«Cari catechisti, non perdete l’entusiasmo. Voi siete gli artigiani dell’annuncio». Papa Francesco il 30 gennaio 2021 parla ai partecipanti all’incontro internazionale promosso dalla Conferenza episcopale italiana nel 60° di fondazione dell’Ufficio Catechistico nazionale (1961-1° agosto-2021). E scrive: «Cari catechisti, vi chiedo di non perdere entusiasmo. Come gli artigiani, anche voi siete chiamati a plasmare l’annuncio con creatività. Non cedete allo scoraggiamento e allo sconforto. Puntate sempre in alto, sostenuti dalla misericordia del Padre. Il Papa vi incoraggia e vi sostiene».
«IL CATECHSIMO SI FA IN DIALETTO» – Il «kerygma, annuncio» è una persona: Gesù Cristo. «La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con lui: perciò va intessuta di relazioni personali». Ma è anche «un percorso mistagogico, che avanza in dialogo con la liturgia, nella quale risplendono simboli che parlano alla vita e la segnano con l’impronta della grazia». Ripete: il catechismo «si fa in dialetto», nella lingua dei padri. Nel dopo-Concilio la Chiesa italiana «è stata pronta e capace nell’accogliere i segni e la sensibilità dei tempi. Oggi è chiamata ad offrire una catechesi rinnovata, che ispiri ogni ambito pastorale: carità, liturgia, famiglia, cultura, vita sociale, economia. Dalla Parola di Dio fioriscono approcci fruttuosi ai vari aspetti della vita. Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa». Rammenta: i «vetero cattolici» rifiutarono il Concilio Vaticano I (1869-70) «e oggi ordinano le donne».
COMUNITÀ ANCORA PIÙ NECESSARIA NELLA PANDEMIA – Il Pontefice assicura: «Non è il momento per strategie elitarie. Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è ai margini. È il tempo di comunità che guardino negli occhi i giovani delusi, che accolgano i forestieri e diano speranza agli sfiduciati. È il tempo di comunità che dialoghino senza paura con chi ha idee diverse. È il tempo di comunità che, come il buon samaritano, sappiano farsi prossimo a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione».
LA NASCITA DEGLI UFFICI CATECHISTICI – Con Pio XI la Congregazione del Concilio (oggi dei Vescovi) invita le diocesi a istituire l’Ufficio Catechistico (12 dicembre 1929). Poiché Torino è in lutto per il cardinale arcivescovo Giuseppe Gamba, spirato il 26 dicembre 1929, l’Ufficio è istituito da mons. Luigi Benna, vicario capitolare che regge la diocesi fino alla nomina dell’arcivescovo Maurilio Fossati (11 dicembre 1930). In risposta all’invito di Pio XI a «dare slancio agli oratori e al catechismo» (1938), don Pietro Ricaldone, rettore maggiore dei Salesiani, fonda l’Ufficio Catechistico salesiano (1939) e la Libreria Dottrina Cristiana-Elle Di Ci (1941). Al loro primo congresso internazionale (Roma, 1950) Pio XII invita i catechisti: «Perfezionate senza sosta i vostri metodi. Mai dovete credere di avere il metodo definitivo. Se volete restare sempre idonei e attraenti, dovete operare un rinnovamento costante, che vi preserverà dall’abitudine delle formule facili e poco efficaci».
CATECHESI CONTRO L’«ASSENZA DI DIO NELLA SOCIETÀ» –Nel 1948 il card. Fossati nomina direttore del Catechistico don Luigi Matteo Monetti. Negli anni Cinquanta-Sessanta le Donne di Azione Cattolica la domenica pomeriggio ripetono ai bambini il «Catechismo» e li preparano alla prima Comunione, alla Cresima e alle gare del concorso «Veritas». Il Catechistico diventa sempre più importante: nelle scuole nomina gli insegnanti di Religione, tiene i rapporti con i Provveditorati e i direttori didattici, organizza l’aggiornamento e i concorsi «Veritas»; nelle parrocchie organizza i corsi di catechesi e nella «Giornata catechistica» ribadisce l’urgenza e l’importanza dell’istruzione religiosa; prepara schemi e sussidi per la catechesi degli adulti; profonde molto impegno nella «Peregrinatio Mariae» (1948-50). Fossati esprime il suo assillo per catechismo e cultura religiosa nelle lettere pastorali: «Confidare in Dio e nel suo aiuto nella pesante crisi dell’Italia uscita sconfitta dalla guerra e invocare la Madonna a difesa da comunismo, protestantesimo, massoneria» (1947); «L’assenza di Dio nella società moderna; la continuazione della “Peregrinatio Mariae” con particolare attenzione ai Sacramenti e alle visite alle fabbriche» (1949). «L’insegnamento catechistico in diocesi: ignoranza della dottrina della Chiesa in tutte le classi sociali. Il catechismo dei piccoli è dovere dei genitori, dei parroci, dell’Azione Cattolica» (1950). Organizza Congresso Catechistico (6-10 maggio 1950): «L’insegnamento catechistico è trascurato» (1955).
L’UFFICIO CATECHISTICO NASCE PRIMA DELLA CEI – Anche il vescovo coadiutore Felicissimo Stefano Tinivella è molto impegnato in campo catechistico: è membro della Commissione catechistica e presidente dei Congressi nazionali di catechesi; potenzia l’Ufficio Catechistico diocesano e nomina direttore don Rodolfo Reviglio; promuove la catechesi, anche attraverso (dal 1964) la Scuola superiore di cultura religiosa per insegnanti di Religione che in 12 anni registra più di 500 studenti. Prima ancora della nascita ufficiale (14 aprile 1964) della Conferenza episcopale italiana, sorgono la Commissione per le attività catechistiche (1960) e l’Ufficio Catechistico nazionale (8 agosto 1961). Per prima cosa discute di un «Nuovo Catechismo». Uno dei più originali, importanti e creativi risultati del Vaticano II in Italia è il rinnovamento della pastorale catechistica «Il catechismo per la vita cristiana», con il documento-base – al quale dà un contributo determinante il teologo albese Natale Bussi – imitato e tradotto in una trentina di Paesi, e i nuovi catechismi, eccellente risultato del lavoro comune di vescovi e sacerdoti, esperti e operatori, suore e catechisti.