Figlio di due mamme, sconcerto dopo il via libera di Torino

L’iniziativa dell’Amministrazione comunale scavalca il Parlamento, il Sindaco Appendino ha registrato un neonato come «figlio» di due mamme: ma a cosa servono le leggi se le Istituzioni dello Stato non le rispettano?

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Si può pensare che una legge dello Stato venga applicata a libera discrezione degli 8 mila Comuni d’Italia, ciascuno secondo il proprio orientamento? No, lascia davvero sconcertati lo strappo operato lunedì scorso dall’Amministrazione torinese rispetto alle leggi che regolano l’Anagrafe e lo Stato Civile: il sindaco Appendino ha deciso di «forzare la mano» – parole sue – e registrare un neonato come «figlio» di due mamme.

Le norme anagrafiche non consentono questo tipo di registrazione. Neanche la Legge Cirinnà sulle unioni civili ha modificato questo punto. E allora ci domandiamo: a cosa servono le decisioni del Parlamento, se le altre Istituzioni dello Stato poi non le riconoscono?

La fuga in avanti del Comune di Torino (per ora è solo un gesto politico, la  registrazione firmata da Appendino non ha effetti legali) lascia sconcertati perché rifiuta le basi della vita democratica, autorizzando il pensiero che le leggi siano valide solo per i cittadini che le hanno approvate.

Lo scriviamo con totale rispetto verso la sensibilità delle persone coinvolte in queste vicende, ma crediamo che la richiesta di maternità o paternità da parte delle coppie omosessuali apra questioni troppo delicate per essere affrontata «forzando la mano» alla legge. Le procedure della democrazia consentono di esprimere pareri difformi, lo consentiranno ancora, e restano a nostro avviso l’unico modo per mettere a confronto le opinioni, andando a fondo nei problemi.

La riflessione della Chiesa in questa materia è nota e si mette a servizio del confronto. Il magistero non si stanca di affermare che ogni bambino – per crescere in modo sereno ed equilibrato – ha il bisogno primario di avere un padre e una madre. La considerazione massima, realmente partecipe al dolore di coloro che vorrebbero un figlio e non l’hanno, deve fermarsi di fronte al bisogno fondamentale dei piccoli. Di qui la valutazione contraria alla legalizzazione dei bambini con due mamme o due papà; il desiderio di maternità, come altri desideri della vita, non è realizzabile ad ogni costo.

Papa Francesco, nella «Amoris Laetitia», riflettendo su queste tematiche, ha affermato che non esiste fondamento per assimilare o stabilire analogie tra le unioni omossessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia; il Papa ha respinto ogni ricorso all’utero in affitto o alla donazione di gameti. È la posizione della Chiesa universale, richiamata anche dal recente Sinodo mondiale  sulla Famiglia.

Ai credenti è affidato un  ruolo importante, di sostegno pacato ma chiaro alla riflessione politica di tutti, credenti e non credenti: i cristiani possono testimoniare la bellezza del progetto di Dio sull’uomo e sulla donna, sulla famiglia, che la Costituzione italiana continua a voler fondata sul matrimonio (art. 29). Non si tratta di andare «contro il progresso», qualunque esso sia. Ma di ricordare che non sono le norme sociali a cambiare la struttura, anche quella biologica, della persona umana.

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