuoso modello di cooperazione che nella pandemia si è messo in moto nel popoloso quartiere di Santa Rita attorno alla parrocchia-santuario, in una delle fette della città dove l’età media è più avanzata e dove non vengono meno, al di là del Covid, i nodi delle grandi periferie in trasformazione.
Incessante l’attività del Gruppo di volontariato vincenziano e del Banco alimentare della parrocchia che seguono circa 100 famiglie in sinergia con i servizi sociali. «Le richieste sono aumentate notevolmente», sottolinea il presidente del Banco alimentare di Santa Rita Salvatore Carannante, «ma allo stesso tempo è stato incessante il flusso di alimenti che parrocchiani e residenti hanno continuato a portare ogni giorno, anche nei periodi più duri dell’emergenza. Questo ci ha permesso di venire incontro alle diverse necessità». Generosità che la comunità ha manifestato anche per la raccolta della Quaresima di fraternità a favore delle famiglie senza casta dell’India (acquisto di mucche e vitellini) per cui sono stati raccolti 14.700 euro. Proficua poi la rete con il Banco alimentare centrale, con supermercati ed esercizi commerciali della zona e con l’Istituto alberghiero Colombatto che fornisce pasti completi.

«Qui a Santa Rita», evidenzia il parroco mons. Mauro Rivella, «il tessuto sociale è molto misto, ottima la qualità dei servizi commerciali, discreta la rete del volontariato sociale e fruttuosa la capacità di accoglienza delle 5 comunità parrocchiali dell’Unità pastorale che sono state capaci di intercettare i problemi dando risposte immediate, dalla casa al lavoro». Per mons. Rivella «la carità in una città come Torino diventa lo snodo per superare le barriere dell’isolamento che si annidano nei diversi quartieri. Il vero problema di Torino è che il tessuto sociale è estremamente sfilacciato. Allora la capacità di rendersi conto che esistono le fragilità e che è possibile farsene carico come comunità diventa un’àncora di salvezza fondamentale, soprattutto in periodi di grave crisi come la pandemia che ha certamente rischiato e rischia ancora, se non c’è una solida rete di supporto, di accrescere una forte tensione sociale. Non ci troviamo in un’area che sperimenta una povertà cruda, ma un disagio diffuso».
Proficua, come accennato, la rete fra il volontariato vincenziano e le Acli provinciali di Torino che hanno aperto un servizio di caf e patronato in via Vernazza 37 in locali della parrocchia.
«Una collaborazione», evidenzia Raffaella Dispenza, presidente delle Acli provinciali di Torino, «che ci permette di creare sinergie a favore delle famiglie già seguite dalla San Vincenzo. La difficoltà maggiore delle persone che si trovano nella fragilità è quella di non avere punti di riferimento sul proprio territorio ed essere rimbalzate da una parte all’altra senza ricevere risposte adeguate alle proprie esigenze. In questo modo invece la persona viene presa in carico in maniera olistica e seguita passo passo». I nuovi servizi sono comunque a disposizione di tutto il territorio. È possibile prenotare un appuntamento sia attraverso la San Vincenzo parrocchiale che il numero unico 011.5712760.

A giugno partirà un corso per aspiranti assistenti familiari nell’ambito del progetto «Fattore comunità», finanziato dal Comune di Torino in collaborazione tra le Acli provinciali, la parrocchia Santa Rita, Acli Colf e la cooperativa Solidarietà.
«L’obiettivo del percorso di 8-10 incontri», prosegue la Dispenza, «è soprattutto quello di sostenere le lavoratrici fragili dal punto di vista economico, della continuità del lavoro e delle competenze». «Si tratta di persone, sottolinea la presidente del Gruppo di volontariato Vincenziano, Agnese Ranzani, «che già seguiamo presso il Centro di ascolto e che hanno bisogno di maturare delle competenze ma che difficilmente sono in grado in autonomia di trovare percorsi adeguati».
La parrocchia sta putando anche sulle fasce giovanile che hanno patito i mesi di isolamento.
«Si tratta di un disagio sommerso», commenta il parroco, «mentre i problemi economici emergono con chiarezza, le fasce giovanili saranno quelle che rimarranno più segnate dalla pandemia nei prossimi anni. Certamente l’oratorio ha continuato ad offrire delle proposte, anche a distanza, ma il rischio è di non riuscire ad intercettare i giovani più in difficoltà». Ed ecco il progetto dello studio assistito che partirà il prossimo settembre grazie alla vincita di un bando della Regione Piemonte. Nei locali dell’oratorio saranno allestiti spazi con strumentazioni informatiche a disposizione di studenti del quartiere che verranno seguiti da educatori. «Occasione», conclude mons. Rivella, «per accogliere i ragazzi a partire dalle loro esigenze reali e poi impostare un accompagnamento».