La Bibbia di Gutenberg nata nella cartiera di Caselle

Ricerche – La carta utilizzata dal tipografo tedesco proveniva dalle cartiere attive nel Medioevo lungo il fiume Stura. Si tratta di due volumi stampati per la prima volta con la tecnica dei caratteri mobili tra il 1453 e il 1455 a Magonza: 180 copie, di cui 40 pregiate su pergamena, le rimanenti 140 su carta di canapa

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Tutti sanno che il primo libro stampato a caratteri mobili nella storia del mondo occidentale fu la Bibbia di Gutenberg (XV secolo). Ma pochi conoscono le origini italiane, anzi piemontesi, torinesi, di questo libro memorabile: la carta usata dal tipografo Gutenberg proveniva infatti da Caselle Torinese, dalle cartiere attive lungo il fiume Stura nel Medioevo. Non è una scoperta recente, anzi è data per acquisita in ambito scientifico, però è poco nota al di fuori dell’ambiente dei bibliologi. Ed è una notizia che ci pare interessante rinfrescare in questo maggio torinese, animato dal Salone internazionale del libro in programma al Lingotto da giovedì 10 a lunedì 14.

Gutenberg sperimentò per la prima volta la tecnica dei «caratteri mobili» tra il 1453 e il 1455 a Magonza, in Germania, stampando la sua Bibbia in due volumi: ne vennero realizzate 180 copie, di cui 40 pregiate su pergamena, le rimanenti 140 su carta di canapa. Il tipografo usava carta segnata con quattro motivi di filigrana diversi: una testa di toro, un bue a figura intera e un grappolo d’uva in due versioni leggermente differenti. Oggi sono sopravvissute 49 copie complete dell’opera (classificata dagli studiosi con la sigla B42), di cui dodici su pergamena e trentasette su carta: di queste ultime circa il 70 per cento presenta una testa di toro nella filigrana, il 20 per cento il grappolo d’uva nelle due diverse versioni e il restante 10 per cento la figura intera del bue.

Uno dei principali studi su queste filigrane, che incorpora e riprende lavori precedenti, è stato condotto da Paul Needham, uno dei massimi esperti mondiali di libri antichi, oggi curatore della Scheide Library dell’Università di Princeton, negli Stati Uniti. Già nel 1985, nel suo articolo «La fornitura di carta della Bibbia di Gutenberg», pubblicato sulla prestigiosa rivista della Bibliographical Society of America, Needham analizza le filigrane della Bibbia di Gutenberg incrociando il risultato di lavori precedenti, concludendo che tutti e quattro gli stock di carta utilizzati da Gutenberg «vennero prodotti in Piemonte, vicino a Caselle, poco dopo il 1450». Secondo Needham  la carta di Caselle scavalcò le Alpi a dorso di mulo per poi essere immessa, probabilmente a Basilea, nel sistema di trasporto fluviale lungo il Reno ed essere trasportata fino a Magonza a bordo di chiatte.

In Piemonte lo studioso Timothy Leonardi, storico della carta e conservatore manoscritti e rari della Biblioteca capitolare di Vercelli, conferma le conclusioni di Needham. «La presenza della lavorazione della carta a Caselle», ha scritto, «è un’attività che ha origini molto antiche, accertate già tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. Al tempo di Gutenberg quello di Caselle era un distretto cartario ben noto, con molte cartiere condotte soprattutto da famiglie importanti, visto che la carta era molto richiesta e produceva reddito. La carta prodotta a Caselle è stata rinvenuta anche in Spagna, per cui è plausibile che attraverso il sistema mercantile sia giunta fino in Germania». Che la carta utilizzata per la Bibbia di Gutenberg provenisse da Caselle è confermato dalla British Library di Londra, che possiede due copie della B42, una su carta e una su pergamena.

Ma perché proprio a Caselle Torinese si sviluppò anticamente un’industria fiorente della carta, della quale sono rimaste pochissime tracce? La spiegazione va ricercata innanzitutto nelle acque cristalline della Stura, ricche di calcio per via delle rocce che il fiume lambisce nel suo percorso. Con l’acqua di questo fiume si poteva produrre un’ottima carta, che poteva essere poi trasportata per via fluviale fino al Po e alla Pianura padana.

Esiste tutt’oggi a Caselle una «via delle Cartiere» lungo la sponda sinistra della Stura, non lontano dalla tenuta La Carignana (oggi sede di un’azienda cosmetica), dove in epoca barocca i Savoia avevano impiantato la Cartiera ducale. Tra il Duecento e l’Ottocento molte famiglie decisero di impiantare cartiere in questa zona. Tra di loro i Vach, forse originari dell’Olanda, attivi già nel 1332. Secondo gli studi, la famiglia Vach giunse in Piemonte proprio alla ricerca dell’acqua perfetta per la produzione della carta. I Vach furono anche tra i primi a dotarsi di una filigrana «parlante», cioè indicativa del cognome: guarda caso una testa di Toro, secondo altri collegata anche al simbolo araldico della vicina città di Torino. Sulla carta dei Vach vennero stampate molte opere importanti della tipografia di quel periodo, tra cui i libri di Giovanni Fabre, che fu pioniere in Piemonte della nuova tecnica di stampa inventata da Gutenberg.

La produzione della carta a Caselle iniziò a declinare già tra il Seicento e il Settecento, quando alcune cartiere vennero riconvertite come filatoi per la produzione della seta. Oggi in zona resta solo qualche cartiera dedicata alla produzione di supporti speciali o per imballaggi.

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