Il Vescovo Pante: “nessuna guerra è in nome di Dio”

Torino – Mons. Virgilio Pante, missionario della Consolata, Vescovo emerito di Mararal in Kenya, terra dei Samburu, diocesi che ha retto per 21 anni domenica 29 ottobre ha celebrato al Messa nella parrocchia torinese di San Giuseppe Cafasso alla periferia nord di Torino. Approfittando della sua presenza a Torino si è celebrata la Giornata missionaria mondiale e la preghiera per la pace voluta da Papa Francesco

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Mons. Pante nella chiesa del Cafasso, periferia nord di Torino, con il gruppo ecumenico di preghiera (foto Giorgio Guarneri)

«Il segno dei cristiani è il crocifisso: due legni inchiodati, uno orizzontale, due braccia che abbracciano il mondo; uno verticale, il nostro sguardo rivolto al cielo per pregare il Signore nostro Dio. Ma se preghiamo senza abbracciare il nostro fratello ‘siamo dei mostri’. Le nostre comunità sono credibili, missionarie, accoglienti, operatrici di pace solo se dalla preghiera scaturisce la carità, l’abbraccio: questo è il comandamento dell’amore». Parole forti, di un pastore, mons. Virgilio Pante, dei Missionari della Consolata, Vescovo emerito di Mararal in Kenya, terra dei Samburu, diocesi che ha retto per 21 anni («il mio desiderio è morire là con la mia gente») che ha pronunciato nell’omelia, domenica 29 ottobre nella parrocchia torinese di San Giuseppe Cafasso. Approfittando della sua presenza a Torino si è celebrata la Giornata missionaria mondiale e la preghiera per la pace voluta da Papa Francesco.

Più volte da queste colonne abbiamo evidenziato come la parrocchia del Cafasso, in corso Grosseto periferia in sofferenza al confine con la Barriera di Milano, sia un «laboratorio» di integrazione. Con una scuola, una mensa per indigenti, alloggi per senza fissa dimora e un gruppo ecumenico di preghiera – unica realtà in diocesi con 50 famiglie nigeriane seguite da padre John Nkinga, missionario della Consolata – come ha evidenziato mons. Pante «siete segno di pace, dialogo: qui è la terra di missione: per questo molti sacerdoti e religiose africane vengono in Italia per restituire il dono del Vangelo, il senso della vita che in Europa sembra essere smarrito».

Mons. Pante ha scelto per il suo stemma episcopale una leonessa accanto ad un agnello, «simbolo di pace e riconciliazione» e la sua mitra è di pelle di capra cucita da Lydia, una donna Samburu: «Papa Francesco dice che i pastori devono avere l’odore delle loro pecore. Durante un’udienza in Vaticano gliel’ho donata, l’ha annusata e quando è venuto in Kenya se l’è portata dietro».

Durante la Messa, animata dal coro parrocchiale e dal Gruppo ecumenico con canti e danze nigeriane, il parroco don Angelo Zucchi con mons. Pante e padre John hanno consegnato il mandato con il crocifisso missionario a tutti gli animatori, i giovani dell’oratorio e del Gruppo ecumenico, le catechiste, gli educatori. Don Angelo ha poi presentato alla comunità un gruppo di donne del Gruppo ecumenico che si stanno preparando al Battesimo a cui ha consegno il Credo.

Mons. Pante, invitando tutti i parrocchiani a camminare sulla strada del dialogo e della fraternità «che si sente palpitare in questa comunità», ha chiesto di pregare per la pace. «Tutte le religioni, non solo la nostra, invitano i loro fedeli a volgere lo sguardo al cielo per pregare il loro Dio e a soccorrere chi è nel bisogno. La preghiera senza l’amore per i fratelli è vuota. Ecco perché le guerre, l’odio e la vendetta che si stanno consumando in Terra Santa e in altri conflitti nel mondo sono ‘mostruosi’, perché chi uccide dice di farlo in nome di Dio. Noi in nome di Dio, nelle nostre diversità che ci arricchiscono, come sperimentate in questa parrocchia, dobbiamo abbracciare i nostri fratelli». Al termine, la preghiera dell’Ave Maria, Regina della Pace, in Swahili: «Non stanchiamoci di pregare per la pace, dono che ci può solo venire dall’alto», la supplica del vescovo Pante.

La festa è continuata in oratorio con il pranzo comunitario dove tutti hanno portato un piatto tipico: un momento di famiglia con danze, testimonianze missionarie e una raccolta di fondi per un progetto sostenuto dalla Pastorale missionaria della diocesi: la costruzione di una chiesa nella diocesi di Tete in Mozambico dove i cattolici sono in aumento e la parrocchia non riesce più a contenere tutti i fedeli.

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