I corridoi umanitari avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta del Mediterraneo son un’iniziativa «tragicamente attuale, anzi più che mai necessaria. Lo attesta anche il recente naufragio di Cutro, un naufragio che non doveva avvenire: bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta». Papa Francesco, il 18 marzo 2023, riceve 5 mila rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, insieme alle famiglie e ai rappresentanti delle comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione. Cinquemila su 7 mila sono tantissimi e hanno riempito l’aula Paolo VI.
Arrivano da Afghanistan, Congo, Iraq, Libia, Siria e altri Paesi colpiti da guerre e emergenze umanitarie: grazie ai corridoi umanitari non hanno dovuto rischiare la vita sui barconi in balìa delle onde e dei criminali scafisti. In Italia praticano questa strada umana e sicura, segno di speranza, soprattutto la Conferenza episcopale, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese evangeliche e la Tavola valdese. Il Pontefice mette da parte il discorso preparato, e lo consegna dandolo per letto. Così ha più tempo per salutare, passando con la sedia a rotelle, moltissime persone.
Francesco ricorda: i corridoi sono frutto della «creatività generosa» della Comunità di Sant’Egidio («sono bravi»), della «rete accogliente» della Chiesa italiana («è stata generosa»), in particolare della Caritas, e dell’«impegno» del governo italiano e dei governi che hanno ricevuto i profughi.
In prima fila lo ascoltarlo il segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi arcivescovo di Cagliari, il fondatore e il presidente di Sant’Egidio, rispettivamente Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo. All’inizio dell’udienza Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio e Daniele Garrone della Federazione delle Chiese evangeliche salutano il Papa. Nel discorso Francesco osserva che il Mediterraneo «si è trasformato in un cimitero, è una cosa dura»; ricorda in particolare quanti, migliaia e migliaia, sono passati attraverso i campi di concentramento in Libia. «Più volte ho avuto modo di ascoltare le loro esperienze di dolore, umiliazioni e violenze. Terribile il traffico di esseri umani, e quei lager».
Di fronte a questa triste realtà, i corridoi umanitari «sono una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani, anche perché una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi». I corridoi indicano «una strada all’Europa, perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro: i corridoi umanitari non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite ma operano anche per l’integrazione, perché non c’è accoglienza senza integrazione».
Merita ricordare che Papa Bergoglio si è recato due volte nell’isola di Lesbo – punto di approdo di chi scappa da Est, Asia e Medio Oriente – il 16 aprile 2016 e il 5 dicembre 2021. Ebbene al ritorno dal primo viaggio hanno trovato rifugio sull’aereo papale 12 profughi siriani: due ingegneri, un insegnante, una sarta, bambini piccoli, anche una di due anni, e adolescenti: sono i componenti delle tre famiglie portate da Lesbo a Roma, presi in carico dal Vaticano e inizialmente ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Saluta «le centinaia di persone, famiglie, comunità, che si sono messe a disposizione generosamente per realizzare questo processo virtuoso. Voi rappresentate un volto bello dell’Europa, che si apre al futuro e paga di persona». Vede in queste storie di accoglienza anche «un impegno concreto per la pace». Rivolto ai profughi ucraini ribadisce che «il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per la pace. Lo faccio per il vostro Paese martoriato e per gli altri Paesi colpiti dalla guerra».
I corridoi sono anche «un bel segno che unisce fratelli e sorelle che condividono la fede in Cristo» Francesco esprime affetto per quanti sono passati attraverso i corridoi umanitari e ora vivono una nuova vita. «Lo dico – sottolinea con una nota autobiografica – anche come figlio di una famiglia di emigrati che ha fatto questo percorso». Infatti i nonni paterni e il papà Bergoglio – originari dell’Astigiano – emigrano nel 1929 in Argentina dove il 17 dicembre 1936 nasce Jorge Mario Bergoglio, da dieci anni Papa Francesco eletto dai cardinali il 13 marzo 2013.
Di corridoi umanitari ha recentemente discusso i vescovi del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana nella sessione primaverile del 20-22 marzo 2023.
Afferma il comunicato finale: «Il fenomeno migratorio continua a essere gestito in modo emergenziale e non strutturale». La tragedia di Cutro «è una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto. Limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad alimentare irregolarità e illegalità. Servono invece politiche lungimiranti, sul piano nazionale e su quello europeo, capaci di governare i flussi di ingresso attraverso canali legali, ovvero vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa della fame e della violenza e finiscono nella vergogna dei centri di detenzione. Occorre dare loro prospettive reali per un futuro migliore». In questa ottica i corridoi umanitari rappresentano «un meccanismo di solidarietà e un potente strumento di politica migratoria».
Pier Giuseppe Accornero