C’è anche un chierico barnabita torinese, caduto nella prima guerra mondiale, tra i nuovi venerabili per i quali il 7 novembre 2018 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione dei santi a pubblicare il decreto sulle virtù eroiche: è i Luigi Maria Raineri, nato a Torino il 19 novembre 1895 e morto 23enne a Crespano il 24 novembre 1918, venti giorni dopo la vittoria italiana e l’armistizio.
Cinque giorni dopo la nascita, il 24 novembre 1895, è battezzato nella chiesa parrocchiale degli Angeli custodi. Racconta: «I miei genitori, Enrico e Angelica Carpignano, profondamente religiosi e praticanti, fanno della fede la norma di vita. Educano gli otto figli in una fede semplice: la mamma diceva sempre che “Piuttosto che vederci avviati su una cattiva strada, avrebbe preferito vederci distesi ai suoi piedi, cioè morti. Dello stesso avviso anche mio padre”». Tanto che Luigi Maria ripete spesso: «Non sarò felice se non sarò santo». Giovane che non bada ai sacrifici, compie in letizia il proprio dovere dimostrando una maturità e una santità vere. L’esempio viene anche dai quattro fratelli diventati religiosi: tre domenicani (Gusmano, Mario e Aurelio) e un fratello delle Scuole cristiane.
Luigi riceve la Cresima il 26 maggio 1904, in terza elementare; la Prima Comunione il 9 aprile 1905: «Ho cambiato radicalmente il mio carattere e sono diventato più diligente nei miei doveri e nello studio, non solo della scuola ma anche del catechismo. Nel fare la Prima Comunione provai una tale felicità, che fu percepita anche dagli altri in famiglia, che hanno notato il visibile miglioramento della mia condotta».
Dopo la licenza ginnasiale nelle scuole barnabite di Genova, il 25 luglio 1913 entra in noviziato nel convento Santa Maria al Carrobiolo a Monza dopo aver salutato i genitori a Torino e i fratelli religiosi a Chieri e Giaveno. A Monza il padre maestro è Mario Giardini che nel 1921 diventa primo delegato apostolico in Giappone e poi arcivescovo di Ancona. L’8 novembre 1913 Luigi veste l’abito religioso e scrive ai genitori: «Non mi resta che prepararmi a compiere allegramente il mio dovere».
Chiamato una prima volta alle armi, ma presto dimesso per malferma salute, riprende con ardore gli studi teologici a Roma. Nuovamente reclutato nel 1917 dopo Caporetto, è assegnato al distretto di Tortona, dove conosce e ammira don Luigi Orione, futuro santo. Iscritto alla scuola allievi ufficiali di Caserta, riesce – si legge nella biografia – «con sacrifici indicibili a conciliare la rigida disciplina militare con le pratiche religiose, passando tra i pericoli morali di un ambiente molto corrotto». Promosso tenente, è inviato in zona di guerra. Le lettere dal fronte rivelano la serenità di spirito e la continua unione con Dio. «Era esemplare nel comportamento come ufficiale e contribuiva all’elevazione morale dei soldati del suo reggimento», il 74° reggimento Fanteria a Bra. Il 21 agosto 1917 «sono partito per il fronte sul Monte Grappa. Con me c’era anche mio fratello padre Gusmano». Il 4 novembre 1918 è la vittoria e la guerra è finita. Ma Luigi deve raggiungere a Montruglio (Vicenza) 4° reparto mitraglieri, 67ª compagnia. Il 14 novembre «mi sono trovato ancora ai piedi del Grappa ed è qui, a Castelcucco, che mi sono ammalato. Per eseguire fedelmente un ordine trasmesso dal Comando, sono rimasto fermo per due ore, ai piedi del monte, sotto una gelida corrente di vento. Colpito da broncopolmonite, sono stato ricoverato il 20 novembre nell’ospedaletto di Crespano sul Grappa». Annota il biografo: «Riempì di ammirazione il cappellano e i commilitoni per il suo comportamento negli ultimi giorni e nella morte dopo aver ricevuto i Sacramenti». È il 20 novembre 1918. Sepolto nel cimitero di Crespano, nel 1923 è traslato nella chiesa di Gesù Fanciullo a Genova dove si svolge il processo sulla fama di santità concluso nel 1962.
I «Chierici regolari di San Paolo, Clerici regulares Sancti Pauli» sono un istituto religioso maschile, detti «barnabiti», fondati da Sant’Antonio Maria Zaccaria alla vigilia del Concilio di Trento: il nome deriva dalla casa madre presso la chiesa di San Barnaba a Milano. Tra i grandi barnabiti, anche venerabile dal 2005, c’è Carlo (Giovanni Francesco) Bascapè, superiore generale e poi vescovo di Novara: muta il nome in Carlo in omaggio a San Carlo Borromeo di cui è discepolo, collaboratore e cronista, come nel pellegrinaggio a Torino per venerare la Sindone nel settembre 1578.