Ridisegnare «un’economia a misura d’uomo, non solo soggetta al profitto ma ancorata al bene comune, amica dell’etica e rispettosa dell’ambiente» scrive Papa Francesco alla 42ª sessione Fao, in svolgimento a Roma. «Maschile e femminile formano la famiglia», ribadisce al Forum promosso dal Dicastero laici, famiglia e vita, perché la famiglia si poggia sul matrimonio di un uomo e di una donna. «Il Mediterraneo è diventato il cimitero più grande d’Europa» e questo lo porta a esprimere solidarietà alle popolazioni del Tigray ammazzate dalle milizie islamiche.
Tre quarti di chi ha poco cibo produce da mangiare per il resto del mondo e i contadini vivono in contesti rurali poveri. La crisi mondiale innescata dal Covid 19 può aiutare a cambiare certi modelli e chiede «lo sviluppo di un’economia circolare, che garantisca le risorse per tutti e promuova l’uso di energie rinnovabili. Dopo la pandemia dovremmo «invertire la rotta seguita finora e investire in un sistema alimentare globale capace di resistere alle crisi future». Mentre «alcuni seminano tensioni, scontri e falsità, siamo invitati a costruire con pazienza e determinazione una cultura di pace, diretta a iniziative che abbraccino tutti gli aspetti della vita umana e ci aiutino a respingere il virus dell’indifferenza».
L’importanza della famiglia formata da uomo e donna è sottolineata nel videomessaggio al forum promosso dal Dicastero laici, famiglia e vita. Usa la bella immagine dell’arazzo «con la trama e l’ordito del maschile e del femminile che concorrono a formare l’arazzo della famiglia», come «i Sacramenti dell’ordine e del matrimonio sono entrambi indispensabili per edificare la Chiesa “famiglia di famiglie”». A che punto siamo con l’applicazione di «Amoris laetitia»? E indica: la preparazione al matrimonio, l’accompagnamento delle giovani coppie di sposi, l’educazione, l’attenzione verso gli anziani, la vicinanza alle famiglie ferite o che, «in una nuova unione, desiderano vivere appieno l’esperienza cristiana». Il forum si celebra nell’«Anno internazionale della famiglia Amoris laetitia» nel quinto anniversario (2016-19 maro-2021) dell’esortazione di due Sinodi sulla famiglia (2014 e 2015). Pone il cammino sinodale «in continuità nelle Chiese locali» e richiede «cooperazione, condivisione di responsabilità, capacità di discernimento e disponibilità a farsi prossimi alle famiglie».
«La famiglia è più che mai segno dei tempi»: nel pieno delle difficoltà causate dalla pandemia, la Chiesa deve operare «un ascolto attivo delle famiglie e coinvolgerle come soggetti della pastorale». Per portare l’amore di Dio alle famiglie e ai giovani, «abbiamo bisogno dell’aiuto delle famiglie, della loro esperienza concreta di vita e di comunione. Abbiamo bisogno di sposi accanto ai pastori, per camminare con altre famiglie, per aiutare chi è debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente nel Sacramento del matrimonio per donare tenerezza, pazienza e speranza». Sottolinea che per i giovani è importante «vedere con i propri occhi l’amore di Cristo vivo e presente nell’amore degli sposi». Spiega che la famiglia «è chiesa domestica e, in virtù del sacramento del matrimonio, ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa». Invita i pastori a chiamare le famiglie a lavorare perché diano «il loro contributo alla costruzione del tessuto ecclesiale». Invita a «riprendere in mano “Amoris laetitia” per individuare, tra le priorità pastorali, quelle che più corrispondono alle esigenze di ciascuna Chiesa locale e a perseguirle con creatività e slancio missionario». Le assemblee sinodali aiutano la Chiesa «a far emergere sfide concrete che le famiglie: pressioni ideologiche che ostacolano i processi educativi; problemi relazionali; povertà materiali e spirituali; tanta solitudine a percepire Dio nella propria vita».
Il Mediterraneo il più grande cimitero del mondo. Lo riafferma all’Angelus di domenica 13 giugno 2021, ricordando la cerimonia di accoglienza ad Augusta del relitto della barca naufragata il 18 aprile 2015. «Il simbolo di tante tragedie continui a interpellare la coscienza di tutti e favorisca la crescita di un’umanità più solidale, che abbatta il muro dell’indifferenza». Si dichiara vicino «alla popolazione del Tigray in Etiopia, colpita da una grave crisi umanitaria che espone i più poveri alla carestia. Cessino immediatamente le violenze, sia garantita a tutti l’assistenza alimentare e sanitaria, si ripristini al più presto l’armonia sociale». Domenica 13 era la Giornata mondiale contro il lavoro minorile: «Non è possibile chiudere gli occhi di fronte allo sfruttamento dei bambini, privati del diritto di giocare, di studiare e di sognare». Secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro, i bambini sfruttati sono oltre 150 milioni: una tragedia! Rinnoviamo lo sforzo per eliminare questa schiavitù dei nostri tempi di tanti bambini sfruttati dal lavoro minorile».