La bella storia dei “fidei donum” torinesi

Libro – Alla storia dei fidei donum torinesi in America Latina dal 1961 è dedicato l’ultimo libro di don Giuseppe Tuninetti, storia dei missionari donati dalla Chiesa subalpina per l’annuncio del Vangelo al mondo. In primo piano la vicenda di don Ennio Bossù in Guatemala

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«L’11 settembre 1961 don Giulio Cigliutti, professore nel Seminario di Giaveno, spiccava il volo su un aereo dell’Alitalia per la Patagonia». Era il primo prete «Fidei donum» che la diocesi di Torino mandava in missione, come il bel libro dello storico don Giuseppe Tuninetti spiega. Sessant’anni fa, sulle sponde del Po, «Italia 61» ha un successo strepitoso: quasi 7 milioni di visitatori tra maggio e il 31 ottobre. La schiva Torino dopo aver fatto l’unità d’Italia, è capitale per soli tre anni (1861-64) ma cento anni dopo si prende la rivincita sulla scena internazionale.

L’enciclica «Fidei donum» – Sessantacinque fa la celebre enciclica «Fidei donum, il dono della fede. Sulle condizioni presenti delle missioni cattoliche soprattutto in Africa» (21 aprile 1957) di Pio XII suscita un incredibile risveglio missionario, specie verso l’America Latina: in­vita i vescovi occidentali a mettere i loro preti a servizio dei Paesi di missione, per periodi determinati e previo accordo tra le diocesi. Un frutto della nuova coscienza missionaria. Cento Chiese italiane inviano 2.000 preti diocesani in 200 diocesi sudamericane. A Verona nel 1962 nasce il Centro ecclesiale italiano America Latina (Ceial) e nel 1965 apre il Seminario per chierici e preti destinati al Sudamerica. In quasi sessant’anni complessivamente partono 7.000 tra preti diocesani, religiosi/e e laici/e. Oggi la situazione è situazione è capovolta: i «Fidei donum» sono meno di 400 e l’Italia «importa» preti dal Terzo Mondo.

Una missione fecondata dalla morte di 11 martiri. Anche due piemontesi nel 2005: mons. Luigi Locati di Vinzaglio, provincia di Novara e diocesi di Vercelli, vicario apostolico di Isiolo in Kenya: la violenza zittisce la sua voce e illumina la sua vita; don Giuseppe Bessone di Bricherasio, provincia di Torino e diocesi di Pinerolo, «Fidei donum» in Brasile: un ragazzo di strada accolto sotto il suo tetto trafigge il cuore che lo aiuta a rialzarsi. La prima fase (1957-68) registra un avvio stentato: nel 1968 in Africa ci sono 40 preti. La seconda (1969-85) è molto vivace perché il Concilio Vaticano II rilancia la «missio ad gentes»: nel 1975 i «Fidei donum» sono 108 di 36 diocesi; nel 1979 sono 143 di 47 diocesi; a metà anni Ottanta ci sono anche circa 700 laici. La terza fase è l’ultimo ventennio con un inarrestabile calo: 713 del 1996, 630 nel 2000, 500 del 2010, meno di 400 oggi. L’Italia è stato il secondo Paese dopo la Spagna per missionari nel mondo.

I soli sacerdoti diocesani italiani «Fidei donum» sono circa 2.000, un numero di per sé limitato ma un fenomeno sorprendente per la galassia di rapporti creati: i vescovi italiani conoscono le giovani Chiese visitando i loro preti e accogliendo vescovi e sacerdoti delle diocesi «gemellate». Rappresentano un «ponte tra le Chiese» nonostante le difficoltà dell’inizio: stile «colonialistico»; remore di vescovi, preti e fedeli ospitanti ad accettare «il dono della fede»; isolamento e incapacità di lavorare in gruppo tra preti di Paesi diversi; difficoltà di imparare lingue e dialetti. 25 diventano vescovi – tra essi il torinese-canavesano di Valperga mons. Carlo Ellena, vesco di Zé Doca in brasile 2004-2014 – e molti ricoprono compiti importanti: vicari generali ed episcopali, rettori e direttori spirituali di Seminario, parroci.

