«Viaggiare ora è difficile. In Vietnam? Ci andrà Giovanni XXIV». Papa Francesco, sull’aereo di ritorno (4 settembre 2023) dalla Mongolia, risponde ai giornalisti su molti argomenti. «La Cina? Il dialogo va avanti. Ho ammirazione per la cultura cinese»; «Non si cancella la cultura russa per motivi politici»; «La Chiesa sinodale».
Mongolia – È soddisfatto: «L’idea di visitarla mi è venuta pensando alla piccola comunità cattolica. L’annuncio evangelico entra in dialogo con la cultura. C’è un’evangelizzazione della cultura e anche una inculturazione del Vangelo. È importante che l’evangelizzazione non sia concepita come proselitismo perché il proselitismo restringe. L’obiettivo era conoscere questo popolo, ricevere la sua cultura ed entrare in dialogo e accompagnare la Chiesa nel suo cammino in questo popolo con molto rispetto per la sua cultura».
Zuppi in Cina? – «Quella del card. Zuppi è una missione di pace. Aveva il piano di visitare Mosca, Kiev, Stati Uniti e Pechino. È uomo di universalità e grande dialogo. Ha nella sua storia il lavoro fatto in Mozambico per la pace. Per questo ho inviato lui. I rapporti con la Cina sono molto rispettosi e aperti. Ho grande rispetto per il popolo e grande ammirazione per la cultura cinese. Per la nomina dei vescovi la commissione vaticana, presieduta dal card. Parolin, lavora con il governo cinese e percorre una strada amichevole. Sta facendo un bel lavoro e i rapporti sono in cammino. Dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso per comprenderci di più, affinché non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e dipenda da una potenza straniera.
«Grande madre Russia» – «Nel mio dialogo con i giovani russi ho dato loro un messaggio che ripeto sempre e dappertutto: fatevi carico della vostra eredità, come i nipoti devono prendere l’eredità dei nonni. Per esplicitare l’eredità ho detto della grande Russia, perché l’eredità russa è molto buona e molto bella: arte, musica, lettere, Dostokevski. Parlando della grande Russia, non geograficamente, mi è venuto in mente quello che ci hanno insegnato a scuola: Pietro I, Caterina II. Forse non è stato appropriato fare questi esempi, ma quello su cui insisto è farsi carico della propria eredità. Ho detto: avete avuto anni politici bui in Russia ma l’eredità è rimasta. Non pensavo all’imperialismo quando dicevo della trasmissione della cultura perché la cultura non è mai imperialismo. È vero che ci sono imperialismi, ma questo accade quando la cultura è distillata e trasformata e distillata in ideologia e in veleno. Per questo bisogna distinguere la cultura di un popolo dalla ideologia di qualche filosofo o di qualche politico. Questo lo dico anche per la Chiesa: dobbiamo distinguere tra dottrina e ideologia, perché la vera dottrina mai è ideologica, è radicata nel santo popolo fedele di Dio; invece l’ideologia è staccata dalla realtà e dal popolo; l’ideologia stacca la Chiesa dalla vita che viene dalla radice, l’influsso dello Spirito Santo, ma l’ideologia è incapace di incarnarsi, è solo un’idea. E quando l’ideologia prende forza si fa politica e di solito diviene dittatura».
Vietnam? – «Il Vietnam è una delle esperienze di dialogo molto belle della Chiesa negli ultimi tempi. Ambedue le parti hanno la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti. Ci sono stati dei problemi, ma prima o poi si superano: si sta facendo un bel lavoro. Quando una cultura si apre c’è possibilità di dialogo. Al contrario è molto difficile. Con il Vietnam il dialogo è aperto e lentamente si va avanti. Il viaggio? Se non andrò io, certamente ci andrà Giovanni XXIV. Il viaggio è sicuro perché è una terra che merita di andare avanti e ha la mia simpatia. Altri viaggi? Marsiglia (in settembre, n.d.r.); un piccolo Paese europeo. Per me adesso viaggiare non è tanto facile: ci sono limitazioni nel camminare».
«Laudato Si’» – «I giovani sono preoccupati per il loro futuro e, in questo senso, mi piace che lottino. Ma quando c’entrano l’ideologia o le pressioni politiche, questo non va. L’aggiornamento è una revisione da quello che è successo dalla Cop di Parigi, che forse è stata la più fruttuosa».
Chiesa sinodale – «Nel Sinodo non c’è posto per le ideologie; il Sinodo è dialogo tra i battezzati e i membri della Chiesa sulla vita della Chiesa, sul dialogo con il mondo, sui problemi che toccano l’umanità. Nel Sinodo non c’è posto per le ideologie, c’è posto per il dialogo tra fratelli e sorelle. Voglio sottolineare che il processo sinodale non è una mia invenzione ma di San Paolo VI. Quando concluse il Concilio si accorse che in Occidente la Chiesa aveva perso la dimensione sinodale, a differenza della Chiesa orientale. Per questo ha creato il Sinodo dei vescovi che in questi sessant’anni ha portato avanti la riflessione con progressi continui».
Segreto o aperto? – «Non è un programma televisivo dove si parla di tutto. È un momento e uno scambio religioso di preghiera e interventi. Senza questo spirito di preghiera non c’è sinodalità, è politica, è parlamentarismo. Ma il Sinodo non è un parlamento e come protagonista lo Spirito Santo. Una commissione presieduta da Paolo Ruffini tutti i giorni informerà sull’andamento del Sinodo. Alcuni mesi fa la priora di un Carmelo mi ha detto: “Santità abbiamo paura che il Sinodo paura che il Sinodo cambi la dottrina”. Alla radice di questa idea trovi le ideologie».