Papa Francesco sulle orme del prete-profeta Zeno Saltini a Nomadelfia e di Chiara Lubich a Loppiano. Sono le tappe finali del pellegrinaggio sulle tracce dei santi testimoni d’Italia del XX secolo. Dopo essere stato il 20 giugno 2017 sulle tombe dei parroci don Primo Mazzolari a Bozzolo (Cremona) e don Lorenzo Milani a Barbiana (Firenze); dopo essere andato il 7 marzo 2018 a Pietrelcina (Benevento) e San Giovanni Rotondo (Foggia) per San Padre Pio Forgione; dopo essere ritornato in Puglia il 20 aprile 2018 per Tonino Bello «prete dei poveri e vescovo degli ultimi», Francesco conclude il 10 maggio 2018 a Nomadelfia (Grosseto) e a Loppiano (Firenze).
Personaggi che bene rappresentano l’Italia del secondo dopoguerra. Lubich è trentina; don Mazzolari è lombardo di Cremona; don Milani è toscano di Firenze; don Saltini è emiliano-romagnolo di Fossoli e opera in Toscana. Padre Pio è campano di Benevento e vive nel Foggiano; in Puglia nasce e vive Tonino Bello.
Zeno Saltini (Nomadelfia) – Settant’anni fa, il 14 febbraio 1948, a Fossoli don Saltini fonda una «famiglia» di 623 persone, l’«Opera piccoli apostoli», nell’ex campo di concentramento dove transitarono verso i lager 5 mila ebrei e prigionieri politici. Poi fonda Nomadelfia, che in greco antico significa «la fraternità è legge». Nono di 12 figli, Zeno nasce il 30 agosto 1900 a Fossoli di Carpi, provincia di Modena e diocesi di Carpi. A 14 anni abbandona la scuola e va a lavorare nei campi. Soldato di leva è ostico alla disciplina, si scontra con un anarchico che dileggia Vangelo e Chiesa. Ma evita il fronte perché il 4 novembre 1918 giunge la vittoria. Si laurea in Legge all’Università Cattolica di Milano ed entra in Seminario. Si presenta all’ordinazione sacerdotale nel 1931 con un ragazzo di 17 anni ex detenuto, il primo dei suoi 5 mila «figli». Tuona contro il fascismo, le leggi razziali, la guerra. Arrestato, è rilasciato a furor di popolo. Nel 1947 occupa l’ex campo di concentramento di Fossoli: accanto alle famiglie di «madri di vocazione», le prime famiglie di sposi accolgono i «figli di N.N.».
Pio XII gli dice: «Vada avanti, il Papa è con lei» ma don Zeno non ha vita facile. Si indebita ed è processato e assolto per truffa e millantato credito. I debiti crescono di giorno in giorno. Il 5 febbraio 1952 il Sant’Offizio gli impone l’allontanamento dalla comunità. Va davanti al tabernacolo: «Gesù caro, tu vedi che cosa mi capita. Tu nel Getsemani hai obbedito al tuo Padre, io ho obbedito al tuo vicario». Per non coinvolgere la Chiesa nelle sue disavventure finanziarie chiede di essere ridotto il stato laicale il 30 novembre 1953. I debiti si riducono, pagati dal governo, dai benefattori, dai «nomadelfi» e dal loro lavoro: agricoltura; allevamento avicolo, bovino, suino; tipografia, muratura, mobili, vestiario, calzature.
Con Giovanni XXIII, Paolo VI e il Concilio la musica cambia. Messi in salvo i suoi «figli», il 22 gennaio 1962 chiede a Papa Giovanni di riprendere l’attività sacerdotale. Considerato molto meno ribelle, diventa parroco di Nomadelfia. È un cristiano tutto d’un pezzo e un prete generoso: legge, medita, attua il Vangelo, con un’incredibile dose di utopia. Muore il 15 gennaio 1981. Il 2 maggio 1989 Giovanni Paolo II visita Nomadelfia. Il 17 dicembre 2016 Papa Francesco dice ai «nomadelfi»: «Il suo coraggio e la sua perseveranza vi siano di guida». Oggi a Nomadelfia vivono 50 famiglie, 300 persone: tutti contribuiscono secondo le capacità, tutti ottengono secondo i bisogni; non c’è proprietà privata, non circola denaro, non esiste retribuzione.
Chiara Lubich (Loppiano) – Maestra elementare, cresciuta nell’Azione Cattolica e nel Terz’ordine Francescano: «Sono stata formata da mia madre, da Gino mio fratello, che era impegnato in un’associazione cattolica e dagli studenti dell’Azione Cattolica di cui facevo parte». Nell’ottobre 1939, a 19 anni, partecipa a Loreto a un corso di formazione e, presso la Casa della Madonna, ha la prima idea del «focolare». Ha 23 anni nel 1943 scende nei rifugi con il Vangelo: «Ogni cosa materiale può crollare ma non Dio amore». Vive insieme ad alcune ragazze nella casa in piazza Cappuccini a Trento, il primo «focolare».
Il Movimento ha come sfondo la riscoperta del Vangelo e come obiettivo la realizzazione dell’unità tra le persone, come chiede e prega Gesù: «Perché tutti siano una cosa sola» (Giovanni 17,21). Chiara nel 1948 incontra a Montecitorio Igino Giordani, politico di spicco, membro dell’Assemblea costituente e parlamentare dc. Sposato con quattro figli, è uno «padri fondatori» dei Focolari.
Il Movimento si diffonde rapidamente. Dopo una sorda opposizione – tra i vescovi c’è chi teme «un’altra gerarchia carismatica» – gode di larghi consensi. Mentre, a metà degli anni Sessanta, esplodono i moti giovanili che portano alla contestazione, i «focolarini» vivono «vivono la continua novità proposta dal Vangelo: la fraternità universale», anche sul piano ecumenico. Il Movimento è articolato in varie realtà: Umanità nuova, Famiglie nuove, Giovani per un mondo unito (Gen), Ragazzi per l’unità, Movimento sacerdotale, Movimento parrocchiale, Movimento dei religiosi e delle religiose, Cittadelle, Poli imprenditoriali che adottano l’«economia di comunione», la casa editrice Città Nuova stampa in 25 Paesi, il quindicinale «Città nuova» ha 34 edizioni estere in 22 lingue.
Loppiano è la prima delle 33 cittadelle. Sorta nel 1964 a Incisa in Val d’Arno, 20 chilometri da Firenze, occupa 260 ettari di terreno e conta 850 abitanti da 65 Paesi, 12 scuole internazionali. Nella chiesa «Maria Theotokos, Madre di Dio» c’è una cappella per le varie confessioni cristiane. C’è la cattedra ecumenica internazionale intitolata ad «Athenagoras-Chiara Lubich» che ricorda lo storico incontro il 13 giugno 1967 sul Bosforo tra il Patriarca ecumenico di Costantinopoli e la fondatrice dei Focolari. L’«Istituto di studi superiori dedicato alla Sapienza divina “Sophia”» (Università «Sophia») offre le lauree magistrali in «Cultura dell’unità, Ontologia trinitaria, Scienze economiche e politiche».