
Alle notizie dalla Siria sui combattimenti in atto e sui drammatici bilanci di morte, si devono aggiungere quelle sul terrore tornato a pervadere la vita quotidiana della popolazione civile. Si registra così la chiusura di attività socio-educative come quelle dei salesiani di Damasco, di Aleppo e di Khafroun che stanno cercando di ricostruire, nei periodi di tregua, un tessuto di relazioni fra i giovani.
Riceviamo a questo proposito la comunicazione di don Mounir Hanachi, direttore del centro Don Bosco di Damasco «La capitale della Siria in questi giorni soffre ancora di più: vengono lanciati missili e colpi di mortaio da Ghouta, zona in periferia piena di Jihadisti dell’Isis e di altri gruppi islamici fondamentalisti, che cercano di fare della Siria il loro Califfato. Questi bombardamenti causano tanti morti civili. C’è tanta paura fra la gente e soprattutto fra i bambini. A Damasco è in corso un parziale coprifuoco e tante scuole hanno dovuto rimanere chiuse. Anche noi siamo stati costretti dagli eventi a sospendere le attività nell’oratorio. Abbiamo raccomandato a tutti di rimanere in casa fino a che la situazione non sarà cambiata. Nel nostro centro i ragazzi arrivano da molte parti della città e devono usare i pullman, e questo comporta molti pericoli. Spero che la mia voce sulla tragedia che sta vivendo il popolo siriano possa giungere a tutti voi in mezzo alla manipolazione della verità da parte di tanti media e al silenzio dell’Occidente che qui avvertiamo».
Alla testimonianza di don Hanachi si aggiungono le considerazioni del presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, che recentemente ha visitato le comunità salesiane della Siria: «Se il direttore – don Mounir – e i confratelli dell’oratorio hanno deciso di chiudere la struttura per evitare ulteriori rischi per la vita dei giovani che lo frequentano, significa che la situazione è davvero drammatica. In pochi giorni essi sono tornati al terrore dei vetri infranti per lo scoppio di ordigni, alla mancanza di corrente elettrica per buona parte della giornata, alla carenza di cibo perché andare a fare la spesa è un rischio, e poi, dove comprare qualcosa? I mercati e i negozi faticano ad approvvigionare le derrate da vendere perché i trasporti sono quasi del tutto interrotti; le strade sono i luoghi più pericolosi…. senza contare la forte pressione psicologica che la paura alimenta in tutti, compresi i salesiani che non aprono le porte dei cortili ai ragazzi, ma continuano ad accogliere padri e madri di famiglia che vengono a bussare discretamente alla porta per chiedere un aiuto per poter mangiare qualcosa».