Preti e laici torinesi in America Latina dopo la «Fidei donum» Argentina: don Giulio Cigliutti (1961-1977); don Matteo Accastello (1964-1965, muore dopo un anno per esalazioni di gas); don Giuseppe Osella (1965-1972); don Francesco Oddenino (1967-1983); don Angelico Sibona (1964-1976); don Michele Pessuto (1977-2018); Bruno Bosio ed Ester Rocco, prima famiglia (1983-1984); don Ilario Rege Gianas (2002-2015). Brasile: don Luciano Gariglio (1968-1970, muore annegato  in mare); don Mario Racca a Carutapera (1969 a oggi, tuttora a Carutapera); don Carlo Ellena (1974-2014, parroco e poi vescovo); don Claudio Sartori (1974-2013); don Silvio Ruffino (1992-2002); don Carlo Semeria (1994-2020, morto nell’isola di Marajó; don Gino Michieli (2001-2007); Michele Mola (2011); don Simone Bernardi e don Lorenzo Nacheli del Sermig (2015-…). Ecuador: Matteo Lussiana (2011-…). Guatemala: don Piero Bossù (1967-1986); don Vitale Traina (1969-2015); don Ennio Maria Bossù (1973-2016); don Bartolo Perlo (1979-1997); don Francesco Oddenino (1984-1996); don Piero Nota (1985-2007); don Marino Gabrielli (1987-…); don Nico Ambrogio (1997-2000); Francesco Valfrè e Fulvia Chiappino (febbraio-agosto 2012).

L’équipe missionaria di Belém, bel sogno troppo presto infranto – Il 27 dicembre 2005 partirono tutti insieme: due preti – don Benigno Braida e don Pierantonio Garbìglia -, una coppia diaconale – Franco Scaglia e la moglie Loredana Ghirardi – e una coppia di sposi, Fabrizio Uccellatori e Laura Barbierato, che in Brasile hanno un figlio. A Belém ci sono uattro Missionarie della Consolata. Ricchi di entusiasmo e nel pieno delle forze fisiche e morali: dai 20 ai 50, La missione venne inaugurata il l° gennaio 2006 dal cardinal Severino Poletto. Aggiunge don Tuninetti: «Accadde però ben presto l’imprevisto: una malattia seria colpì i due preti, prima don Benigno Braida, che dovette rientrare il 27 febbraio 2006 e morì a Torino il 30 settembre 2007 a 59 anni. Anche don Pierantonio Garbiglia rischiò la vita: colpito da dengue emorragico, causata da una puntura di zanzara, fu curato e guarito in un lebbrosario».

Preti «Fidei donum» in altri Paesi e Continenti – Se il primo fu nel 1961 in Argentina don Giulio Cigliutti inviato dal cardinale arcivescovo Maurilio Fossati, l’ultimo fu don Daniele Presicce in Kenya nel 2016 inviato dall’arcivescovo Cesare Nosiglia. Questi gli altri preti «Fidei donum» in altri Paesi non dell’America Latina. Kenya: don Piero Gallo (1981), don Giuseppe Gobbo (1985), don Adolfo Ferrero (1991), Giovanni Giacometti (1994), don Mario Marin (1995), don Claudio Curcetti (1997), don Marco Prastaro (1999), don Mauro Gaino (2003), Paolo Foscarin (2008), don Paolo Burdino (2015), don Daniele Presicce (2016). Algeria: don Piero Bodda (1981), don Sandro Faranda (1984), don Michele Giacometto (1988), don Paolo Alesso (1993), don Gianni Mondino (1997), don Giuseppe Donato (2000). Etiopia: don Flavio Motta (1983), Fabio Ferraro ed Emanuela Costamagna (2008). Filippine: don Piero Rogliardi (1984). Olanda: don Michi Costa (1988). Oceania-Polinesia Francese: don Fiorenzo Rossi (1995). Papua Nuova Guinea: don Bartolo Perlo (1998), don Ennio Bossù (1999). Situazione attuale: don Simone Bernardi, don Lorenzo Nacheli e don Mario Racca in Brasile; don Marino Gabrielli in Guatemala; don Paolo Burdino e don Daniele Presicce in Kenya. Dal 1988 don Michi Costa in Olanda con il Cammino neocatecumenale.

