Il Piemonte continua a declinare

I numeri della crisi – Povertà e disoccupazione ai livelli massimi nel Nord Italia. Uno studio dell’economista Mauro Zangola mette a nudo il confronto con le altre regioni del nord Italia, allarmanti gli indicatori di povertà e disoccupazione. La regione subalpina non regge più il confronto con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna

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Se lo sviluppo economico e sociale fosse una competizione sportiva, potremmo dire che oggi il Piemonte rischia la «retrocessione». È questo il messaggio, assai poco rassicurante, che emerge dal confronto fra i dati del Piemonte e quelli di altre 9 regioni del Centro Nord del Paese: Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche.

I parametri riguardano 6 grandi aree socio economiche: la demografia, il benessere economico, la struttura dell’economia, il mondo del lavoro, il mondo del non lavoro, la povertà e l’esclusione sociale. Vediamo i dati più significativi.

Demografia. Al 31 dicembre 2019 il Piemonte contava 4.341.375 residenti: un po’ meno dei residenti del Veneto e dell’Emilia Romagna e poco più del 40% dei residenti lombardi. In tutte le regioni i tassi di mortalità superano ampiamente quelli di natalità provocando un calo naturale della popolazione, più marcato in Liguria (-8,3%) e in Piemonte (-5,8%).

In tutte le regioni la popolazione invecchia. La regione più anziana è di gran lunga la Liguria; le più «giovani» sono il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Veneto.

Benessere economico. Nel 2019 il Piemonte ha prodotto un valore aggiunto pari a 123,4 miliardi di euro: un terzo di quello prodotto in Lombardia (357,3) e inferiore di circa il 20% a quelli prodotti in Veneto ed in Emilia Romagna.

Significativi ai fini del confronto sono i valori per abitante. Nel 2019 il Valore Aggiunto per abitante del Piemonte a prezzi correnti era pari a 28.379 euro. Le altre regioni hanno fatto decisamente meglio: Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna in particolare hanno prodotto un Valore Aggiunto per abitante pari a 38.800 euro, superiore del 9% a quello prodotto in Lombardia.

Mondo del lavoro. In Piemonte nel 2019 lavorava il 63,8% della popolazione in età da lavoro (15-64 anni): un livello tra i più bassi, superiore solo a quello delle Marche.

In Piemonte, sempre nel 2019, il tasso di occupazione dei 15-24enni era pari a 21,1%: ciò equivale a dire che lavorava in media poco più di un giovane su cinque di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Tassi di occupazione maggiori si registrano in Veneto (33%), in Trentino Alto Adige (25,6%), in Emilia Romagna (24,6%) e in Lombardia (24,3%).

Nell’arco di un anno il Piemonte ha perso il 3,6% della forza lavoro. Il calo ha interessato soprattutto le donne ( -3,8%)

La perdita di posti di lavoro registrata in Piemonte è stata una delle più consistenti, inferiore solo a quella registrata nelle Marche (-5,4%), dovuta anch’essa al forte calo della componente femminile (-9,2%)

Il mondo del non lavoro. Passando dal mondo del lavoro a quello del «non lavoro» emerge la maggior fragilità della situazione piemontese rispetto soprattutto a quelle riscontrabili nelle regioni sviluppate del Nord.

Nel terzo trimestre 2020 in Piemonte il tasso di disoccupazione era pari all’8,4%: un paio di punti più alto di quelli registrati in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e due decimi più basso di quello registrato in Umbria.

In Piemonte il divario tra i tassi di disoccupazione maschile e femminile è di 3,5 punti percentuali (10,3% contro 6,8%): il divario più alto, inferiore solo a quello registrato nelle Marche (+5,2%)

Nel mondo del non lavoro hanno, loro malgrado, un posto rilevante i giovani Neet. Nel 2019 il 16,6% dei giovani piemontesi tra i 15 e i 34 anni rientrava nella categoria Neet, cioè non studiava e non cercava neppure un lavoro. Tra le ragazze l’incidenza di Neet sale al 19,2%; tra i ragazzi scende al 14,2%. Solo in Liguria i tassi di Neet sono superiori a quelli del Piemonte

Povertà. La maggior fragilità della società piemontese emerge soprattutto dai dati sulla povertà, riportati nella tabella che pubblichiamo in questa pagina. In Piemonte nel 2018, anno caratterizzato da una lenta ripresa economica, 14,2 persone su 100 erano a «rischio povertà», disponevano cioè di un reddito equivalente inferiore o pari al 60% del reddito equivalente mediano. È una percentuale elevata, superiore a quelle della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna attestate attorno al 10-11%.

Sempre nel 2018 in Piemonte 4,2 persone su 100 vivevano all’interno di famiglie in condizioni di «grave disagio economico». Percentuali di persone con un disagio maggiore o uguale a quello registrato in Piemonte si sono riscontrate in Liguria e nelle regioni del Centro Italia. Nelle altre regioni del Nord Italia la situazione di disagio è meno diffusa.

Ancora nel 2018, in Piemonte 8,5 persone su 100 vivevano in famiglie che riuscivano ad arrivare a fine mese con grandi difficoltà: è una percentuale molto alta, inferiore solo a quella riscontrata in Friuli Venezia Giulia.

Piemonte maglia nera. In nessuna graduatoria il Piemonte occupa posizioni di vertice rispetto alle altre regioni, né tanto meno figura tra le prime cinque posizioni della classifica. La sua collocazione è di norma al fondo delle graduatorie, nelle ultime tre posizioni, in quelle che nelle competizioni sportive sono considerate a «rischio retrocessione».

In questa posizione, dei tradizionali compagni di viaggio è rimasta solo la Liguria. Gli altri, la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto e il Trentino Alto Adige, continuano a contendersi le posizioni di vertice, misurandosi, a volte, con nuovi contendenti come il Friuli e Venezia Giulia e la Toscana.

In termini sportivi si direbbe che il Piemonte stia giocando in un girone diverso da quello in cui ha giocato per più di cinquant’anni. Per migliorare la sua posizione e tornare a competere con i vecchi compagni, deve estirpare i mali che più lo penalizzano: l’aumento della povertà e la mancanza di lavoro per i giovani e le donne.

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