«Carità per chi soffre a causa della pandemia». Papa Francesco, nel messaggio per la Quaresima 2021, afferma che il cammino di conversione deve portare alla riscoperta del vincolo di comunione con l’altro, soprattutto con i poveri: «La carità non è sterile, è necessario digiunare anche dalla saturazione di informazioni, vere o false». Ricorrente è il richiamo all’enciclica «Fratelli tutti» (3 ottobre 2020). Un’iniziativa originale è lanciata dai vescovi europei: una messa a turno nei paesi dell’Europa soprattutto per le vittime della pandemia.
Digiunare anche dall’eccesso di informazioni – «La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa». La verità di Cristo non è una costruzione dell’intelletto «riservata a poche menti elette, superiori o distinte», ma è un messaggio da capire con l’intelligenza del cuore. Il digiuno è una privazione da vivere in semplicità per riscoprire il nostro essere creatura e va praticato facendosi poveri con i poveri: «Digiunare vuol dire liberare l’esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni, vere o false, per consentire che Dio dimori in noi».
Quaresima, tempo di speranza – «Nell’attuale preoccupazione in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione» ma – come dice l’enciclica «Laudato si’» (24 maggio 2015) – «il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata». Invita a riscoprire il valore del perdono che mette in circolo «un dialogo premuroso adottando un comportamento che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio permette di vivere una Pasqua di fraternità» e a dire «parole di incoraggiamento, che confortano, danno forza, consolano, stimolano, invece di parole che umiliano, rattristano, irritano e disprezzano». A volte basta «una persona e una parola gentile».
La carità si rallegra nel veder crescere l’altro – «La carità si rallegra nel veder crescere l’altro e soffre quando l’altro è nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno». Chi è nella privazione deve essere considerato «membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello e il poco, se condiviso con amore, non finisce mai ma si trasforma in riserva di vita e felicità». Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono, angoscia a causa della pandemia. A chi è gravato dalle conseguenze planetarie del coronavirus occorre far sentire che «Dio ci ama come figli: ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare».
Cambiato il rito delle ceneri. Tornato il segno di pace – Nel rispetto delle prescrizioni sanitarie, la Congregazione per il Culto divino ha modificato il rito delle ceneri: «Dopo aver benedetto e asperso con l’acqua benedetta le ceneri, il sacerdote recita una volta sola la formula “Convertitevi e credete al Vangelo” oppure “Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere ritornerai”; si asterge le mani; indossa la mascherina; impone le ceneri a quanti si avvicinano o si avvicina a quanti stanno in piedi al loro posto lasciandole cadere sul capo di ciascuno, senza dire nulla». Quest’anno non ci saranno alla «Casa Divin Maestro» di Ariccia gli esercizi spirituali della Curia romana. Lo scorso anno Francesco, a causa di un raffreddore, non partecipò fisicamente agli esercizi ma si unì spiritualmente. Quest’anno il Covid-19 annulla l’appuntamento. I membri della Curia romana vi provvedono in modo personale dal pomeriggio di domenica 21 a venerdì 26 febbraio. Sono sospesi tutti gli impegni del Papa, compresa l’udienza generale di mercoledì 24 febbraio. Nelle chiese è tornato il segno di pace nella Messa, non con la stretta di mano o l’abbraccio, ma guardandosi negli occhi o chinando il capo «per esprimere in modo eloquente e sicuro, sobrio ed efficace la ricerca del volto dell’altro».
Catena di preghiera per le vittime della pandemia. Ogni nazione europea celebra la Messa in un giorno di Quaresima. L’iniziativa è presentata dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, già presidente della Conferenza episcopale italiana e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), che raggruppa 33 episcopati del Continente – l’organismo quest’anno celebra i 50 anni di vita – più ampio rispetto al Consiglio delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea di 27 Paesi. L’iniziativa parte il mercoledì delle ceneri e dura tutta la Quaresima, come spiega il cardinale Bagnasco: «Abbiamo valutato l’opportunità, anzi il dovere, di ricordare nella Messa le tantissime vittime della pandemia. Ogni Conferenza episcopale si impegna a organizzare almeno una Messa: sarà una catena di preghiera, una catena eucaristica in memoria e in suffragio di tante persone. Vogliamo ricordare anche le famiglie che hanno subito dei lutti e coloro che sono colpiti dal morbo e sono incerti sulla propria vita».
770 mila morti per Covid-19 in Europa – L’iniziativa, che coinvolge tutto il Continente – Est, Centro, Ovest, Nord, Sud – offre un momento di comunione e di speranza all’intera Europa: «Noi vescovi d’Europa – aggiunge Bagnasco – siamo uniti accanto alle nostre comunità cristiane e ai nostri sacerdoti, grati a tutti coloro che continuano a dedicarsi alle persone più bisognose, per sostenere con la nostra parola e soprattutto con la nostra preghiera il loro impegno affinché possiamo guardare a un futuro migliore». In molte occasioni i vescovi dell’Europa hanno unito e uniscono la loro voce a quella di Francesco per ribadire la vicinanza della Chiesa a coloro che lottano contro il coronavirus: le vittime e le loro famiglie, i malati e gli operatori sanitari, i volontari e tutti coloro che sono in prima linea. Ora e per tutta la Quaresima lanciano una catena eucaristica per gli oltre 770 mila europei morti di Covid-19.