Cinquanta minuti di colloquio, più del previsto, il 5 febbraio 2018 tra Papa Francesco e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: pace e stabilità in Medio Oriente, accoglienza dei profughi, condizioni dei cattolici in Turchia, status di Gerusalemme dopo la decisone del presidente Trump di spostarvi l’ambasciata Usa da Tel Aviv. Mossa criticata da Francesco, da Erdogan, dai palestinesi e dagli arabi. La posizione della Santa Sede è: una terra, due Stati (Israele e Palestina), tre religioni (Ebraismo, Cristianesimo, Islamismo). Francesco regala il medaglione di «un angelo della pace che strangola il demone della guerra, simbolo di un mondo basato sulla pace e la giustizia» contro le forze ostili: sfruttamento, opposizione intransigente, nuove forme di colonialismo, indifferenza, sfiducia, pregiudizio.
Il comunicato vaticano informa che «sono state evocate le relazioni bilaterali e si è parlato della situazione del Paese e del Medio Oriente, con particolare riferimento allo statuto di Gerusalemme evidenziando la necessità di promuovere pace e stabilità attraverso il dialogo e il negoziato, nel rispetto dei diritti umani e della legalità internazionale». L’agenzia di stampa turca «Anadolu» parla degli «inconvenienti provocati dalla decisione di Trump su Gerusalemme, che non va applicata, e degli sforzi contro la xenofobia e l’islamofobia: è sbagliato collegare il terrorismo alla religione». Secondo l’ambasciata turca in Italia si è discusso della tragedia umanitaria in Siria, dove dal 20 gennaio la Turchia conduce l’operazione militare ad Afrin «lotta contro il terrorismo, la xenofobia e l’islamofobia» chiamata «Ramoscello d’ulivo».
Ben 59 anni fa il presidente turco Celal Bayar nel 1959 fu ricevuto da Giovanni XXIII: mons. Angelo Giuseppe Roncalli era stato delegato apostolico in Turchia e Grecia con sede a Istanbul nel 1934-1943. Nel 1960 Turchia e Santa Sede stabiliscono rapporti diplomatici. Erdogan ha ricevuto Francesco ad Ankara nel novembre 2014.
Il problema del dittatore di Ankara è la cancellazione dei diritti umani nel Paese che domina con il pugno di ferro: niente libertà di espressione, di dissenso, di stampa (parecchi giornalisti sono in galera). Di fatto domina il partito unico e non c’è libertà di religione. In questa situazione non si vede come il déspota possa chiedere l’ingresso della Turchia nell’Unione europea. Sicuramente di questi temi il Pontefice ha parlato. Francesco ha poi ricevuto i vescovi caldei «in visita ad limina apostolorum», tra cui Francois Yakan, amministratore patriarcale di Diarbekir dei Caldei, a maggioranza curda in Turchia, fondatore nel 2005 della ong «Kader» che assiste rifugiati di ogni religione ed etnia.
Dodici anni fa – domenica 5 febbraio 2006 – nella chiesa di Santa Maria a Trabzon (Trebisonda) mentre pregava fu ucciso don Andrea Santoro, romano, missionario «fidei donum» in Turchia. «Questo esempio e tanti altri ci sostengano nell‘offrire la nostra vita come dono d’amore ai fratelli, a imitazione di Gesù» disse Francesco nel 2015. «Un eroico testimone dei nostri giorni» dice mons. Paolo Bizzeti,vicario apostolico dell’Anatolia, che auspica un passo avanti nel riconoscimento della Chiesa cattolica: «In Turchia il 90% non conosce il Cattolicesimo. Non si tratta di fare proselitismo ma di raccontare la propria fede. Dalla mancata conoscenza nascono i fraintendimenti. Bisogna disinnescare la spirale che toglie la libertà di stampa e di espressione e non dà i mezzi giuridici a una minoranza come la nostra per potersi esprimere».
In Turchia c’è un vescovo torinese: il domenicano Lorenzo Piretto nominato il 7 novembre 2015 arcivescovo di Izmir. Nato a Tonengo di Mazzé, provincia di Torino e diocesi di Ivrea, il 15 dicembre 1942, domenicano dal 1963, sacerdote dal 1966, docente nello Studio domenicano di Chieri e alla Federazione interreligiosa studentati teologici torinesi (Fist). Nel 1983 va in Turchia: insegna all’Università di Istanbul, superiore del convento di Istanbul e poi del convento di Izmir, parroco a Istanbul e vicario generale del vicariato apostolico di Istanbul, il più antico della Chiesa istituito nel 1742 e fino al 1990 chiamato «Costantinopolitanus». Questa è una Chiesa antichissima e coraggiosa che rende una testimonianza preziosa.