Il Papa apre il cammino del Sinodo sulla sinodalità

Chiesa – Domenica 10 ottobre Papa Francesco a San Pietro apre, con le consultazioni a livello di Chiesa universale, il cammino verso il Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità che si celebrerà dall’ottobre 2023. Il 17 ottobre i vescovi nelle loro diocesi faranno altrettanto

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Domenica 10 ottobre Papa Francesco inaugura il cammino sul Sinodo dei vescovi che si celebrerà sulla sinodalità dall’ottobre 2023.

«Il Sinodo non è e non sia un sondaggio d’opinioni» e «Più protagonismo alle donne e ai laici». Papa Francesco prova a vivacizzare il Sinodo dei vescovi. Il 10 ottobre in San Pietro aprirà le consultazioni a livello di Chiesa universale; il 17 ottobre i vescovi nelle Cattedrali delle loro diocesi faranno altrettanto; da ottobre 2021 ad aprile 2022 avverrà la consultazione; «per far emergere le diversità» sono introdotti 7 incontri continentali, ognuno con un documento per l’«instrumentum laboris»; nell’ottobre 2023 in Vaticano la XVI Assemblea generale ordinaria «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione»; dal novembre 2023 seguirà la fase attuativa nelle Chiese particolari.

Il documento preparatorio e il vademecum sono strumenti «per favorire la fase di ascolto e consultazione del popolo di Dio nelle Chiese particolari», nella speranza di mettere in moto idee, energie e creatività di coloro che vi parteciperanno «e facilitare la condivisione dei frutti del loro impegno». «La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo»: l’incipit risponde alla sollecitazione di Francesco: «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». La tragedia globale della pandemia da Covid-19 «ha effettivamente suscitato la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca». E «la tragica condizione che i migranti vivono in tutto il mondo testimonia quanto alte e robuste siano ancora le barriere che dividono l’unica famiglia umana». Per la Chiesa si tratta di «accompagnare le persone e le comunità a rileggere esperienze di lutto e sofferenza, che hanno smascherato molte false sicurezze, e a coltivare la speranza e la fede nella bontà del Creatore e della sua creazione».

La Chiesa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione. Il documento preparatorio cita «la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Siamo continuamente interpellati a farci carico del dolore dei nostri fratelli feriti nella carne e nello spirito. Per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme».

Di più, il documento preparatorio va giù pesante: «La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso di potere, economici, di coscienza, sessuali. È impensabile una conversione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione attiva di tutte le componenti del popolo di Dio». Succede anche che i cristiani «assumono i medesimi atteggiamenti, fomentando le divisioni e le contrapposizioni anche nella Chiesa». Tra gli obiettivi «esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte».

«Un Sinodo non è un parlamento, non è un gioco delle parti in cui chi ha più forza condiziona e sottomette l’altro». La grande sfida di delineare un nuovo tipo di Sinodo è stata fatta propria dal cardinale maltese Mario Grech, nuovo segretario generale del Sinodo. Chiarisce la prospettiva con cui guardare il cammino sinodale. Un cammino in tappe, lungo tre anni: così facendo, Francesco vuole favorire i meccanismi un po’ arrugginiti della sinodalità. «Il successo del Sinodo dipenderà dal successo della consultazione» spiega Grech: «I vescovi e le Chiese particolari diano spazio per ascoltare tutti». Aggiunge: «La Chiesa non è solo quelli che vengono in chiesa, che riempiono i primi posti. La Chiesa, come una madre, comprende tutti, anche quelli che non praticano, anche quelli che hanno lasciato l’istituzione. Il Sinodo è un invito a convenire e insieme cercare di ascoltare quello che lo Spirito Santo sta dicendo. E lo Spirito Santo non fa distinzioni, può comunicare a tutti».

Il ruolo e il voto delle donne in assemblea – Grech profetizza: «Il Sinodo riuscirà o fallirà nella misura in cui ci fideremo dello Spirito Santo. Senza di lui, anche la fase di consultazione si ridurrebbe a un sondaggio di opinioni, costringendo il “sensus fidei” dentro ai meccanismi dell’opinione pubblica». Al momento c’è la questione delle donne e dei laici, che non riguarda la consultazione – che è aperta a tutti – ma l’assemblea generale che, come è noto, è composta da soli vescovi e dai rappresentanti delle famiglie religiose. Non è difficile prevedere molte polemiche. Suor Nathalie Becquart, sottosegretaria del Sinodo, esprime la speranza che le donne «possano essere ascoltate ed essere protagoniste del processo sinodale. Stiamo reimparando la sinodalità. Il Sinodo è un processo senza precedenti, mostra che la Chiesa vuole rinnovarsi, dato che i Sinodi precedenti non hanno avuto questa fase». La professoressa Myriam Wijlens, ordinaria di Diritto canonico all’Università di Erfurt (Germania), incoraggia tutte le donne «a parlare con coraggio e a presentarsi con le loro speranze, paure e dolori e condividere ciò che hanno da condividere. In questo “tutti” sono compresi anche coloro che sono esclusi o si trovano ai margini». Ma appare francamente difficile che si possa dare il diritto di voto ai non vescovi, cioè alle donne, ai laici, ai sacerdoti, ai religiosi e alle suore.

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