Don Ennio Maria Bossù, apostolo di San Juan Chamelco – La quarta parte del libro è dedicata a don Ennio Maria Bossù, nato a Roma nel 1939 dal padre Attilio, originario di Valdellatorre, membro dell’Arma dei Carabinieri, e di Maria Druso. Tornato in Piemonte, frequenta i Seminari torinesi e nel 1963 diventa prete. Nel 1973-1999 è missionario in Guatemala con compiti di sempre maggiore responsabilità: traduce la bibbia e i testi liturgici nella lingua degli indios. Dopo una parentesi in Oceania, torna in Guatemala. Nel 2007-2014 è rettore del Seminario maggiore di Torino. Nel 2014 torna in Guatemala per terminare la pubblicazione della Bibbia tradotta ma muore improvvisamente il 5 agosto 2016 a Cobán. «Vita di un testimone: don Ennio Bossù». Con queste parole la comunità parrocchiale di San Cristobal Verapaz invitava alla Messa della sua sepoltura: 3 vescovi, 50 sacerdoti, diecimila persone. Si legge in una cronaca del funerale: «Il dolore dei fratelli, nipoti, amici e di quanti hanno conosciuto, stimato e amato don Ennio è addolcito dall’abbraccio e dalla vicinanza di tante persone che lo ricordano come un santo: uomo di preghiera profonda, di grande cultura e di dialogo. Senza dimenticare l’attenzione ai poveri: è esempio e sprone per annunciare la presenza di Dio che ha tanto amato e servito nei 77 anni di vita».

Missionari tra gli emigrati nell’Otto-Novecento – Pregevole la seconda premessa storica «Il precedente dei “fidei donum”in Europa e America tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento». «Tra fine Ottocento-inizio Novecento fino al 1930 un centinaio di preti diocesani torinesi sono partiti per le missioni tra gli emigrati. Cinquanta in America Latina: 22 in Argentina (Santa Fé e Cordoba); 12 Brasile (Florianopoli, Alagoas, Curitiba); uno ciascuno Messico, Uruguay, Colombia, El Salvador; 27 negli Stati Uniti, (7 Chicago, Filadelfia, San Francisco); uno a Toronto in Canada, uno in Nuova Zelanda. In Europa: 16 in Svizzera (Basilea, Lugano, Ginevra, Losanna); 15 Germania (Friburgo-Baden, Berlino). Annota lo storico: «A questo fenomeno si intrecciò la crisi modernista: nata in Francia, interessa un certo numero di giovani preti, intellettualmente vivaci o inquieti, e laici». Don Tuninetti elenca: Adolfo Dosio (Alpignano), Enrico Druetti (Castelrosso di Chivasso), Domenico Salza (Torino), Carlo Ghisio, Piccinelli, Giovanni Pavesio (Cambiano) e Marco Dellacroce (Cercenasco). Eccetto l’ultimo, erano tutti laureati in teologia nella Facoltà del Seminario. Questi preti che partivano per le Americhe e l’Europa d’accordo con il vescovo diocesano, o con il suo permesso, presentavano come scopo il ministero tra gli emigrati. Ma per non pochi il vero motivo era disciplinare o dottrinale».

Pier Giuseppe Accornero

  • Giuseppe Tuninetti, «Fidei donum torinesi in America Latina dal 1961 e don Ennio Maria Bossù dal 1973 al 2016, per annunciare il Vangelo», Effatà, Cantalupa (Torino), 2022

 

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