«Partecipare alla Messa di Natale in carcere è stato un modo concreto per concludere il percorso di riflessione sulla libertà portato avanti negli incontri di gruppo, condividendo qualche ora con alcuni coetanei temporaneamente privati di tante libertà che diamo per scontate». Francesca Casetta, insegnante, è una delle educatrici del gruppo giovanissimi delle parrocchie SS.Trinità e Beato Bernardo di Moncalieri. Con i ragazzi e le ragazze delle parrocchie di Rivoli Santa Maria della Stella e Gesù Maestro di Collegno, in tutto 80 adolescenti, hanno concluso nella mattinata del 23 dicembre nel carcere minorile di Torino «FerranteAporti» partecipando alla Messa di Natale presieduta dall’Arcivescovo, un percorso di riflessione a partire dal Sinodo dei giovani appena concluso. «I ragazzi hanno accolto questa proposta con entusiasmo e, grazie all’incontro che ci ha introdotti ai temi del carcere minorile guidato da Barbara Celia, coordinatrice del gruppo di volontari della parrocchia torinese Visitazione di Maria e San Barnaba, che da anni anima la Messa al ‘Ferrante Aporti’, abbiamo avvicinato meglio la realtà carceraria per sfatare tanti pregiudizi. I nostri giovani si sono messi in gioco con grande disponibilità, anche nel cercare il dialogo con i ragazzi del Ferrante, nel momento di rinfresco dopo la Messa, seppur con l’imbarazzo di chi è ‘libero’ e anche sentendosi rispondere ‘Buon Natale per chi sta fuori’ ai propri auguri…» conclude Francesca. «Un’esperienza forte di apertura all’altro, per prepararsi ad accogliere nel prossimo un Dio che si fa Bambino».
E così, nell’anno del Sinodo dei giovani, una delle tappe più simbolica del presepe dell’Arcivescovo – è stata proprio la celebrazione della Messa per il detenuti dell’Istituto penale per i minorenni di Torino dove, per l’occasione, i gruppi giovanili di quattro comunità della diocesi si sono aggiunti al coro e ai musicisti dei volontari che solitamente si occupano dell’animazione liturgica delle celebrazioni nel carcere minorile. E così la Messa, a cui hanno partecipato i 36 reclusi, giovani dai 17 ai 25 anni accompagnati dalla direttrice dell’Istituto Gabriella Picco che li ha presentati ad uno ad uno all’Arcivescovo, è stata una festa di comunità con la garante dei degli adolescenti della Regione Rita Turino, il magistrato minorile Ennio Tomaselli, il direttore dell’Istituto salesiano Agnelli don Claudio Belfiore, le figlie di Maria Ausiliatrice del Ciofs Virginia Agnelli, don Filippo Massarenti, viceparroco alla Stella di Rivoli e i volontari che prestano servizio in carcere. «Il Sinodo dei giovani» spiega don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del ‘Ferrante Aporti’ «nelle intenzioni del Papa doveva coinvolgere tutte le realtà giovanili, in particolare quelle più fragili: ecco perché è molto significativo che un gruppo di adolescenti della nostra comunità cristiana abbia proposto ai loro animatori di conoscere durante il Sinodo i loro coetanei che vivono la realtà della detenzione. E chiedere di celebrare il Natale con i ‘miei’ ragazzi cristiani, musulmani, ortodossi, condividere con loro la Messa, preparare un momento di festa è stato un bel segnale di accoglienza e di fratellanza. «Il Sinodo ha offerto l’opportunità di far riflettere i giovani sulle loro scelte vocazionali» aggiunge Barbara Celia «e nei nostri incontri abbiamo riflettuto su come il carcere e il mondo del disagio giovanile può essere in prospettiva una scelta di impegno professionale o un ambito in cui impegnarsi come volontari».
«Anche Gesù Bambino è stato uno scarto della società, come forse la maggior parte della gente pensa siano i reclusi» ha detto mons.Nosiglia ai ragazzi del ‘Ferrante’ commentando il Vangelo della natività. «Nato in una stalla perché scartato dalle locande di Betlemme (non c’era posto per lui) profugo in Egitto, condannato ingiustamente… In tutto, anche nelle condizioni peggiori, ha condiviso la nostra umanità. Per questo dovete sentire Gesù vicino in ogni momento della vostra vita anche in quelli più critici. Questa vicinanza con lui è il vero senso del Natale. E poi riscoprite il valore dell’amicizia: gli amici veri sono quelli disinteressati, che ti sono vicini nelle disgrazie, non sono quelli che conducono su strade pericolose o sbagliate. Coltivate anche qui in carcere delle amicizie sincere, condividete difficoltà e speranze: ogni giorno sarà più sopportabile».
E il carcere minorile torinese, dove don Bosco nell’800 durante le visite ai ragazzi «discoli e pericolanti» inventò il suo sistema preventivo e gli oratori, è stato una delle tappe di un gruppo di 40 universitari veneti dello Iusve (Istituto universitario salesiano Venezia) e dei gruppi d’animazione missionaria salesiana del Triveneto. I giovani, accompagnati da alcuni insegnanti e educatori, a partire da una riflessione sul Sinodo, hanno iniziato il nuovo anno a Torino, sulle orme dei santi sociali nei luoghi del disagio giovanile, al Sermig, Gruppo Abele, Comunità di Sant’Egidio, Cottolengo e «Ferrante Aporti» dove hanno incontrato i coetanei reclusi.